Lo storico successo dell'opposizione in Venezuela
Mancano ancora da assegnare 22 deputati, in Venezuela, ma ormai è certo che l’opposizione, la coalizione della Mud, abbia ottenuto ampiamente oltre la metà dei seggi. Erano le una locali, le 6,30 italiane, quando la presidentessa del Consiglio nazionale elettorale Tibisay Lucena ha ufficializzato i dati dello storico trionfo dell’opposizione in Venezuela, dopo una attesa che si era caricata di tensione. L’orario di chiusura dei seggi era stato infatti prolungato dalle 18 alle 19 anche in assenza delle code che lo avrebbero autorizzato ai termini di legge. Ma tutti in Venezuela ricordano ancora la lunga notte del ferragosto del 2004, quando dopo un ritardo interminabile un’opposizione sicura di aver vinto il referendum revocatorio contro Chávez si vide invece comunicare una sonora sconfitta che ancora suscita accuse di broglio. Per questo, qualche nome eccellente della Mud a un certo punto aveva iniziato a mettere le mani avanti via Twitter. “Abbiamo vinto moltissimo, abbiamo vinto bene” e aveva proclamato Lilian Tintori, moglie del detenuto Leopoldo López. “Sono momenti molto difficili perché non sappiamo che farà il governo. Loro non vogliono riconoscerlo così glielo dico: abbiamo vinto più di 100 deputati, sono felice”. Henrique Capriles, governatore dello Stato di Miranda e candidato della Mud alle ultime presidenziali, aveva sfidato direttamente il presidente Maduro: “Si prepari a riconoscere i risultati che il popolo ha espresso”.
I voti per l’opposizione erano troppi per essere “ritoccati” con eventuali brogli e, in fondo, lo chavismo ha sempre formalmente rispettato i risultati elettorali. Ha cercato di predeterminarli con il clientelismo oppure con uno sfacciato utilizzo delle strutture dello Stato e manipolazioni dei collegi elettorali. Nel 2009 Chávez ha trovato il modo di ripetere il referendum sulla riforma costituzionale (già perso nel 2007) con un’interpretazione capziosa della normativa, e lo ha vinto. Vari esponenti dell’opposizione eletti a cariche locali si sono visti piombare addosso provvedimenti giudiziari, tagliare i fondi e le competenze, a volte addirittura abolire la carica. Ma ogni volta che l’elettorato ha votato contro il regime, è stato riconosciuto. C’è anche una terza osservazione possibile: con Mauricio Macri eletto presidente dell’Argentina che minacciava di far sospendere il Venezuela dal Mercosur in nome della “clausola democratica” dell’organizzazione, Dilma Rousseff, indebolita dall’impeachment, si è incontrata con Macri e ha annunciato di voler lavorare con lui, l’ex-ministro degli Esteri dell’Uruguay e attuale segretario dell’Osa Luis Almagro che ha ammonito Maduro. Gli spazi di copertura che lo chavismo ha avuto nella regione negli ultimi anni si sono ridotti al minimo.
In modo sprezzante, dunque, anche il presidente ha infine riconosciuto la storica sconfitta. “Abbiamo sempre avuto fiducia nel nostro potere elettorale e nei venezuelani. Siamo qui per riconoscere questi risultati avversi e accettarli”. “Ci sono state vittorie impressionanti come quella di Chávez e significative come quelle che abbiamo ottenuto per i sindaci nel 2012. In nessuno di questi momenti c’è stata la volontà di aiutare il Venezuela a riconoscere risultati elettorali. Al contrario, c’è stato ogni tipo di attacchi. Noi, invece, siamo venuti a riconoscere questi risultati avversi, accettarli”. “Oggi chiamo il popolo a fare la storia. È la stessa rivoluzione e voglio dire che per noi la vittoria è stare al servizio del popolo”.
[**Video_box_2**]Maduro resta Presidente, in teoria fino al 2019, anche se dal 2016 sarebbe possibile un referendum revocatorio. Al momento restano ancora 22 seggi da assegnare. Con la semplice maggioranza semplice, la Mud potrebbe far approvare le leggi o approvare e rifiutare le nomine. Salta inoltre la presidenza dell’Assemblea nazionale per il numero due del regime, Diosdado Cabello. Resta da vedere, dopo la conta degli ultimi seggi, se la Mud otterrà la maggioranza qualificata dei tre quinti: 101 seggi. Quella che avevano ottenuto i chavisti nella precedente legislatura, e che ha consentito loro di dare al presidente le “leggi abilitanti” per governare a colpi di decreto. In mano all’opposizione, le permetterebbe di votare la censura al vicepresidente e ai ministri. Se poi la Mud dovesse arrivare a 110, i due terzi, potrebbe sia rimuovere i magistrati del Tribunale supremo di Giustizia e i rettori del Consiglio nazionale elettorale; sia promuovere referendum e riforme costituzionali; sia votare leggi organiche, cioè di rango costituzionale; sia addirittura convocare un’Assemblea Costituente per fare una nuova Costituzione.