Donald Trump (foto LaPresse)

La verità involontaria del pazzotico Trump

La chiusura delle frontiere proposta dal candidato repubblicano inquadra un problema reale: quello dell'odio ideologico-religioso verso l’infedele

I satirici comunicati di al Baghdadi che celebra Donald Trump come “l’arma più potente che siamo riusciti a scatenare contro l’occidente” sono forse l’unica risposta sensata alla suprema boutade dell’uomo che vuole chiudere le frontiere americane ai musulmani. Il portavoce della Casa Bianca, che lo chiama un “imbonitore carnascialesco” che “non è degno di fare il presidente”, gli concede fin troppo credito. Eppure nel calderone della follia preparato da questo troll del dibattito pubblico è finito involontariamente un pezzetto di verità, che dovrebbe essere dicibile anche a dispetto dell’impresentabilità del suo autore.

 

Questo: la natura della questione che la pazzotica idea della chiusura delle frontiere si propone di risolvere, la sua radice più intima, il suo nucleo originario è di tipo religioso. Ne è una perversione ideologica quanto si vuole, ma non è un fatto politico, di giustizia sociale o di vendetta per l’occupazione coloniale. La ragazza che ha ispirato ed eseguito assieme al marito la strage di San Bernardino era cresciuta in una famiglia di islamisti ultraconservatori. Quando il fidanzato americano ha chiesto per lei un visto, le autorità le hanno fatto un normale controllo e non hanno trovato precedenti penali né associazioni terroristiche, ma il seme ideologico-religioso dell’odio verso l’infedele era già piantato nella sua testa. Soltanto che quello sfugge al “background check”.