Perché i musulmani scesi in piazza a Parigi per dire "stop Isis" erano così pochi
Flop della manifestazione #StopDaesh domenica scorsa in Francia. Meno di 100 persone per le strade della capitale francese. L'islam moderato resta ancora un'idea astratta.
Parigi. C'era forte entusiasmo negli annunci, gli slogan erano altisonanti, doveva essere il grande sussulto della comunità musulmana francese, integrata, aperta, tollerante, l'islam di Francia che accetta quella che il filosofo Alain Finkielkraut ha definito in maniera illuminante la “douleur de la liberté” e vuole mostrare al mondo intero che i barbari dello Stato islamico non hanno niente a che vedere con i fedeli della religione di Maometto. Ma di grande c'è stata solo la delusione di registrare il numero risibile di presenti: un centinaio, e per giunta non tutti musulmani.
Un mese dopo gli attentati che hanno funestato Parigi, Camel Bechikh, fondatore di Fils de France, movimento di “musulmani patrioti”, ha organizzato domenica scorsa un rassemblement sotto il cappello dello slogan #StopDaech, per dire forte e chiaro: noi musulmani, “tutti uniti contro la barbarie”. E però tra i proclami pomposi della scorsa settimana e la concretizzazione del raduno domenica pomeriggio c'è stato un notevole dislivello. Il Figaro scrive che erano un centinaio a dire “Stop Stato islamico”, ma forse anche meno, sottolineando che c'erano anche rappresentanti della comunità cristiana a far numero. C'era Patrick Karam, presidente di Coordination de Chrétiens d’Orient en danger (Chredo) che ha invitato i (pochi) presenti a osservare un minuto di silenzio “per coloro i quali sono massacrati in Europa e in oriente, le vittime che sono qui e laggiù, le popolazioni terrorizzate, le donne traumatizzate, le bambine violentate”. Ma c'era anche l'imam di Bordeaux, Tareq Oubrou, che in Francia, assieme a Dalil Boubakeur, rettore della Grande Mosquée di Parigi, è considerato il volto dell'islam moderato. “E’ molto importante che i musulmani si mobilitino per dare un'altra visione dell'islam”, ha detto il rettore della moschea di Bordeaux, prima di aggiungere: “Non possiamo in alcun modo essere rappresentati da dei pazzi che non hanno nulla a che vedere con l'islam. Il silenzio può apparire come una complicità. Siamo obbligati a dimostrare ciò che evidente”.
[**Video_box_2**]Sarà pure evidente, come dice Oubrou, ma i numeri esigui, purtroppo, dicono altro. In Francia, non c'è stata la passerella acchiappavoti dei goscisti à la Fassina, nessun politico è sceso in piazza per strumentalizzare il rassemblement. Ma come in Italia, e anzi peggio, la piazza dell’“islam moderato” è stata un flop clamoroso.
Il luogo scelto per il raduno dei “musulmani patrioti” era carico di significati simbolici: il parvis des Droits de l'homme, a Trocadéro, di fronte alla Tour Eiffel, simbolo mondiale di unità e di solidarietà all'indomani delle stragi del 13 novembre. Ma a sventolare le magliette e qualche bandiera #StopDaesh erano troppo pochi per non continuare a esprimere perplessità circa l'ambiguità di una parte della comunità musulmana. Che non ci sono scuse, né giustificazioni lo pensa anche l'organizzatore del rassemblement #StopDaesh, Camel Bechikh, il musulmano che da anni si batte per un islam “franchouille”, chiede di frenare i flussi migratori, fa discorsi alti sull'identità, difende l'eredità culturale cristiana della Francia e dice che la comunità islamica deve smetterla di ergersi a vittima dell'occidente, rompere il silenzio e uscire compatta dall'ambiguità intrattenuta con certe frange estremiste. Anche portavoce della Manif pour Tous, il movimento di protesta nato nel 2013 contro la rivoluzione zapaterista di Hollande e Taubira, Bechikh sogna di unire l'islam all'amore per la patria francese, Maometto e Marianne. Ma stando ai numeri, sembra esserci ancora molto da lavorare.
L'editoriale dell'elefantino