2015, l'anno di un leader occidentale nella top-ten degli antisemiti
Roma. Apri la top ten dei peggiori antisemiti del 2015, pubblicata ieri dal Centro Wiesenthal, e non ti meravigli di trovarci il terrorista di San Bernardino, Syed Farook, ossessionato dagli ebrei. Oppure l’Isis, che ha promesso di non lasciare un solo giudeo vivo in Terra Santa. Oppure l’ayatollah Khamenei, che ha promesso di rendere il sionismo un brutto ricordo entro vent’anni. Poi, all’ottavo posto, leggi quel nome, Jeremy Corbyn, e strabuzzi gli occhi. Il leader del secondo partito inglese nella lista nera dei peggiori antisemiti del mondo? Sì.
Il Centro Wiesenthal, che prende il nome dal cacciatore di nazisti e diventato il maggiore istituto mondiale di monitoraggio dell’antisemitismo, rinfaccia a Corbyn di aver definito “amici” i membri di gruppi terroristici come Hamas e Hezbollah. Nei giorni scorsi è uscito un video in cui Corbyn parla a una manifestazione contro la guerra a Gaza: il futuro leader del Labour inglese è ripreso a elogiare quella “magnifica dimostrazione”, mentre bandiere di Hamas venivano alzate al vento. Corbyn difende anche la “resistenza” di Hamas allo stato ebraico, mentre il direttore della comunicazione di Corbyn, Seamus Milne, incalza sul “diritto a resistere” dei terroristi palestinesi.
Il nuovo Labour sotto la guida di Corbyn ha già iniziato a boicottare Israele. Lo ha fatto prendendo di mira la compagnia G4S, colosso britannico della sicurezza che fornisce consulenza e assistenza in 110 paesi, comprese le carceri israeliane. Corbyn ha fatto disinvestire il fondo laburista da questa compagnia, mentre i Tory lo accusano, riporta il Financial Times, di fare pressione anche sui fondi pensione britannici perché taglino i propri investimenti nello stato ebraico.
[**Video_box_2**]Numerosi parlamentari laburisti, come Ian Austin, Ruth Smeeth, Wes Streeting, John Woodcock, Lord Mendelsohn, Lord Clarke e la Baronessa Ramsay, hanno scritto una lettera aperta a Corbyn chiedendogli di rivedere la sua decisione di boicottare le aziende sulla base dei loro rapporti con Gerusalemme. Corbyn ha aderito al boicottaggio delle università israeliane “coinvolte nella ricerca militare”, definizione a dir poco ampia in cui il leader laburista fa rientrare istituti di ricerca famosi in tutto il mondo come il Technion di Haifa. Corbyn ha anche suggerito un embargo militare nei confronti dello stato ebraico. Molte le amicizie “sbagliate” di Corbyn che gli sono valse l’accusa di antisemitismo. Come quella con il gruppo Deir Yassin Remembered, fondato dal negazionista dell’Olocausto Paul Eisen. Corbyn si è definito “grande amico” di Azzam Tamimi, un accademico islamico che ha difeso gli attentati suicidi contro Israele. Da ultima è emersa una donazione di cinquemila sterline che Corbyn ha accettato da Ted Honderich, che ha difeso l’uso del terrorismo contro Israele; in un articolo sul Guardian del 2011 il professore scrisse: “I palestinesi hanno il diritto morale al terrorismo”. O l’amicizia con Stephen Sizer, religioso cacciato dalla Church of England per aver firmato il seguente articolo: “9/11, Israel did it”. Senza contare il patronato che Corbyn ha concesso alla Palestine Solidarity Campaign, l’associazione al centro di molte campagne contro Israele e accusata di avere antisemiti dichiarati fra i ranghi. Il leader del Labour non si è mai pentito di essere comparso su Press Tv, la voce del regime iraniano nel mondo.
Corbyn è reo, infine, di aver sdoganato in Inghilterra Raed Salah, il capo del Movimento islamico bandito il mese scorso da Israele in quanto incitava all’Intifada dei coltelli, religioso che ha accusato gli ebrei di preparare il pane azzimo con il sangue dei “gentili”. In questo misto di sindacalismo polveroso, di estetismi alla Bloomsbury e di lotta di classe rinverdita che è il Labour di Jeremy Corbyn, si porta sempre molto bene il disprezzo per Israele.
L'editoriale dell'elefantino