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Voltare le spalle a Charlie Hebdo

Giulio Meotti

“Dopo i terroristi li hanno colpiti gli snob travestiti da liberali”. Parla Brendan O’Neill, direttore della rivista libertaria inglese Spiked ed editorialista dello Spectator, che due giorni fa su Haaretz ha scritto che “i liberal occidentali hanno ripiegato, i terroristi hanno vinto”.

 

Roma. Un anno fa, i giornalisti di Charlie Hebdo vennero massacrati per aver pubblicato alcune vignette sull’islam. Il giorno dopo, i media inglesi iniziarono una campagna di colpevolizzazione e di autocensura che coinvolse giornali di destra e di sinistra e tutte le emittenti. Ne parliamo con Brendan O’Neill, il direttore della rivista libertaria inglese Spiked, editorialista dello Spectator e autore, due giorni fa, di un articolo sul quotidiano israeliano Haaretz dal titolo: “I liberal occidentali hanno ripiegato, i terroristi hanno vinto”.

 

“Lo slogan ‘Je suis Charlie’ è stato davvero una reazione emotiva al macello piuttosto che una seria chiamata a difendere la libertà di parola” spiega Brendan O’Neill al Foglio. “La gente era molto arrabbiata per quello che è successo e voleva dimostrare solidarietà emotiva con i vignettisti. Molto bello, ma aveva poco a che fare con la difesa della libertà dei giornalisti. Nelle settimane dopo l’attacco, l’Europa ha voltato le spalle a Charlie, tornando alla censura di idee e di immagini considerate ‘offensive’. L’assalto jihadista a Charlie Hebdo è stato più che un atto di omicidio di massa. E’ stato un test raccapricciante sull’impegno europeo per i valori dell’Illuminismo. Una società in cui non siamo liberi di disegnare un quadro di Maometto con una bomba sulla sua testa non è una società libera”.

 

Secondo O’Neill, le classi scriventi e parlanti dei media e dello show business sono alleate ormai del terrore. “Da anni, le ‘chattering classes’ hanno demonizzato e criminalizzato la critica dell’islam. Si tratta di scoraggiare le persone dal formulare un giudizio morale: che in questo caso gli ideali democratici occidentali sono migliori di quelli islamici. Questo è il flagello del multiculturalismo. Con le uccisioni a Charlie Hebdo, abbiamo avuto anche l’aggiunta di una esecuzione sommaria alle pene che si possono soffrire per aver criticato l’islam. Se lo fai, sarai espulso dalla società dei dinner-party, o portato in tribunale. E’ il ritorno alla mentalità dell’Inquisizione”.

 

 

Dal Guardian alla London Review of Books

 

Il tradimento di Charlie Hebdo è iniziato con Tony Barber del Financial Times, che li ha accusati il giorno dopo di “stoltezza editoriale” e di essere degli “stupidi”. “Il direttore della London Review of Books, la sedicente coscienza morale della élite libresca della Gran Bretagna, attaccò poi coloro che pensano che l’unica risposta accettabile è quella di lottare per la ‘libertà di parola’” continua O’Neill. “Come si può mettere la frase ‘libertà di parola’ tra virgolette? Perché non si crede in essa. Il Guardian ha messo invece in guardia contro ‘la tentazione di essere provocatori’. E’ l’eco delle prime risposte alla furia intorno alla pubblicazione dei ‘Versetti Satanici’ di Rushdie nel 1988. Anche allora, molti liberal presero le distanze da Rushdie e dissero che non avrebbe dovuto irritare i seguaci dell’islam. Questo mina tutto l’illuminismo. I liberal occidentali hanno fatto il lavoro sporco degli assassini”.

 

Ian Buruma, Garton Ash e tanti altri scrittori e intellettuali inglesi hanno biasimato le vittime, definendole, come nel caso di Ayaan Hirsi Ali, “fondamentalisti dell’illuminismo”. “Sono i liberali illiberali, i difensori a tempo parziale della libertà” ci dice O’Neill. “Sono quelli che difendono la libertà di un cinema di mostrare un film porno, che combattono per i diritti dei romanzieri perseguitati in Bielorussia ma non dicono niente quando un comico è bandito dai campus in Gran Bretagna. Il loro approccio alla libertà e alla politica è guidato dal doppio standard. Sono snob travestiti da liberali”. Perché il paese che ha dato al mondo la Magna Charta è così isterico quando si pubblica una vignetta sull’islam? “C’è una cultura di paura e codardia dietro alla decisione di non pubblicare le vignette”. Cosa succederà nei prossimi anni? “Ci sarà più autocensura per un po’, poi spero una reazione”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.