Così in Indonesia le scuole coraniche sono diventate un problema
Ricorda un po’ il paradosso dei Taliban, che significa “studenti” ma che è ormai diventato sinonimo di “terroristi”, per via dell’immagine oscurantista assunta dal movimento che si formò nelle scuole islamiche create per i rifugiati afghani in Pakistan. Primo paese islamico del mondo per popolazione, l’Indonesia ha in comune con l’Afghanistan il fatto di essersi convertita alla fede del Corano dopo essere stata un paese a prevalenza buddista. La stupa, tipico tempio buddista, deriva in effetti da un tipo di abitazione caratteristica dell’Afghanistan. E a Giava si trovano alcuni dei più importanti esempi di arte buddista del mondo: ad esempio nel Tempio di Mendut, risalente al IX secolo. L’Afghanistan fu conquistato dagli arabi nel VII secolo. Ma la cultura tribale e buddista precedente lasciò un grande interesse per la spiritualità sufi, e anche un codice tradizionale chiamato pashtunwalì, che veniva seguito al posto della sharia. L’Indonesia si convertì al Corano nel XVI secolo, in gran parte perché la fede islamica fu vista come uno strumento di resistenza più valido ne confronti del colonialismo occidentale, portoghese e poi olandese. A loro volta, quelli che rifiutarono la conversione si rifugiarono a Bali, radicalizzando in senso anti-islamico il loro buddismo fino a farlo ridiventare induismo. Ma in Indonesia si è diffuso anche il cristianesimo, che è particolarmente forte a est e tra le etnie dei batak di Sumatra o dei dayak del Borneo. Altre etnie come i toraja di Sulawesi hanno invece assimilato i loro culti animisti all’induismo. C’è inoltre una forte comunità di oriundi cinesi che ha riportato il buddismo, ha portato il confucianesimo o che si è convertita al cristianesimo. Insomma, in Indonesia l’islamismo è sì religione ufficiale, ma assieme al cristianesimo protestante, cristianesimo cattolico, induismo, buddismo e confucianesimo. E l’islamismo tradizionale indonesiano segue a sua volta il codice tradizionale pre-islamico dell’adat piuttosto che la sharia. Inoltre i musulmani indonesiani considerano parte importate della loro cultura i poemi epici indù Mahabarata e Ramayana, un po’ come l’occidente cristiano fa partire la propria cultura dalle pagane Iliade e Odissea. Praticamente solo in Aceh, regione a occidente di Sumatra, si segue un islam integralista, che infatti ha voluto la sharia e ha vietato il Natale.
[**Video_box_2**]Ma pasthunwalì, adat e poemi indù non sono ben viste dal rigorismo dell’Arabia Saudita wahabita, che per combatterle ha aumentato i propri finanziamenti alle scuole integraliste. Mugtafa, nell’allarme lanciato nel 2007, non chiedeva la chiusura delle scuole islamiche ma si militava ad auspicare che vi si seguissero programmi più moderni e aperti. In effetti, il nonno di Amrozi aveva fondato la prima scuola islamica nel loro villaggio di origine proprio perché era un wahabita arrabbiato che insegnò ai suoi figli come le usanze giavanesi fossero “eresia” da “sradicare”. Il nipote, e ora gli attentatori di Giacarta, sono il risultato di questo processo.
I conservatori inglesi