In Burkina Faso Al Qaeda replica il modello terroristico del Mali: 23 morti
Ventitré morti; 126 ostaggi liberati, tra cui 33 feriti. E’ stato il presidente Roch Marc Christian Kaboré, insediatosi come capo dello stato appena dal 29 dicembre, ad annunciare il bilancio dell’attacco terroristico contro l'hotel Splendid e il caffè-ristorante Cappuccino di Ouagadougou (di proprietà di un italiano), dopo che militari francesi erano venuti dal vicino Mali a dar man forte alle forze speciali impegnate nell’assedio ai jihadisti. Molti gli stranieri tra i prigionieri liberati alle prime ore dell’alba. Quattro, secondo il governo, i terroristi uccisi, tra cui due donne. E un altro è stato ucciso in un altro hotel, lo Yibi, dove si era asserragliato dopo l'evacuazione dello Splendid. “Erano dei bambini”, hanno riferito vari testimoni.
Il modo in cui sono entrati e hanno sparato sulla clientela richiama il modello di Parigi. D’altra parte, l’attacco in Burkina Faso viene a ruota di quello in Indonesia, e i due paesi, sebbene molto diversi, hanno tra di loro alcune affinità che attraggono il terrorismo fondamentalista: l’Indonesia è sia il primo paese islamico al mondo per popolazione, sia l’ultimo come collocazione geografica, andando verso Est; il Burkina Faso è l’ultimo Paese che l’Islam ha conquistato dal punto di vista demografico (negli anni Ottanta la maggioranza della popolazione seguiva culti tradizionali, mentre il censimento del 2006 aveva sancito come il 60,5 per cento degli abitanti si era convertito all’islam), di fronte a un 23,2 di cristiani e a un 15,3 di residui animisti. In tutti e due i Paesi l’islam locale è dunque poco dogmatico e abbastanza tollerante, e come l’Indonesia riconosce anche a cattolicesimo, protestantesimo, induismo, buddismo e confucianesimo il rango di religione ufficiale come l’islamismo, così il Burkina Faso ha appena eletto come presidente un cattolico. Insomma, così come i paesi occidentali, dove i musulmani sono diaspora, sono terre di confine che gli integralisti vogliono conquustare con la violenza a una fede estremista.
In questo caso però a colpire non sono stati gruppi terroristici legati allo Stato islamico, ma al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi): stessa sigla che lo scorso 20 novembre aveva attaccato l’hotel Radisson Blu di Bamako, nel vicino Mali. E anche lì la tecnica era stata quella di un assalto in una capitale africana, in un hotel molto frequentato da stranieri. Nello Splendid, di fronte al quale alle 19,45 è esploso un veicolo, c’erano in particolare dipendenti dell’Onu e militari francesi dell’operazione Barkhane, impegnata contro i jihadisti nel Sahel. Sempre lo stesso giorno verso mezzogiorno una ventina di jihadisti armati hanno attaccato un gruppo di gendarmi a Tib Abao, località a 40 chilometri dalla frontiera col Mali. E sono morti un gendarme e un civile. E la notte a Djibo, pure vicino alla frontiera col Mali, sono stati sequestrati un medico austriaco e sua moglie. Lo scorso 4 aprile era stato sequestrato anche un romeno addetto alla sicurezza di una miniera di manganese, e per tutto il 2015 ci sono state scaramucce con i jihadisti al confine con il Mali.
[**Video_box_2**]È una brutta novità per un Paese che era rimasto a lungo un’oasi di pace, rispetto alla turbolenza terrorista della regione. Ma il fatto è che dal 15 ottobre 1987 al 31 ottobre del 2014 presidente era stato Blaise Campaoré. Militare, era andato al potere con un golpe in cui il popolare leader Thomas Sankara, già suo sodale, era stato ucciso; era stato rimosso da un altro golpe, seguito a una rivolta popolare; e a settembre un gruppo di suoi ex-pretoriani aveva per un po’ ripreso il potere con un altro golpe, prima di essere tolti di mezzo dall’intervento dell’esercito. Anche lui era cattolico, e anche di estrazione marxista. Ma fin quando era rimasto al potere aveva mantenuto legami sotto banco con vari gruppi jihadisti, su una base di un preciso patto di do ut des: loro lo avevano lasciato in pace; lui aveva fatto da mediatore per far avere loro riscatti in cambio di occidentali sequestrati. Ma da quando lui non c’è più, evidentemente, la tregua è finita. La rivendicazione di Aqmi, che l'ha attribuito al gruppo jihadista di Mokhtar Belmokhtar Al Murabitun, parla di “vendetta contro la Francia e l'Occidente infedele".