Un fronte multiforme mette in crisi la Merkel sull'immigrazione
Heidelberg. Sono giorni assai pesanti per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, assediata da un fuoco incrociato di critiche per la gestione del fenomeno migratorio all’interno dei confini della Repubblica federale. Mentre in un’intervista al quotidiano economico Handelsblatt, l’ex Cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder ha dichiarato che “le capacità materiali della Germania per l’accoglienza e l'assistenza dei profughi sono limitate e tutto il resto è un’illusione”, proprio ieri Edmund Stoiber, candidato alla Cancelleria per l’unione cristianodemocratica e cristianosociale nel 2002, ha avvertito Merkel di avere tempo soltanto fino a marzo, quando si svolgeranno le prossime elezioni regionali, per chiudere le frontiere.
Ma alle critiche di avversari e alleati politici si sono aggiunte anche quelle di autorevoli costituzionalisti. Da un lato Hans-Jürgen Papier e Michael Bertrams, rispettivamente presidente della Corte costituzionale federale dal 2002 al 2010 e presidente della Corte costituzionale del Land Nordreno-Vestfalia dal 1994 al 2013, che hanno attaccato frontalmente la cancelliera in un’intervista ai quotidiani Handelsblatt e Kölner Stadt Anzeiger. A loro si aggiungono Ulrich Battis, professore di diritto costituzionale all’Università Humboldt di Berlino dalle colonne della Nordwest Zeitung e Udo Di Fabio, giudice della Corte costituzionale federale dal 1999 al 2011, incaricato dal governo cristianosociale della Baviera di redigere un parere sulla violazione da parte della Federazione di un presunto obbligo costituzionale a controllare le frontiere. L’esecutivo del Land bavarese, guidato da Horst Seehofer, chiede infatti che il governo federale stabilisca un tetto agli ingressi e minaccia di ricorrere a Karlsruhe in caso di prolungata inerzia. Per l’ex giudice Di Fabio, ricorrendo alla Corte costituzionale, la Baviera avrebbe qualche possibilità di vedere riconosciuto l’obbligo a un efficace controllo dei confini. Il governo federale gode naturalmente di una certa discrezionalità, ma quanto finora assicurato da Berlino sarebbe ampiamente inferiore a quel minimo di attività richiesta per adempiere tale obbligo costituzionale.
Anche Papier ha criticato la politica delle “porte aperte” da parte del governo e delle istituzioni europee, che avrebbero cancellato in un baleno le regole molto stringenti in materia di richiesta di asilo. In particolare, secondo Papier, la classe dirigente tedesca confonde colpevolmente la garanzia individuale di asilo politico con le politiche migratorie, le quali non possono fondarsi su obblighi giuridici, ma si fondano necessariamente su decisioni di natura politica. Per questa ragione, a differenza di Di Fabio, Papier è convinto che non sarà certo la Corte costituzionale federale di Karlsruhe a togliere dall’impaccio il governo, indicando quale sia la corretta linea da seguire. Anche il professor Battis sostiene che le procedure per la richiesta di asilo non possono essere utilizzate come strumento di politica migratoria. Dopo la sospensione del cosiddetto sistema di Dublino, la Repubblica federale è allora tenuta a proteggersi da un’immigrazione incontrollata. Che i confini non siano un concetto sorpassato dall’esistenza dell’Unione europea e del mercato unico lo aveva spiegato nel settembre scorso dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung anche Frank Schorkopf, professore di Diritto pubblico all’Università di Gottinga, con un passato da consulente per la Banca centrale europea, secondo il quale esistono i confini interni dell’Unione, ma anche i confini esterni, i quali non possono essere abbandonati. La decisione del governo tedesco di sospendere gli accordi di Dublino e accogliere i richiedenti asilo siriani ha provocato conseguenze dolorose per gli stati europei confinanti, così come anche la scelta di dividere i migranti per quote tra stati membri sulla base di un freddo algoritmo ha determinato una pulsione nazionalista in alcuni paesi, anziché l’effetto desiderato di una maggiore integrazione europea. Ancora più netto il giudizio dell’ex-giudice Bertrams, il quale ha denunciato l’eversività della Cancelliera, rea di aver lasciato entrare nel paese centinaia di migliaia di profughi senza avere alcun piano e senza aver ottenuto alcun consenso parlamentare per negoziare sul piano europeo e internazionale, bensì con un atto di auto-attribuzione di potere (Selbstermächtigung).
[**Video_box_2**]Perplessi da questa “discesa in campo dei costituzionalisti” sono invece due altri autorevoli giuristi tedeschi, Jürgen Blast e Christoph Möllers, i quali, dalle colonne del Verfassungsblog, un blog di diritto costituzionale europeo molto seguito dagli addetti ai lavori, contestano quelle che definiscono le pretestuose tesi di Di Fabio, il quale avrebbe utilizzato la sua veste di ex-giudice per gettare benzina sul fuoco e assecondare gli appetiti politici di Seehofer. Non è d’altra parte un caso se Di Fabio è apparso sabato scorso alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno organizzata dal partito liberale (Fdp) a Düsseldorf. Il numero crescente di prese di posizione da parte di costituzionalisti tedeschi critici della Cancelliera pare in effetti aver dato nuova linfa alle voci dissidenti dell’unione cristianodemocratica e cristianosociale (Cdu/Csu) che da mesi chiedono alla Merkel che la Germania riprenda il pieno controllo dei propri confini e, al pari della vicina Austria, sospenda Schengen. Ancora nei giorni scorsi, il Financial Times riportava come la minoranza del partito stesse preparando una mozione di questo tenore da presentare alla prossima riunione del gruppo parlamentare prevista per il 26 gennaio.
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