Ossessionata dall'islamofobia, la gauche francese snobba la laicità
Parigi. La recente intervista a France Inter di Elisabeth Badinter, durante la quale la femminista francese ha invitato i suoi concittadini a non farsi imbavagliare dal politicamente corretto quando si tratta di difendere la laicità anche a costo di apparire islamofobi, non ha fatto trasalire soltanto il presidente dell’Observatoire de la laïcité, Jean-Louis Blanco. In seguito all’intervento del premier Valls in difesa dell’idea di una laicità intransigente promossa da Badinter, è ora tutta la sinistra francese ad esprimersi a riguardo. E non certo con toni concilianti. “La gauche si spacca sulla laicità”, scrive il Monde in prima pagina. La presa di posizione del primo ministro in favore della Badinter, non è affatto piaciuta a rue de Solférino e soprattutto a quell’ala radicale del Ps che lo considera da sempre come un infiltrato in seno al governo. Per il deputato socialista Pouria Amirshahi, le dichiarazioni di Valls rappresentano uno “scandalo assoluto”, uno “scivolamento verso posizioni identitarie”. Per Blanco, intervistato dal Monde, quella del premier è la reazione di un “laicista integralista”. In Francia, siamo ora nel cuore del dibattito sulla laïcité, con lo scontro frontale tra i sostenitori di una “laicità esigente” come il premier Valls e la femminista Badinter, e i professionisti della laicità a geometria variabile, dell’equidistanza e della neutralità repubblicana, che però varia a seconda delle religioni. Perché subito dietro al tema laïcité, c’è la questione altrettanto infiammabile dell’islam a lacerare l’unità di intenti dei socialisti.
E’ bastata una frase della Badinter, “non bisogna aver paura di farsi trattare da islamofobi, quando si tratta di difendere la laicità”, e soprattuto quella parola, “islamofobi”, per scatenare isterie nei milieu dell’intellighenzia progressista. Alla levata di scudi messa in atto dal direttore dell’Observatoire de la laïcité Blanco, che ha ricevuto stamane il sostegno di un pezzo grosso del Partito socialista come Julien Dray, si è accodato il sociologo e specialista delle religioni Raphaël Liogier. Che su France Inter ha severamente criticato le dichiarazioni del primo ministro durante il dibattito organizzato dal Crif, dicendo che il suo messaggio lascia intendere “che non abbiamo il diritto di dirci antisemiti, mentre possiamo legittimamente dire che siamo islamofobi”. In risposta all’attacco di Valls all’osservatorio, che non “può snaturare la realtà di questa laicità (quella espressa da Badinter, ndr)”, Liogier ha dichiarato che se il primo ministro si esprime in questo modo, “significa che l’islamofobia è sostenuta dallo stato, dall’apparato statale: vi rendete conto della gravità della cosa per le persone che sono di confessione musulmana e hanno anch’esse paura del terrorismo? (...) Trovo tutto ciò irresponsabile!”.
[**Video_box_2**]Succede sempre così ultimamente: tocchi l’islam e il confronto sul piano delle idee lascia spazio al festival dell’anatema. Succede che una presa di posizione forte sulla laicità, fatto raro di questi tempi, si trasformi nel solito processo mediatico per islamofobia. “Invitiamo il primo ministro a ritornare alla lucidità”, hanno detto i promotori dell’appello #Nousommesunis pubblicato su Libération lo scorso 15 novembre, dove per “ritornare alla lucidità” si intende tapparsi la bocca. Tra i firmatari figura anche il Collectif contre l’islamophobie en France (Ccif), i cui metodi molto poco repubblicani per gonfiare le cifre sulla presunta esplosione dell’islamofobia in Francia sono stati denunciati dalla giornalista Isabelle Kersimon nel suo saggio controcorrente “Islamophobie: la contre-enquête”.