La felicità perduta degli ebrei di Francia
Parigi. Com’è essere ebrei in Francia dopo l’attentato jihadista del gennaio 2015 al supermercato kosher Hyper Cacher, dove le vittime sono state assassinate non in ragione di quello che avevano fatto ma per quello che erano? Com’è vivere giorno dopo giorno con il peso di questo trauma, aggiuntosi allo choc per le stragi di Tolosa e di Bruxelles, e con la crescita di un sentimento di odio anti Israele? Salomon e Victor Malka, fratelli, entrambi giornalisti e scrittori di confessione ebraica, nati e cresciuti in Francia (Salomon, allievo e discepolo di Levinas, è direttore della rivista faro del giudaismo francese, L’Arche; Victor, professore all’Université Paris-X Nanterre, è direttore del magazine Information juive), hanno fatto il loro personale tour de France, da nord a sud, per raccogliere le testimonianze di quelle centinaia di ebrei francesi che come loro si sentono smarriti in una République che sembra averli trascurati. “Le Grande Desarroi” (Albin Michel), il grande smarrimento degli ebrei di Francia, è lo spaccato di una comunità tentata da una nuova diaspora, che ha paura di affermare la propria appartenenza religiosa. La crescita dell’antisemitismo, verbale e fisico – l’ultimo episodio si è verificato a Marsiglia due settimane fa, con l’accoltellamento di un insegnante ebreo davanti a una sinagoga da parte di un quindicenne turco che ha confessato di aver agito in nome di Allah e dell’Isis – è uno dei sintomi della crisi repubblicana della Francia.
Ancor più che l’adesione all’antisionismo, spiegano Salomon e Victor Malka, è l’esasperazione suscitata dall’insicurezza e dal degradarsi delle relazioni tra gli ebrei e la Francia a stimolare l’emigrazione verso altri paesi o il ritorno in Israele. A Marsiglia, a Nizza e a Tolosa in particolare, come raccontano i due autori, le comunità ebraiche locali si sentono intrappolate tra due fuochi: quello dell’estremismo islamico, favorito dall’antisionismo quanto meno equivoco dell’ultrasinistra, e quello dell’insediamento duraturo di un voto di estrema destra, portatore, nonostante le smentite, di una vecchia tradizione antisemita. “La felicità di essere ebrei in Francia, un ricordo?, si chiede il settimanale Marianne presentando il libro dei fratelli Malka e un’altra inchiesta, di cui avevamo già parlato, “L’an prochain à Jérusalem?” (Fondation Jean-Jaurès), che in egual misura registra l’inquietudine degli ebrei di Francia dinanzi all’antisemitismo. Come Jérôme Fourquet e Sylvain Manternach, autori di “L’an prochain à Jérusalem”, il saggio di Salomon e Victor Malka non è solo una raccolta di testimonianze, ma anche un appello alla République a non abbandonare i suoi cittadini di confessione ebraica: “L’adesione alla République emancipatrice diventa più problematica quando gli ebrei si sentono stigmatizzati in nome di questi stessi valori”, dicono i due scrittori. I numeri delle partenze verso Israele, degli ebrei che decidono di fare l’“Alyah” è in costante aumento dal 2012: da quando il terrorista islamico, Mohammed Merah irruppe nella scuola ebraica di Tolosa Ozar Hatorah uccidendo quattro persone, tra cui tre bambini.
[**Video_box_2**]La strage jihadista di Tolosa ha rappresentato il punto di non ritorno per gran parte della comunità ebraica francese e l’ultimo bollettino dell’Agence Juive, l’organo incaricato di preparare le partenze verso Israele, conferma la tendenza negativa: 7.900 ebrei francesi, nell’arco del 2015, hanno deciso di fuggire dalla Francia, dove non si sentono più al sicuro. Di questi 7.900, ed è questo il dato più allarmante, il 50 per cento è rappresentato da giovani famiglie che preferiscono costruirsi un futuro in Israele. “Dal 2013, le cifre dell’Alyah in Francia non sono solo in costante aumento, ma si iscrivono in una tendenza”, ha dichiarato Daniel Benhaïm, direttore dell’Agence Juive, che ha aggiunto: “Si ha l’impressione che questa tendenza non sia pronta ad arrestarsi”. L’altro dato emblematico, che conferma il timore degli ebrei di Francia di fronte a un clima di antisemitismo divenuto irrespirabile in alcune zone della République, proviene dal Fond social juif unifié (associazione nata in Francia nel 1950, per favorire la ricostruzione della comunità ebraica francese dopo la Shoah), che riunisce 31.000 studenti francesi di religione ebraica. Secondo le cifre appena diramate, sono in 1.500 a non essersi ripresentati a scuola alla rentrée 2015.