Macron vuole seppellire le 35 ore. L'ala radicale del suo partito vuole seppellire (politicamente) Macron
Parigi. Quando venerdì, al World Economic Forum di Davos, ha dichiarato che l’imminente riforma del lavoro metterà “de facto” fine alle 35 ore, a Parigi i malpancisti del Partito socialista già preparavano le cartucce per accogliere con le cattive il “liberista” di Bercy, una volta rientrato nella capitale. Al ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron (che ha trascorso a Davos una “folle journée” – si è fatto intervistare da tutte le principali emittenti americane parlando un inglese solido, si è guadagnato un nuovo soprannome, “wunderkind”, ragazzo prodigio, del governo francese, ha incontrato il patron di Google e in seguito quello di Uber promettendogli di “normalizzare il modello di Uber e le sue relazioni con i taxi”), il sindaco socialista di Parigi, Anne Hidalgo, ha riservato le sue prime critiche settimanali, denunciando un “dibattito”, quello sulle 35 ore, “appartenente al secolo scorso” e rimesso sul tavolo soltanto per “soddisfare qualche grande investitore che valuta i paesi secondo il loro grado di liberismo”. L’ex premier neogollista, Jean-Pierre Raffarin (Républicains), ha invece salutato positivamente l’esternazione di Macron, invitandolo ora a “passare all’azione”, e tanto è bastato per far dire ai frondisti che Macron “flirta” con la destra.
La legge sulle 35 ore, approvata quando a Matignon c’era Lionel Jospin, è un’ossessione nazionale in Francia, un tema incandescente attorno al quale la gauche francese ha costruito parte della sua identità e sul quale però ora non smette di dividersi. Per l’ala radicale del Ps la legge è un santuario inviolabile, mentre per la corrente riformista di cui Macron e il premier Valls fa parte è un ostacolo che ingessa il mercato del lavoro e uno spauracchio che fa fuggire a gambe levate gli investitori internazionali. Per questi motivi, ora, tutti gli occhi sono puntati sulla riforma del Lavoro che verrà presentata a marzo dalla ministra Myriam El Kohmri. Una riforma che da quanto emerso dal rapporto Badinter (presentato oggi e composto da 61 “princìpi essenziali”, fungerà da preambolo al futuro Codice del lavoro) potrebbe non soddisfare affatto il ministro dell’Economia.
La riforma “non metterà in discussione la durata legale” del lavoro, ha dichiarato il primo ministro Manuel Valls, lasciando tuttavia una porta aperta: “La deroga alla durata legale del lavoro a 35 ore non è più una trasgressione”. Macron non si è ancora espresso a proposito, ma sicuramente condividerà le osservazioni del presidente del Medef (Confindustria francese), Pierre Gattaz, secondo cui non abbandonare le 35 ore sarebbe un’“opportunità persa”. “E’ fondamentale che la legge El Khomri non perda questo appuntamento con la storia e con il mondo. Ci aspettiamo molto da questa legge che è attesa dalle forze economiche del paese, ma anche dal mondo intero”, ha dichiarato Gattaz, aggiungendo che la legislazione francese sul lavoro e in particolare la settimana lavorativa di 35 ore alimentano nei paesi stranieri il “French bashing” (l’accanimento contro i francesi).
[**Video_box_2**]In attesa della versione definitiva del testo legislativo sul Lavoro, all’orizzonte si staglia l’ultimo rimpasto di governo previsto da Hollande prima della cavalcata verso le presidenziali 2017. E tra i vari scenari suggeriti dal Figaro in un pezzo molto informato, oltre alla quasi certezza di Fabius, ministro degli Esteri, alla Corte costituzionale, viene evocata addirittura una dipartita di Macron. I maligni dicono che il rapporto tra l’inquilino di Bercy e il premier Valls sia giunto al capolinea, e che per questo il primo avrebbe deciso di “claquer la porte”, di sbattere la porta in faccia a un esecutivo che continua a soffocare le sue ambizioni liberali.
Altre indiscrezioni invece dicono che lo stesso Hollande potrebbe decidere di silurare il suo giovane ministro, per evitare di essere costretto ogni settimana a stemperare le sue “macronade”. Macron coltiva la sua immagine di distruttore di tabù, ma fatica a convincere il suo campo sulla bontà delle sue idee, sottolinea L’Express. “E’ evidente a tutti che è detto in questo governo, che non può mettere in pratica le sue idee”, ha dichiarato il presidente dell’Udi (centro), Jean-Cristophe Lagarde. Il Monde, nell’edizione di domenica, ha scritto che “Macron vuole sotterrare le 35 ore”. Ma c’è chi nel Partito socialista e ai piani alti del governo vorrebbe sotterrare politicamente proprio lui.