La sinistra frondista perde pezzi al governo di Parigi. Le dimissioni del ministro Taubira e la vittoria di Valls
Parigi. La decisione era già stata presa sabato scorso, ancor prima della partenza del presidente François Hollande per l’India, ma solo oggi è arrivato il comunicato ufficiale dell’Eliseo: la ministra della Giustizia, Christiane Taubira, si è dimessa, abbandonando così il governo Valls nel pieno del dibattito sul ritiro della cittadinanza a quanti siano indagati per terrorismo nonostante siano siano nati in Francia.
È un addio importante quello della ministra originaria della Caienna, non solo per la tempistica scelta da Taubira per far calare il sipario, ma soprattutto perché con essa si chiude la parentesi della corrente radicale del Partito socialista in seno all’esecutivo. Era l’ultima rimasta della famigerata aile gauche del Ps, dei giacobini, oggi minoritari nel partito, che non hanno mai sopportato il primo ministro Valls, per non parlare del titolare dell’Economia Macron, entrambi accusati con le loro idee e le loro politiche di aver fatto “virare a destra” il capo di stato Hollande.
Quando nell’estate del 2014, gli ex ministri frondisti Montebourg (Economia), Filippetti (Cultura) e Hamon (Istruzione) lasciarono in blocco il governo per protestare contro la svolta social-liberale annunciata dal presidente della Repubblica, era tanta l’incomprensione dinanzi alla scelta di Taubira di non seguirli in quell’avventura.
[**Video_box_2**]Christiane, come puoi restare ancora in un “governo di destra”? Se lo è chiesto più volte anche lei da quell’agosto 2014, ma sperava ancora di poter far pesare la sua voce, nonostante l’esecutivo avesse preso un’altra direzione. Ha guidato una fronda permantente, come spiega il Figaro, fin dai suoi primi mesi alle redini della Giustizia, ha fatto venire i sudori freddi all’Eliseo e a Matignon con le sue stilettate, è stata orgogliosamente indisciplinata e schietta fino all’ultimo. Poi, dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi, è arrivato il dibattito sulla “déchéance de nationalité” (il progetto di riforma costituzionale, oggi in commissione legislativa, sarà dibattuto a partire dal 3 febbraio all’Assemblea nazionale), con la sua gauche a difendere la misura apprezzata dal Fn e da Sarkozy riguardante il ritiro della nazionalità francese per i terroristi con la doppia cittadinanza, e ha deciso che era giunta l’ora di andarsene. “Talvolta resistere significa restare, talvolta vuol dire andare via. Per fedeltà a sé stessi, a noi. Sono per dare l’ultima parola all’etica e al diritto”, ha tritato Taubira sul suo profilo subito dopo l’ufficializzazione delle dimissioni.
“Taubira era la ‘cauzione di sinistra’ del governo Valls”, spiega Jean-Baptiste Jacquin, giornalista del Monde che seguiva il ministro della Giustizia. “Con la partenza di Christiane Taubira non ci sono dunque più ministri di sinistra nel governo?”, ha tritato con tono provocatorio la senatrice dei Verts Esther Benbassa. Un deputato socialista intercettato all’Assemblea nazionale dal giornalista di Libération Lilian Alemagna, si è lasciato andare dicendo che “questa si chiama crisi di governo”.
Di certo, se ne va un peso massimo del governo socialista, il ministro più popolare dei primi due anni di mandato di Hollande, la portatrice del vento zapaterista in Francia, che ha toccato il suo punto più alto nel dicembre 2012, in quel discorso energico in difesa del progetto di legge sui matrimoni omosessuali davanti ai deputati del Parlamento francese. È diventata un’icona della gauche quando nel maggio del 2013 il progetto è diventato legge, e allo stesso tempo il bersaglio principale delle invettive della destra, che non ha mai smesso di puntare il dito contre le sue politiche lassiste e di chiedere ripetutamente le sue dimissioni. Oggi che sono ufficiali, Républicains e Fn non nascondono la loro soddisfazione. Nel pomeriggio, Taubira, lascerà il posto a Jean-Jacques Urvoas, uomo d’apparato del Ps, un tempo fedelissimo di Strauss-Kahn, oggi vicino alle posizioni di Valls, nonché promotore, lo scorso anno, della controversa legge che ha riformato i servizi segreti.