I cantori spericolati del socialismo cool
Milano. Hillary Clinton e Bernie Sanders lasciano l’Iowa con un pareggio tendenza Hillary che, al momento, è più una vittoria per il senatore spettinato del Vermont che per la ex first lady. Dati alla mano, molti specialisti spiegano che Sanders avrebbe dovuto fare molto meglio di così per impensierire davvero Hillary, ma è pur vero che fino a pochi mesi fa la campagna di Sanders quasi non esisteva, aveva un distacco di almeno venti punti percentuali nei sondaggi, e insomma non doveva esserci gara. Invece ancora una volta Hillary deve combattere, e l’espressione tirata nella notte scorsa (quando ha detto di aver vinto e Twitter si è riempito di molti “good luck”: ieri pomeriggio si è infine capito che ha vinto di un soffio, 49,9 vs 49,6 per cento) rivelava tutta la sua preoccupazione. Il problema della Clinton è che non scalda i cuori, non l’ha mai fatto, e non riesce a farlo nemmeno ora: se si guardano i numeri, si vede che Hillary è considerata l’unica in grado di vincere a novembre, ma in termini di onestà percepita Sanders la batte alla grande. Così chi vota con razionalità, tendenzialmente l’elettorato più anziano, ha deciso di dare il proprio sostegno a Hillary, mentre l’84 per cento dei giovani tra i 17 e i 29 anni ha votato Sanders. Tra questi ci sono tante ragazze: il dato più straziante per Hillary è questo, le quarantenni e oltre si immedesimano nel messaggio “girl power”, ma le ventenni e le trentenni no, le ventenni gridano “Bernie!” ai comizi, si scatenano solo per lui. Così il senatore ultrasettantenne che vuole distruggere l’oligarchia americana (non parla d’altro, quella contro il capitalismo è un’ossessione, lo dicono anche i suoi amici, senza ridere) è diventato il candidato “inspirational”, la versione 2016 di quel che era Barack Obama nel 2008, pure se al paragone lo stesso presidente non riesce a trattenere un sorriso. Di più: Sanders è la speranza di tutti i “socialisti” del mondo, gli universitari britannici che amano il Labour di Jeremy Corbyn sono andati in Iowa a fare i volontari, mentre fioccano endorsement ed entusiasmi europei.
Jim Waterson di BuzzFeed Uk ha raccontato i giovani britannici che amano il Labour di Jeremy Corbyn arrivati in Iowa per sostenere Sanders: le parole più utilizzate sono “cute” e “cool”, i due leader “socialisti” sarebbero davvero carini assieme, e certo l’ascesa di questi leader radicali, giovani e anziani che siano, è “cool”. I ragazzi si sentono rassicurati da Sanders, politico di lungo corso che non ha mai cambiato idea e si è sempre speso per un’unica causa, contro i banchieri arraffatutto, s’inteneriscono quando lo vedono posare goffo per i migliaia di selfie cui lo obbligano, pensano di aver finalmente trovato un leader per le loro barricate un po’ posh che hanno brevemente animato Occupy Wall Street. L’Atlantic ha stilato un identikit del cosiddetto “BernieBro”, “bianco, istruito, classe media o forse più classe medio-alta”, che pensa che sia soltanto l’ignoranza a tenere l’elettorato lontano dall’altrimenti esplosivo Sanders.
[**Video_box_2**]In Europa, conosciamo bene il fenomeno. I cantori del socialismo cool si sono innamorati della moto e della giacca di pelle di Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze greco, e della camicia sbottonata dell’economista-star francese Thomas Piketty, e poco importa se il greco dimentica il casco e ha una casa meravigliosa vista Acropoli o se il francese è stato accusato di aver malmenato una fidanzata, perché la sinistra ha bisogno di quel mix tra machismo e coppola-borsello per sentirsi politicamente a suo agio. Il 9 febbraio Varoufakis lancia – a Berlino, geniale – un movimento paneuropeo che mette insieme le sinistre in cerca di una terza via (no, non quella) tra l’autoritarismo europeo e il nazionalismo, e ieri ha celebrato “la rivoluzione democratica” che coinvolge Podemos in Spagna, i Piraten in Germania e naturalmente Bernie Sanders, il testimonial americano. Il quale si sposta in New Hampshire, dove spera di consolidare il suo momentum, forte di un punto decisivo, scrive John Cassidy sul New Yorker: sarà difficile ora, visti i dati, che Hillary possa imporsi come il candidato del futuro.