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Foto LaPresse
Una vittoria di Assad
Roma. Ieri la coalizione formata da Russia, milizie sciite irachene, gruppo libanese Hezbollah, militari iraniani e truppe fedeli al presidente siriano Bashar el Assad ha conseguito la vittoria più importante per Damasco negli ultimi quattro anni di guerra e ha rotto l’assedio di Zahra e Nubul. I due villaggi formano una enclave sciita poco a nord di Aleppo ed erano rimasti isolati dal 2012 – tranne che per i rifornimenti lanciati dagli aerei.
Dopo due giorni di bombardamenti senza precedenti – più di trecento secondo fonti locali – le forze assadiste hanno chiuso i circa quattro chilometri che separavano la prima linea del fronte dall’enclave. Questa manovra taglia anche la linea di rifornimento che dal confine turco a nord arriva alla parte di Aleppo controllata dai ribelli – la più diretta – ma non tocca l’altra linea di rifornimenti, quella che arriva da ovest, dal valico di Bab al Hawa. La capacità degli aerei russi di concentrare i bombardamenti su una singola area non può essere contrastata dai ribelli – ed è il fattore decisivo sul breve termine.
Sul medio termine, entrano di nuovo in gioco i fattori che stanno dilatando all’infinito i tempi di questa guerra, il governo ha alleati meglio armati ma non ha la manodopera sufficiente per controllare il paese. Il primo effetto della vittoria è il collasso dei cosiddetti “talks” di pace (per distinguerli dai negoziati) a Ginevra. L’opposizione si è ritirata dai colloqui, e tra loro Mohammed Alloush, un leader dei ribelli che considera governo, Russia e Stato islamico nemici sullo stesso piano. (dan. rai)
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