La Camera condanna la Corea del nord, Razzi no, Salvini nì
Roma. Ieri l’Aula della Camera ha approvato una mozione sui diritti umani in Corea del nord, che impegna il governo italiano “ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali al fine di bloccare la pericolosa escalation militare in una regione già resa fragile da dispute territoriali e con la contemporanea presenza di tre potenze nucleari come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti”, e poi a “evidenziare e condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Corea del nord” sui tavoli internazionali. E’ un documento significativo, perché suggerisce al governo un indirizzo politico nei rapporti con Pyongyang, pur non essendo vincolante. Ma soprattutto è il primo atto ufficiale di un paese europeo contro la Corea del nord in uno dei periodi più tesi dell’area asiatica. Al test atomico rivendicato da Pyongyang il 6 gennaio scorso è seguito, un mese dopo, il lancio del “satellite di osservazione terrestre”, che secondo gli analisti sarebbe una copertura per il programma missilistico nordcoreano. La prima reazione effettiva contro i test è quella di Seul, che ieri ha chiuso l’impianto industriale congiunto di Kaesong, dal quale il governo nordcoreano guadagna circa 100 milioni di dollari all’anno – pagati in valuta americana.
La mozione approvata ieri nasce per iniziativa del deputato del Pd Michele Nicoletti e di tutta la maggioranza, subito dopo la visita in Italia dell’esule nordcoreano Shin Dong-hyuk del maggio del 2015, in un lavoro che ha visto coinvolta anche Forza Italia. Ieri alcuni partiti hanno proposto dei testi alternativi: Sel ha portato in Aula un documento che chiedeva un impegno del governo non limitato alla Corea del nord. Anche la Lega – il cui segretario, Matteo Salvini, ha visitato nel 2014 Pyongyang e all’epoca disse alla Stampa di non apprezzare le sanzioni contro la Corea del nord – ha proposto un testo nel quale si fa riferimento “all’esistenza di una rete di campi di prigionia e rieducazione” anche in Cina, e nel quale domanda al governo di sospendere gli aiuti umanitari alla Corea del nord “a progressi tangibili e verificabili”. Dice Nicoletti al Foglio: “Abbiamo chiesto al governo di condannare le violazioni dei diritti umani in Corea del nord, provate dai documenti dell’Onu e dalle testimonianze degli esuli”. Ma quale strategia è possibile, con un paese che violerebbe costantemente il diritto internazionale? “E’ essenziale mantenere un dialogo con gli interlocutori, è l’essenza stessa della politica internazionale. Alcuni canali vanno lasciati aperti anche nei momenti di maggiore contrasto. L’Italia si trova all’interno di un’alleanza ben definita, ma il dialogo, in questo senso, non è accondiscendenza, piuttosto uno strumento per far tornare diplomazia e diritto”. Deborah Bergamini di Forza Italia, tra i firmatari della mozione, dice al Foglio: “Non si può negare che sia in corso un’escalation, anche se noi, che geograficamente ci troviamo dalla parte opposta del mondo, ce ne accorgiamo poco. Ma avevamo il dovere politico di stigmatizzare la strategia nordcoreana. Era necessaria un’azione congiunta con la maggioranza, e su certi temi – come quelli che riguardano sicurezza e la stabilità internazionale – ci troviamo spesso su posizioni simili o convergenti”. La deputata del M5s Marta Grande, inizialmente tra i firmatari della mozione, ha ritirato la sua firma il 13 gennaio.
[**Video_box_2**]L’Italia ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la Corea del nord, sin da quando l’allora presidente Lamberto Dini aprì i rapporti diplomatici con i cosiddetti “stati canaglia”, nel 2000. Sin dal 2010 la presenza del senatore di Forza Italia (ex Idv) Antonio Razzi in Corea del nord è stata molto apprezzata dal regime di Kim Jong-un. Ma le missioni di Razzi – pur essendo in Italia considerate a titolo personale – a Pyongyang sono trattate come “visite di stato del segretario della Commissione Esteri del Senato”. Il 15 gennaio scorso l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha citato un’intervista al Centro del senatore Razzi. Nell’articolo si sottolinea come il senatore abbia apprezzato il successo del test atomico di Pyongyang e rivendicato il suo diritto di difesa. Secondo una fonte del governo di Seul, poco dopo, il senatore Razzi avrebbe posticipato (o annullato) il suo prossimo viaggio nella capitale nordcoreana previsto per il Festival delle arti di aprile, per via delle “pressioni” ricevute.