E' in Italia che si gioca la partita del disgelo tra Washington e Mosca
Roma. Sono passati quasi due anni dall’imposizione delle sanzioni contro il Cremlino, che hanno fatto seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia. A Roma qualcosa inizia a muoversi, nel tentativo di sbloccare la situazione. Un’azione che si svolge in sincronia da una parte rispetto all’accordo di Monaco sulla Siria siglato tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministero degli Esteri russo Sergej Lavrov e dall’altra – sul piano religioso – con l’incontro all’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso Kirill (ottenuto anche grazie agli ottimi rapporti personali di Francesco con Putin).
Le prove di disgelo e di dialogo sono andate in scena nel corso del Transatlantic Forum on Russia, iniziativa organizzata dal Centro Studi Americani diretto da Paolo Messa, con la partecipazione di accademici dei due paesi, esponenti di spicco della politica internazionale, e soprattutto con la presenza dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips. Per l’Italia erano presenti Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Affari esteri al Senato, Antonio Fallico, presidente della “Associazione Conoscere Eurasia” e per decenni rappresentante a Mosca di Banca Intesa e Gianni De Gennaro, presidente del Centro Studi Americani e del colosso militare e industriale Finmeccanica. L’ex ambasciatore italiano a Mosca e in Vaticano, Antonio Zanardi Landi e a Mosca e Washington Ferdinando Salleo. Per la parte russa, era presente Dmitri Suslov, coordinatore e membro del Gruppo di lavoro sul futuro dei rapporti Stati Uniti-Russia.Tra i relatori americani, Michael McFaul, direttore del Fsi Stanford University ed ex ambasciatore di Washington a Mosca e Daniel Fried, coordinatore per le politiche delle sanzioni al Dipartimento di Stato.
“La politica sanzionatoria sembra obsoleta, soprattutto se prendiamo in considerazione che gli obiettivi politici a cui si mirava non sono stati raggiunti. Anzi, ci si è spinti nella direzione opposta”, ha detto Fallico, considerato da alcuni come il vero uomo di Putin in Italia . “Anche economicamente – ha aggiunto – secondo i dati ufficiali russi, le sanzioni hanno contribuito alla diminuzione della crescita della Russia nel 2015 solo di 0,5 punti percentuali, mentre i bassi prezzi del petrolio sono responsabili per 3 punti percentuali della diminuzione della crescita (nel 2015 del -3,7 per cento)”. “Inoltre – ha chiosato Fallico – le più importanti imprese americane, come Microsoft, Ford, Boeing, MacDonald’s, Jp Morgan, per citarne solo alcune, non hanno lasciato la Russia in questo periodo di turbolenze”. Diversa la situazione per i paesi europei dove le misure hanno portato a “risultati ben più gravi per l’economia, perché la Russia è il terzo partner commerciale dell’Unione europea”.
L’ambasciatore Phillips ha lasciato uno spiraglio aperto, dal momento che gli Stati Uniti si rendono conto che la situazione non può continuare così all’infinito. Washington vorrebbe eliminare le sanzioni “il prima possibile perché tutti pagano un prezzo, anche l’Italia”, ma ha anche aggiunto che “esse resteranno finché non saranno ottemperati gli accordi di Minsk”. “La Russia”, ha aggiunto il rappresentante di Obama, “fa di tutto per creare divisioni nella nostra alleanza, ma questa terrà come è avvenuto in passato e come ha assicurato il presidente Mattarella durante la sua visita negli Stati Uniti”.
[**Video_box_2**]Il nostro paese anche in questo momento resta dunque centrale, quasi fosse il perno di una altalena. Con i due Patriarchi di Oriente e d’Occidente in campo: Kirill (che ha benedetto la “guerra santa” di Putin a favore di Assad) e Francesco (che ancora prima ha impedito l’intervento americano in Siria).