Così l'Europa dell'est sfida Merkel sui migranti e vuole chiudere le frontiere
Il gruppo Visegrad si prepara a una rottura senza precedenti con la Germania e chiede la chiusura dei confini di Bulgaria e Macedonia per difendere l’area Schengen dall’ondata migratoria.
Bruxelles. In assenza di un accordo su una soluzione europea alla crisi dei rifugiati, Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia si preparano a una rottura senza precedenti con la Germania guidata dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, sulla politica da condurre per gestire l'afflusso di migranti: sigillare le frontiere che la Grecia condivide con Macedonia e Bulgaria. “La Grecia ha fallito nella difesa dei confini Schengen dall'immigrazione di massa”, ha detto ieri il premier ungherese, Viktor Orban, a poche ore da un incontro a Praga dei capi di governo del gruppo di Visegrad, a cui sono stati invitati anche i primi ministri di Macedonia e Bulgaria: “Se Atene non è pronta o non è in grado di proteggere l'area Schengen, serve un'altra linea di difesa in Macedonia e Bulgaria”, ha spiegato Orban. “I paesi del gruppo Visegrad devono attuare un piano B, con la costruzione di un muro sul confine sud di Bulgaria e Macedonia”. L'idea di fondo è di inviare forze di sicurezza e materiale nei due paesi per bloccare il transito di migranti dalla Grecia verso il nord Europa.
L'iniziativa dei “V4” è senza precedenti, tanto più che avviene a pochi giorni da un Vertice europeo considerato decisivo per tentare di trovare un compromesso sugli strumenti per affrontare la crisi dei rifugiati. Giovedì Merkel dovrebbe riunire i leader europei considerati “amici”, pronti a collaborare su ridistribuzione dei migranti e sull’accordo con la Turchia. Sulla Grecia già pesa la minaccia di sospensione di Schengen, se entro tre mesi non riprenderà il controllo delle sue frontiere. Ma l'est europeo, che un tempo era il principale alleato della Germania in Europa, ha deciso di fare da solo. “Se dalla Grecia non verranno i risultati sperati, sarebbe più vantaggioso investire sulla protezione della frontiera che separa la Grecia dalla Macedonia e dalla Bulgaria”, ha detto il premier slovacco Robert Fico: se Atene non vuole proteggere la sua frontiera, “dobbiamo offrire altre alternative”.
Per la Commissione di Jean-Claude Juncker “chiudere le frontiere non è la risposta. Preferiamo gestire le frontiere”, ha detto un portavoce dell'esecutivo comunitario: “La risposta europea alla crisi dei rifugiati ci sarà con la Grecia, non contro la Grecia”. Ma, dopo aver minacciato la sospensione di Atene da Schengen se non riprenderà il controllo delle frontiere entro tre mesi, la Commissione ha anche annunciato 10 milioni di euro di aiuti per aiutare la Macedonia a rafforzare la sua frontiera con la Grecia.
[**Video_box_2**]Ma, Commissione Juncker a parte, di “amici” Merkel ne sta perdendo ogni giorno. L'Austria è pronta a dare man forte alla Macedonia per chiudere la rotta dei Balcani. “Rendere sicura la frontiera greco-macedone è essenziale per ridurre i flussi di rifugiati”, ha detto il ministro degli Esteri di Vienna, Sebastian Kurz: “Siamo pronti ad aiutare con la polizia o l'esercito”. Nel fine settimana, il premier francese Manuel Valls aveva duramente criticato la politica della porta aperta annunciata dalla cancelliera alla fine della scorsa estate. “L'Europa non può accogliere altri rifugiati”, ha detto Valls durante una visita in un centro di accoglienza in Baviera. “Quale mese fa, i media francesi chiedevano: ‘Dov'è la Merkel francese?’, si voleva dare il premio Nobel alla cancelliera. Oggi constato i risultati", ha ironizzato Valls: “Dire venite tutti può distruggere le fondamenta dell'Europa”.