Da Buenos Aires, ecco com'è andato l'incontro della “buena honda” tra Renzi e Macri
Buenos Aires. Tra Italia e Argentina c'è "buena onda". Questo è il messaggio che il presidente argentino Mauricio Macri ha fatto di tutto per sottolineare nella due giorni di visita del premier Matteo Renzi a Buenos Aires. Grandi sorrisi, abbracci e vari inviti reciproci a vedersi presto. "Veniamo da due paesi che si vogliono bene, ma tutti quelli che si vogliono bene devono vedersi un po' di più. E’ pazzesco che negli ultimi 18 anni nessuno a livello istituzionale sia venuto qua", ha detto Renzi dopo l'incontro con Macri alla Casa Rosada (l'ultimo presidente del consiglio italiano a venire in visita ufficiale a Buenos Aires è stato Romano Prodi nel 1998). "A marzo sarà qui il ministro della Cultura – ha annunciato Renzi – ed entro giugno faremo una grande missione di sistema insieme al governo argentino con 300 imprenditori interessati a investire, soprattutto piccole e medie imprese, per costruire joint venture in questo paese". Ha parlato di un paese "solido e stabile".
Mauricio Macri, figlio di un immigrato calabrese di grande successo (suo padre, Franco, ha costruito un impero imprenditoriale in Argentina ed è stato per decenni il principale datore di lavoro privato a Buenos Aires) sembra smanioso di stringere operativamente quanti più affari concreti possibili con l'Italia: "Come mio nonno è arrivato qui dal sud dell'Italia, da Polistena, noi vogliamo spalancare le porte dell'Argentina perché nuovi italiani arrivino qui e creino nuove occasioni".
Quella di Renzi è stata la prima visita di un capo di governo europeo a Buenos Aires da quando alla Casa Rosada è arrivato un presidente di destra liberale, l'unico capo di governo non peronista dell'Argentina democratica, dopo Alfonsín e De la Rua (finiti maluccio entrambi). La prossima settimana è atteso il presidente francese François Hollande, prima che Macri affronti l'incontro più delicato e difficile dall'inizio del suo mandato: l'udienza in Vaticano, prevista per il 27 febbraio. Il papa (peronista) è al momento il più insidioso scoglio politico sulla rotta di Macri che punta ad accreditarsi come leader liberale di riferimento in America latina.
La visita di Renzi – con inclusa visita alla Bombonera, il leggendario stadio del Boca Juniors (di cui Macri è stato a lungo presidente, trampolino rivelatosi poi utilissimo alla sua ascesa politica) e cena nella casa di campagna di famiglia dove gli ultimi ospiti sono stati nel fine settimana i Rolling Stones – è stata per la Casa Rosada il primo test della nuova strategia di comunicazione della presidenza della Repubblica. "Oficialismo zen" lo chiamano a Buenos Aires. Una studiatissima aura di cordialità, leggerezza e "buena vida" che ribalta l'immagine aggressiva, conflittuale, tutta "poveri contro ricchi", diventata retorica di governo negli ultimi dodici anni di èra neoperonista, con la presidenza in mano a Nestor Kirchner prima e a sua moglie Cristina poi.
Macri che ha vinto le elezioni scommettendo sulla fine di quel modello politico e promettendo "cambio de ciclo", fa accompagnare una politica apertamente liberista fatta di fine dei sussidi, aumento delle tariffe, licenziamenti nell'ipertrofico settore pubblico, da una comunicazione politica tutta costruita sulla negazione del conflitto. Ci sono undici alti dirigenti di governo che si occupano di rendere morbida e sorridente l'immagine presidenziale. Stanno attentissimi a non associare mai l'occhio azzurro di Maurico Macri a notizie sgradevoli. Per ora ci stanno riuscendo. Lui appare sospeso sulla realtà argentina, che è molto meno armoniosa del suo presidente, con l'inflazione al galoppo oltre il 30 per cento e le villas miserias che esplodono. Gli spin doctor di Macri sono molto bravi a non mostrarlo mai dentro i conflitti, ma sempre fuori, come sospeso in una nuovola di "buenissima onda".
[**Video_box_2**]Non solo bello e ricco, ma disponibile e rilassato. Felice a fianco della moglie Juliana Aweda, premuroso con Mick Jagger, gentilissimo con i dirigenti sindacali venuti a trattare la loro personale sopravvivenza politica. Perfettamente suo agio tra gli indigeni della provincia argentina mascherati a festa. La strategia è di gran successo. Il kirchnerismo, livoroso, già sfinito dalla corsa di molti governatori peronisti a saltare alla svelta sul carro macrista, non riesce, per ora, nemmeno a fare opposizione.