A Bruxelles: Francia e paesi dell'est brontolano sull'accordo tra Ue e Regno Unito
Bruxelles. L’accordo per provare a evitare la Brexit potrebbe arrivare domattina, quando ai capi di stato e di governo dell’Unione europea dovrebbe essere servito un piatto di uova, bacon e fagioli. “Siamo pronti per un english breakfast, ma potrebbe anche essere un brunch”, scherzava ieri un diplomatico europeo, alla vigilia del Vertice che dovrebbe porre fine al negoziato con David Cameron sul nuovo quadro delle relazioni tra il Regno Unito e l’Ue. Il documento finale è stato inviato alle capitali in serata. Nei corridoi comunitari ci si aspetta un po’ di drammatizzazione: “Cameron dirà di essere pronto a prolungare la trattativa, ma per tenere il referendum in giugno serve un accordo subito”, spiega un’altra fonte europea. Del resto, il premier britannico è stato rapidamente accontentato su tutte e quattro le richieste avanzate a novembre: rafforzamento della sovranità, più libertà dai vincoli finanziari della zona euro, soliti impegni su competitività e un freno ai benefici sociali per i lavoratori europei immigrati nel Regno Unito. Le ragioni di tanta generosità europea le ha spiegate la cancelliera tedesca, Angela Merkel, davanti al Bundestag: “Sono convinta che sia nel nostro interesse nazionale che il Regno Unito rimanga un partner forte e attivo dentro l’Ue. Abbiamo bisogno della visione economica britannica e abbiamo bisogno della potenza di politica estera del Regno Unito”. Senza Londra, l’Ue sarebbe ancor più debole e irrilevante. “Se uno dei grandi paesi del G7 decide di fare a meno” dell’Ue, “il messaggio va oltre la riduzione a 27. Sarebbe un fatto di gravità assoluta, un segnale di controtendenza di portata storica, di una forza impressionante”, ha detto Matteo Renzi: “Noi siamo per un compromesso”.
In quello che il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha definito “l’ultimo miglio” della trattativa, i leader hanno di fronte due incognite: una rottura al Vertice non è esclusa e un accordo non garantirà la permanenza del Regno Unito. “Il diavolo sta nei dettagli”, ha spiegato Merkel, “aspettatevi discussioni intense”. Sul taglio dei benefici sociali, i grandi paesi non pongono ostacoli, ma quelli dell’est europeo vogliono assicurarsi che le eccezioni alla regola della non-discriminazione valgano soltanto per il Regno Unito. “E’ una precondizione per l’accordo”, spiega il diplomatico europeo: “I paesi esportatori netti di forza lavoro sono pronti a fare questa concessione a Cameron, ma solo se le richieste britanniche non diventeranno contagiose”. Il timore dell’est è che altri – come la Germania o l’Austria – possano invocare problemi di sostenibilità dei loro sistemi sociali per attivare il freno d’emergenza sul welfare. Lo scontro più intenso, tuttavia, dovrebbe essere sui rapporti tra la zona euro e i paesi fuori dall’unione monetaria. Al Lussemburgo, secondo capitale finanziaria dell’Unione europea dietro alla City, non piace la bozza perché potrebbe spingere i finanzieri del Gran Ducato verso Londra. Anche la Francia è scettica: “Non ci devono essere possibilità di veto sulla zona euro o eccezioni britanniche al ‘single rule book’ che governa il mercato finanziario e bancario dell’Ue”, dice una fonte di Parigi. Le sue linee rosse di François Hollande includono la revisione dei trattati, che non deve avvenire “almeno per i prossimi due anni”, spiega la fonte parigina. Cioè fino alle prossime presidenziali in Francia.
[**Video_box_2**]Tusk ha preparato una “war room” di esperti giuridici per limare il testo nella nottata. Alla fine – secondo un ambasciatore – sarà una “tautologia selettiva” del Trattato per dire che non cambia nulla, ma che comunque l’Ue è “british oriented”. La finzione deve permettere al premier britannico “di fare campagna per restare”, spiega l’ambasciatore. Ma l’esperienza insegna che i referendum mal si addicono all’Ue. Alla fine, i britannici non voteranno sul testo negoziato con Tusk: il referendum sarà su un’Europa che continua a essere percepita come (al meglio) un peso economico o (al peggio) una minaccia per immigrazione e sicurezza. In caso di voto a favore della Brexit, il Belgio ha chiesto una clausola di “distruzione automatica” dell’accordo con Cameron per evitare che altri paesi abbiano la tentazione di seguire la strada dell’eccezionalismo britannico.