Robert George difende l'eredità dell'amico Scalia e condanna la nomina di un giudice politico
New York. Dopo che Barack Obama ha detto che sarà lui a fare la nomina per la Corte suprema per rimpiazzare Antonin Scalia, Robert George, principe dei giuristi conservatori di Princeton e grande amico del giudice morto la scorsa settimana, ha twittato soltanto un nome: “Robert H. Bork”. Bork era il giudice scelto da Reagan per sostituire Lewis Powell, e la campagna democratica al Congresso per delegittimare e infine far naufragare la sua candidatura è stato tanto fragorosa da lasciare in eredità un verbo, “borking”, l’atto di ostruire una nomina presidenziale. Una chiamata alle armi per i senatori repubblicani? “Direi piuttosto un promemoria”, dice George al Foglio. Di cosa? “Della politicizzazione totale della Corte suprema avvenuta nell’ultimo secolo. Su questo argomento c’è ipocrisia sia a destra sia a sinistra, ma gli ipocriti più sfacciati sono quei liberal che ora fanno i puristi della Costituzione, ma allora hanno distrutto Bork, giudice preparatissimo e originalista, con un castello di accuse ideologiche, con attacchi personali, menzogne e falsità. Non lo volevano perché non erano d’accordo con le sue idee, non perché dubitassero della sua preparazione”.
Il professore ricorda che l’allora senatore Joe Biden era “pesantemente coinvolto” nell’operazione di delegittimazione di Bork, mentre oggi dice che la Casa Bianca farà una nomina “moderata”, non sceglierà un vociante progressista, ad esempio il giudice William Brennan. “La vera dialettica qui – continua George – non è fra progressisti e conservatori, ma fra attivisti e costituzionalisti. Ci sono stati attivisti politici in toga di tutti gli schieramenti: all’inizio del Novecento la Corte era dominata dai conservatori, che hanno forzato il dettato costituzionale per approvare misure a favore del mercato e del laissez-faire. Gli anni Cinquanta e Sessanta sono stati dominati invece dai liberal, e quella stagione ha portato alla legalizzazione dell’aborto e poi al matrimonio omosessuale. La Corte suprema è diventata un organo sostanzialmente politico, con poteri smisurati: molti aspetti fondamentali della società americana sono stati decisi da nove giudici scelti per la loro affiliazione ideologica. L’idea stessa di una Corte ‘equilibrata’ fra liberal e conservatori è figlia di una distorsione”.
Sta invocando il diritto del Senato a opporsi a una nomina smaccatamente partigiana oppure a opporsi in generale, per evitare una decisione di questa portata in un anno elettorale, come ha scritto ieri sul Washington Post il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell? “Io spero che si rifiutino di confermare la nomina di chiunque non voglia rispettare i criteri originalisti che Scalia ha portato avanti. Occorre un costituzionalista che legga la Costituzione, non che porti avanti l’agenda del partito. Scalia è stato accusato per decenni di usare l’originalismo come pretesto per difendere le sue preferenze politiche, ma la realtà è che spesso si è schierato contro le sue convinzioni nel nome della Costituzione. Qualcuno può dubitare del suo patriottismo? Era una delle persone più patriottiche che mai abbia conosciuto, eppure difendeva il diritto di bruciare la bandiera. Privatamente abbiamo discusso dell’estensione del 14esimo emendamento, e lui aveva una posizione più prudente e attaccata al testo della mia”.
[**Video_box_2**]Obama difficilmente nominerà un giurista con un profilo del genere… “E’ impossibile, e sa perché? Perché un vero costituzionalista non darebbe ai democratici quello che vogliono: sigillare per sempre le dispute su aborto, famiglia e libertà religiosa. Un vero costituzionalista direbbe che il testo non prevede nulla di tutto questo, quindi la Corte non può decidere”. Ma ci sono giudici originalisti che hanno idee di sinistra? “José Cabranes, giudice preparatissimo che già Bill Clinton aveva considerato. Il problema è che ha 76 anni”. Obama ha condannato la pratica di ostruire per motivi politici una nomina, si è anche detto “pentito” per essersi opposto, da senatore, alla nomina di Samuel Alito: “Sono contento che si sia pentito. Significa che i senatori repubblicani bloccheranno la nomina che presenterà, e poi diranno che sono pentiti”.