Il viaggio di Google in Europa, tra Antitrust e charme offensive
Il ceo Pichai incontra la commissaria Vestager. Un nuovo piano di investimenti e i numeri delle opportunità in Italia.
Lui, il nuovo e poco conosciuto ceo di Google, Sundar Pichai. Lei, il commissario europeo per la Competizione, l’erinni che sta sfiancando mezza Silicon Valley, Margrethe Vestager. I due si sono messi davanti a un tavolo per la prima volta oggi, a Bruxelles, dopo mesi di una guerra tremenda combattuta mentre Pichai, l’ingegnere dietro al browser Chrome e al sistema operativo Android, ha osservato dalle retrovie, prima di essere nominato ceo nell’agosto scorso. Da mesi Google è l’osservato speciale di Vestager e dell’Ue. Si dice che siamo davanti a un nuovo caso Microsoft, in memoria della batosta inflitta alla società di Bill Gates dall’allora commissario Mario Monti. E a giudicare dai conti che l’Europa ha aperto con Mountain View, sembra che la guerra sia solo iniziata.
La maggiore preoccupazione per Pichai è la vertenza dell’antitrust iniziata da Vestager qualche mese fa, che potrebbe costare a Mountain View fino a 6 miliardi di dollari. Sono anche le contese sulle tasse a tormentare Pichai. L’ultima notizia, per ora un rumors, non arriva da Bruxelles, ma da Parigi, dove il governo socialista di François Hollande avrebbe reclamato mercoledì 1,6 miliardi di euro di tasse arretrate. In altri paesi europei su questo tema Google ha raggiunto dei compromessi, il più importante è l’accordo siglato con il Regno Unito che ha consentito a Mountain View di pagare 171 milioni di euro in tasse arretrate, un decimo di quanto richiesto dalla Francia. Ma Vestager è implacabile anche su questo, e ha detto di essere pronta a valutare se l’accordo fiscale tra Google e Londra viola le leggi europee.
Insomma, quando si è seduto al tavolo davanti a Vestager, nell’ambito di un più ampio tour europeo, Pichai dev’essersi sentito quanto meno circondato. Da tempo gli analisti accusano Mountain View di aver fallito la sua strategia europea, e anche per questo la società ha messo in piedi un’operazione di charme offensive che va avanti da mesi, e che è culminata ieri con l’annuncio di 27 milioni di euro di nuovi investimenti per finanziare progetti legati soprattutto al mondo dell’informazione. La charme offensive ha anche una ricaduta italiana: Deloitte ha pubblicato uno studio sull’impatto di Google sull’economia nazionale, e in particolare della pubblicità online (AdWords): giro d’affari da 2 miliardi di euro e più di 40 mila posti di lavoro.
[**Video_box_2**]Impossibile dire se questo comportamento sia bastato ad ammorbidire la terribile Vestager. Ma intanto l’accerchiamento europeo non si ferma. Giovedì l’editore tedesco Axel Springer ha consegnato un premio speciale al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Lo ha annunciato il sito Politico.eu (di cui Axel Springer è l’editore) interpretandola come una mossa per intaccare l’egemonia di Mountain View sul mondo dell’informazione comunitario.
Dalle piazze ai palazzi