Immigrazione e Libia spingono la Cdu a tifare (un po') Renzi
Berlino. Al 35 di Tiergartenstr., nel grande polmone verde di Berlino che dà il nome alla strada, ha la sua sede la fondazione della Cdu intitolata all’ex cancelliere Konrad Adenauer che dista solo un incrocio pedonale dal quartier generale del partito di maggioranza tedesco. E’ qui che le politiche europee e mondiali di Angela Merkel prendono forma ed è da qui che si deve passare se si vuol comprendere il sentiment tedesco sull’Unione europea.
Per una settimana il Kas (acronimo di Konrad Adenauer Stiftung) ha ospitato un seminario sulle ragioni di stare insieme in Europa, organizzato da European Democrat Students, l’associazione studentesca del Partito popolare europeo. Una nuova occasione per capire, dopo i sussulti iniziati a dicembre sulla direttrice Roma-Berlino, com’è percepita oggi l’Italia di Renzi, soprattutto dopo che il presidente del Consiglio italiano si è pubblicamente smarcato da alcune posizioni tedesche negli ultimi consigli europei. Le sensazioni registrate potrebbero lasciare sorpresi.
Per esempio Thomas Rachel, segretario di stato al ministero dell’Educazione, alla domanda su come consideri Renzi, risponde immediatamente dicendo che ha portato “una ventata di freschezza nelle istituzioni europee” e che ogni contributo che vada in una dimensione di integrazione europea sia da accogliere e considerare. Va più nel concreto Marian Wendt, giovane parlamentare del partito della cancelliera Merkel, che sottolinea come nella crisi degli immigrati la soluzione sarebbe quella di non lasciare soli i paesi ai confini dell’Unione e costituire degli hotspot nei paesi di provenienza per non avere più le tragedie delle carrette del Mediterraneo.
Sullo stesso argomento interviene Hans-Gert Pöttering, dal 2007 al 2009 presidente del Parlamento europeo e oggi capo della Fondazione Adenauer: “I migranti non hanno diritto a scegliere la nazione di arrivo. L’Unione deve essere una comunità di solidarietà e prima o poi dovremmo arrivare alla redistribuzione degli immigrati e a un sistema di asilo europeo”. Parole, sulla carta, non molto distanti da quanto Roma chiede da tempo a Bruxelles. Attento al ruolo dell’Italia è anche Gunther Krichbaum, presidente della commissione degli Affari europei al Bundestag, che invece interviene per confermare il ruolo di guida che dovrà avere il nostro paese nella risoluzione della crisi libica: “Prima di partire con un’azione militare devono esserci due requisiti: una exit strategy e sapere cosa succederà dopo. E sicuramente il paese che più sa come aiutare la Libia è l’Italia, per il suo passato coloniale e per i rapporti commerciali che ha storicamente con il paese. Sulla vicenda migratoria posso dire che in Europa c’è bisogno di solidarietà. Non è accettabile l’atteggiamento di Viktor Orbán che propone un referendum tra gli ungheresi sugli immigrati. E’ come se noi proponessimo ai tedeschi di interrompere o continuare a finanziare i fondi sulle infrastrutture europee, da dove la Germania attinge poco rispetto all’Ungheria”. Parole forti ma compatibili con la richiesta di corresponsabilità del governo Renzi e critiche in linea con quelle del presidente del Consiglio ai paesi del gruppo di Visegrad che provano in tutti i modi a bloccare i propri confini ai richiedenti asilo.
[**Video_box_2**]Più di alimentare tensioni con Roma, in questi giorni la Cdu pare voler far fronte alle preoccupazioni sull’afflusso dei migranti. Sullo scacchiere europeo sembra che invece la Germania chieda corresponsabilità a tutti gli altri partner. Ma questo fa pensare che abbiano già un piano su come “ripartire” tale corresponsabilità. Si vedrà.
L'editoriale dell'elefantino