Il “sicario” di Trump
New York. Roger Stone ha imparato quasi tutto da Nixon, da come sbarazzarsi dei nemici alla marinatura delle olive nel vermouth per un Martini perfetto. Per questo si è tatuato il volto dell’ex presidente sulla schiena. Lo chiamano “consulente” di campagne elettorali repubblicane, lui con più realismo si definisce un “sicario del partito”, un esecutore di lavori sporchi con abiti gessati che indossa sempre la camicia bianca dopo le sei. La sua figura con i capelli decolorati è circondata da aneddoti leggendari che raccontano di astuzie e cattiverie rare. Molti sono falsi o inverificabili, e li ha messi in giro lui. Di vero c’è che quando ha scoperto dalla tenutaria di un bordello di classe che il governatore Eliot Spitzer era un frequentatore assiduo dell’esercizio, ha usato l’informazione non per sputtanarlo (“chi parla per primo ha perso” è la sua regola aurea) ma per minacciare il padre, Bernard, costruttore newyorchese e avversario di un suo cliente.
In un messaggio in segreteria telefonica gli ha annunciato l’arrivo imminente di un avviso di garanzia, “e non c’è niente che il tuo figlio ipocrita, psicopatico e pezzo di merda potrà fare”. Poi la tenutaria di quel bordello ha deciso di candidarsi al ruolo di governatore, piccola operazione di marketing, e Stone le ha fatto da consulente. Ha collaborato a nove campagne presidenziali e ha fatto attività di lobbying e facilitazione, per dir così, nel gioco d’azzardo e nel real estate. Inevitabile che nell’esercitare il mestiere si sia creata una sintonia con Donald Trump. Ma le sintonie fra umorali coltivatori di paranoie s’eclissano, così Trump lo ha chiamato un “loser” che “si prende i meriti per cose che non ha fatto”, salvo poi richiamarlo in servizio lo scorso anno per organizzare la campagna presidenziale.
Ad agosto lo ha licenziato per l’ennesimo litigio, ma essere “fired” è parte del Bildungroman trumpiano, è un’iniziazione, e perfino il maestro del politicamente sboccato sa che avere nel proprio team uno che su Twitter dà dello “stupido negro” a un giornalista non aiuta ad arrivare alla Casa Bianca. Così Stone è diventato un sicario informale per conto di Trump, un consigliere non affiliato con guinzaglio lunghissimo che va nei salotti televisivi a spargere fango sull’establishment repubblicano che sta tentando di spegnere il più grande fenomeno politico della storia recente. O almeno nei salotti televisivi ci è andato finché lo hanno invitato, poi la Cnn ha smesso di averlo come ospite per via degli insulti che sparge online, altri network hanno fatto lo stesso. Lui, naturalmente, dice che il motivo per cui lo escludono è il suo odio profondo, atavico per la famiglia Clinton. Quella che Stone chiama la “Clinton News Network” sa che “sarà lo scrutinio dell’opposizione a battere Hillary” e gli uomini della candidata democratica vogliono mettere a tacere lui e il suo libro sugli affari di famiglia e la “guerra di Hillary alle donne”. Stone si attribuisce il merito di aver scovato per primo Danny Williams, che dice di essere il figlio illegittimo di Bill e una prostituta afroamericana dell’Arkansas: “Black Lives Matter per la Clinton, tranne se sei il figlio di Bill”, dice Stone. Paragonare gli avversari di Trump ai Clinton è una delle sue trovate retoriche classiche: “L’idea che Cruz non sia parte dell’élite politica è un po’ come Clinton che dice al mondo ‘non ho avuto un rapporto sessuale con quella donna’”. Qualche anno fa ha fondato un comitato politico anti Hillary di nome Citizen United Not Timid: unendo le iniziali viene fuori la parola più indicibile della lingua inglese, specialmente se rivolta a una donna. Insieme ad Alex Jones, propagatore di cospirazioni a uso della destra più viscerale, diffonde voci su congiure di palazzo ai danni di Trump. La prossima mossa di Stone è creare un altro gruppo anti Clinton assieme a Kathleen Willey, una delle accusatrici di Bill, per dare manforte a Trump in vista delle elezioni generali.