Gerald Knaus

La mente del piano Europa-Turchia ci spiega qual è la prossima mossa

Andrea Affaticati
Due chiacchiere con Gerald Knaus sui migranti, l'ideatore del cosiddetto piano Merkel-Davutoglu, che prevede la riammissione in Turchia dei profughi sbarcati illegalmente in Grecia e la loro successiva ricollocazione nell’Ue.

Milano. La mente del cosiddetto piano Merkel-Davutoglu, che prevede la riammissione in Turchia dei profughi sbarcati illegalmente in Grecia e la loro successiva ricollocazione nell’Ue, non è il premier turco Ahmet Davutoglu, che pure ci tiene a far credere di essere lui l’ultima speranza di un’Europa che sta raggiungendo il massimo della sua capacità di integrazione. La mente di questo progetto è Gerald Knaus, direttore del think tank European Stability Initiative (Esi) con base a Berlino, Bruxelles, Vienna e Istanbul. E’ dallo scorso settembre che Knaus lo porta in giro per le capitali europee (ha fatto tappa anche a Roma), perché l’idea di un meccanismo di distribuzione basato su quote fisse gli era parsa sin da subito poco praticabile, e avrebbe incentivato altri migranti a tentare la pericolosa attraversata dell’Egeo. Ci voleva una soluzione che facesse desistere da questa opzione e al tempo stesso desse ai profughi una reale prospettiva di accoglienza. Da qui il piano elaborato insieme al suo staff di “riammissione” e “reinsediamento”: per ogni profugo riammesso (dalla Grecia) in Turchia, un profugo rimasto in Turchia viene accolto nell’Ue. Una volta messo a punto, “abbiamo bussato alle porte delle cancellerie europee, delle ambasciate, delle istituzioni che hanno voce in capitolo”, racconta Knaus parlando al telefono con il Foglio da Vienna. Tra i suoi interlocutori privilegiati figura il capogruppo parlamentare del Partito dei Lavoratori olandese, Diederik Samsom, che ha caldeggiato la proposta di Knaus presso il premier olandese Mark Rutte (l’Olanda dal primo gennaio detiene la presidenza di turno dell’Ue). E’ stato chiamato dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e ovviamente ha stretti contatti con il Kanzleramt a Berlino. Tant’è che inizialmente il piano portava il nome Samsom-Merkel. Ora invece Davutoglu-Merkel. “Ovviamente abbiamo avuto contatti ad alto livello anche ad Ankara” spiega Knaus. “E sappiamo che lì un numero crescente di persone lo reputava fattibile”. Eppure, tutti a Bruxelles si sono mostrati sorpresi della proposta. Forse perché Davutoglu ha deciso all’ultimo – si dice in volo verso Bruxelles – di fare sua la proposta.

 

Nel frattempo il piano ha attirato anche molte critiche, tanto che Merkel ieri nel suo discorso al Bundestag ha detto che è stato un bene aver avuto una decina di giorni per riflettere in merito, ma che comunque una soluzione europea va trovata, e presto. Soluzioni unilaterali, ha ribadito Merkel, non sono soluzioni. Knaus alle critiche e perplessità ribatte: “Ankara ha proposto di iniziare da subito e non da giugno con la riammissione dei profughi chiedendo in cambio di anticipare l’abolizione del visto turistico. Considerando che la bella stagione è alle porte, mi sembra una proposta interessante anche per l’Ue. Per quel che riguarda invece l’ingresso della Turchia nell’Ue, i turchi sanno benissimo che, se mai avverrà, è ancora lontanissimo. Ankara chiede solo l’apertura di altri cinque capitoli, per quanto ci si accontenterebbe anche di due se Cipro votasse a favore. Basterebbe il gesto”. Infine, c’è la paura di essere alla mercè della volubilità e dell’autoritarismo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Chi nutre questi timori non ha presente il contesto geopolitico nel quale la Turchia oggi si trova, accerchiata da stati sempre più ostili nei confronti di Ankara. Bruxelles ha bisogno di Ankara, ma Ankara ha più che mai bisogno di una Ue stabile”. Detto questo, Knaus sa benissimo che la soluzione non è dietro la porta. Dov’è la coalizione di volenterosi, a parte Germania e Olanda? E poi, come far tornare “volontariamente” indietro le decine di migliaia di profughi ammassati al confine greco-macedone?

 

Secondo Knaus c’è un solo modo: “Per loro e solo per loro, bisognerebbe fare un’eccezione. Chi di loro torna volontariamente in Turchia verrà immediatamente reinsediato”. Cioè non finirà in coda come prevede il piano ufficiale. E con questa idea Knaus è tornato a bussare alle porte delle cancellerie. Anche a quella di Vienna dove, dice, ha riscontrato interesse “senza impegno”. Ma ancora più importante per Knaus è che tra oggi e domani venga messa sul tavolo la proposta aggiuntiva al piano Davutoglu-Merkel, rimasta fino a ora “inspiegabilmente” nel cassetto. “Si prevede una quota annuale di profughi da far entrare direttamente dalla Turchia. Ogni stato aderente alla coalizione dei volenterosi fisserebbe autonomamente il numero”. Il che potrebbe per esempio convincere la Francia a partecipare. E andrebbe incontro alle richieste dei leader più duri sulle quote fisse.