Chi è l'uomo che ha ordinato la morte dei cristiani in Pakistan
E’ salito a 72 il bilancio delle vittime dell’attacco di ieri al parco Gulshan i Iqbal di Lahore, la capitale dello stato del Punjab pachistano. Almeno trecento persone sarebbero state ferite. Tre dei quattro terroristi sono riusciti a scappare, mentre uno di loro si è fatto esplodere intorno al cancello numero 1 del parco, dove sono presenti giochi e attrazioni per bambini. L’area era molto affollata al momento dell’esplosione, perché “da quest’anno, il governo del Punjab ha riconosciuto la domenica di Pasqua vacanza dal lavoro e molte famiglie cristiane provenienti dalla periferia avevano colto l’occasione per visitare Lahore, o per passeggiare nel parco”, ha scritto Kamran Chaudhry su Asia News. Haider Ashraf, viceispettore della polizia, ha detto al giornale pachistano Dawn che l’attentatore aveva addosso almeno 15, 20 chili di esplosivo, e che è ancora prematuro fare ipotesi, ma che i terroristi “avevano un obiettivo molto facile, donne e bambini” [leggi anche l’opinione di Akhtar Abbas: che cosa significa l’attacco a Lahore]. Lahore è la capitale politica del primo ministro pachistano Nawaz Sharif, che oggi, insieme con il primo ministro del Punjab, suo fratello Shehbaz Sharif, ha visitato le vittime dell’attentato in ospedale.
Sharif, che ha ricevuto il cordoglio anche dal primo ministro indiano Narendra Modi, ha detto che “sconfiggere il terrorismo è un imperativo” e che serve un coordinamento più efficace tra Forze di polizia e intelligence, soprattutto a livello provinciale. Il direttore generale dell’Inter-Services Public Relations pachistano, il generale Asim Bajwa, ha twittato che alcune persone che sarebbero legate all’attentato sono già state fermate dopo almeno cinque blitz delle Forze di sicurezza. Nel Punjab sono stati previsti tre giorni di lutto, e oggi sia le scuole sia i mercati sono rimasti chiusi.
La rivendicazione
In una telefonata fatta da un luogo sconosciuto all’agenzia AFP, Ehansullah Ehsan, portavoce della fazione Jamaat ul Ahrar dei Tehreek e Taliban Pakistan (Ttp), ha rivendicato l’attentato: “Abbiamo portato a termine l’attacco a Lahore e il nostro obiettivo erano i cristiani”, ha detto. “Vogliamo mandare un messaggio al primo ministro Nawaz Sharif e dirgli che siamo entrati a Lahore”. Nel settembre del 2014 Michael Kugelman, senior associate del Wilson Center di Washington per l’Asia, ha scritto un lungo articolo su War On The Rocks dal titolo: “Cattivo come Baghdadi? L’uomo più pericoloso del Pakistan”. L’articolo è un lungo ritratto di Omar Khalid Khorasani, ex giornalista, uno dei fondatori del gruppo Tehrik i Taliban Pakistan, che nel 2014 si staccò dal Ttp creando la fazione Jamaat ul Ahrar. Nel marzo dello scorso anno il gruppo Jamaat ul Ahrar sarebbe rientrato a far parte del Ttp come corrente estremista. Del 15 marzo del 2015 sono anche le due bombe nelle chiese cattoliche di Youhanabad, un quartiere a maggioranza cristiana di Lahore, attentato rivendicato da Jamaat ul Ahrar. Secondo Kugelman, Khorasani è il leader talebano più pericoloso, legato a sanguinosi attacchi in Pakistan, compreso quello del 2014 nella scuola di Peshawar (148 morti).
“Khorasani ha orchestrato molti attacchi in Pakistan, pure considerando una relativa diminuzione degli attacchi terroristici negli ultimi mesi nel paese”, dice al Foglio Michael Kugelman “e nonostante l'esercito pachistano abbia lanciato aggressive operazioni contro i gruppi talebani delle aree tribali. Khorasani è anche personalmente un uomo molto brutale. Gli piace pubblicare immagini di soldati pachistani decapitati su suo ordine”. In Pakistan l’estremismo islamico, però, ha un’agenda politica: “Per quanto mi riguarda, il terrorismo è terrorismo. Tutti i gruppi terroristici, che sia l’Is o le varie milizie in Pakistan, condividono lo stesso punto di vista ideologico ed estremista. In Pakistan alcuni di questi però hanno un’esplicita agenda politica. Il Ttp, per esempio, spera nel rovesciamento del governo di Islamabad e di rifondare uno stato islamista. In ogni caso, gran parte del terrorismo in Pakistan, come quello dell’Is, ha natura religiosa”. Il governo di Islamabad però fa delle differenze: “Il Pakistan considera una minaccia qualunque gruppo provochi attacchi sul proprio territorio – questo si applica per il Ttp ma anche per l’Is, che ha rivendicato diversi attentati lo scorso anno nel paese. Per esempio Islamabad non considera una minaccia il network di Haqqani e Lashkar e Taiba, che sono attivi in Afghanistan e in India. Il governo adesso è preoccupato dalla crescita dello Stato islamico in Afghanistan, dove alcuni ex talebani hanno dichiarato il proprio supporto ad Al Baghdadi. Islamabad vuole evitare che questo avvenga anche in Pakistan”, dice Kugelman.
La Pasqua e Asia Bibi
Ci sono molte ragioni per pensare che la data dell'attentato sia più significativa di quanto possa sembrare, spiega Kugelman. Primo: ieri è scaduto l’ultimatum fissato dagli estremisti religiosi al governo provinciale del Punjab per annullare la legge per la protezione delle donne. E ieri è finito anche il lungo periodo di lutto indetto per Mumtaz Qadri, la guardia del corpo dell’ex governatore del Punjab Salmaan Taseer. Il 4 gennaio del 2011 Qadri sparò a Taseer per il suo supporto ad Asia Bibi. Qadri è stato condannato dal tribunale di Islamabad alla pena di morte, che è stata eseguita il 29 febbraio scorso. E sempre da ieri, per quasi ventiquattro ore, migliaia di persone stanno protestando nella capitale pachistana difendendo Qadri dalle accuse dei tribunali. Uccidendo Taseer nel 2011, Qadri è diventato un eroe per i gruppi islamisti pachistani.
“I talebani hanno detto esplicitamente che il target dell’attacco di domenica erano i cristiani”, dice Kugelman, “E molti cristiani, tra cui donne e bambini, erano fuori per celebrare la Pasqua. Tuttavia, tra i morti e feriti non ci sono solo cristiani, ma anche musulmani. Questo attentato può aver avuto come target i cristiani ma, più in generale, è stato un attacco contro il Pakistan”.
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