“L'Europa implora il boia islamista”
Roma. Qualche giorno fa, dalle colonne del quotidiano francese Monde, Boualem Sansal ha lanciato un appello: “Dare un nome al nemico, dare un nome al male, parlare forte e chiaro”. Poi ha chiesto: “Siamo in grado di batterci e di versare il nostro sangue se non crediamo nei nostri valori, se abbiamo già tradito mille volte?”. Premio dell’Accademia di Francia per il romanzo-evento del 2015, “2084” (Gallimard in Francia, Neri Pozza in Italia), Sansal vi immagina l’Abistan, una dittatura globale panislamica dove il vecchio mondo è cancellato (la lingua, i libri, la storia, i musei, i vestiti, il cibo) e il nuovo è organizzato intorno alla preghiera, ai pellegrinaggi, alla sottomissione. Nel dicembre 1998, Sansal inviò il suo primo manoscritto, “Le Serment des barbares”, a Gallimard, l’unico editore di cui aveva l’indirizzo. Da allora, il sessantaseienne Sansal ha compiuto una rapida ascesa al vertice delle lettere parigine, ricevendo in patria minacce, pressioni, intimidazioni, specie dopo l’uscita di “Gouverner au nom d’Allah”. Ma di lasciare l’Algeria non se ne parla: “Sarebbe come abbandonarla”, ripete fedele al suo motto: “La parole ou la vie”. Così Sansal continua a scuotere la cultura europea dalla sua casa a Boumerdès, una cinquantina di chilometri da Algeri. Dove riceve lettere come queste: “Ti faremo la pelle”, “non meriti di vivere”. E, naturalmente, “sporco ebreo”. Perché nel 2012 Sansal partecipò alla Fiera del libro di Gerusalemme e, al rientro, la stampa si scatenò contro il “traditore” venduto alla “lobby sionista”. Lui rispose così: “Sono andato a Gerusalemme… e sono tornato felice”. Sua moglie Naziha insegnava matematica, ma è stata accusata dai genitori di “contaminare” i bambini con il suo “ebraismo”. E costretta a dimettersi.
Boulem Sansal
“L’irresistibile diffusione dell’islam”
In una settimana Bruxelles (35 morti), poi Lahore (70 morti). Che sta succedendo? “L’Europa sperimenta diversi problemi la cui coincidenza e gravità spingono le persone a vedervi un segno dell’inevitabile declino”, dice Sansal al Foglio. “Questi problemi sono la diffusione irresistibile dell’islam che richiede un ripensamento della democrazia e della laicità; l’esplosione incontrollata e incontrollabile dei flussi migratori; la comunitarizzazione e la concentrazione delle popolazioni in nuovi territori al di là della legge del paese; l’importazione del terrorismo e un terrorismo locale che si fondono in una strategia globale. Il tutto aggravato da una sorta di declino generalizzato dell’Europa, la cui forma visibile è l’incapacità dei governi di agire. Il terrorismo colpisce duro per approfondire le fratture e accelerare la caduta. Il fallimento della costruzione europea indebolisce la solidarietà tra gli stati e facilita gli strateghi del terrorismo globale”. L’Europa è colpita nel momento massimo di irrilevanza. “L’Europa non è più il centro di gravità del mondo, è in declino in campo politico, economico, culturale, militare. Il centro di gravità si muove irresistibilmente dal centro alla periferia. L’Europa è una illusione inventata per placare i timori durante la Guerra fredda. L’Europa adesso è a metà del guado, dove le correnti sono più forti. E’ vecchia, stanca, spaventata, non agisce, prega, presa dalla Sindrome di Stoccolma, sostiene i propri aggressori”.
In tutti i suoi romanzi, Boualem Sansal, il più celebre esponente della nuova letteratura franco-algerina, denuncia la sottomissione a Dio, l’arabizzazione forzata, il culto onnipresente del martirio nell’islam, la trasformazione di interi paesi in enclavi moribonde, la pietà, l’amore. Nei primi anni Ottanta, a Boumerdès, dove Sansal vive, c’era una sola moschea, un ex edificio in stile ottomano. Oggi la città ne è piena. E non ci sono più svaghi. I cinema sono stati tutti chiusi. E la gente beve di nascosto. I cimiteri sono sempre pieni di lattine. I bar, durante il Ramadan, sono vuoti rispetto a una volta.
Pensa che si possa riformare l’islam? “L’islam è la religione che è venuta a chiudere il ciclo delle rivelazioni”, prosegue in questa intervista al Foglio Boualem Sansal, lo scrittore algerino autore di “2084” e celebre per i capelli lunghi grigi raccolti a coda di cavallo. Già in “Il villaggio tedesco”, romanzo tradotto da Einaudi sette anni fa, Sansal aveva fatto un controverso parallelo tra islamismo e nazismo.
“Il Corano è il libro increato, che porta la parola di Allah, che proclama”, ci spiega Sansal. “No, non oggi, non domani, non ci sarà nessuna riforma. Solo pensarlo significa causare una guerra mondiale. Tuttavia, i musulmani possono cambiare il loro rapporto con il dogma, vivere come cittadini e non come credenti. Nella storia, questo è stato raggiunto da Atatürk in Turchia e nella Tunisia di Bourguiba. Questo è il motivo per cui dobbiamo lavorare, aiutare i musulmani a liberarsi dalla morsa totalitaria dell’islam originario, contribuendo a stabilire regimi democratici. Bisogna smettere di favorire la costruzione di moschee e altri luoghi di indottrinamento, cambiando le relazioni politiche con i paesi che finanziano l’espansione dell’islam e dell’islamismo nel mondo come Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti”.
“E’ fascista tacciare di ‘islamofobia’”
In Francia, il grande dibattito sull’islam è portato avanti da intellettuali e scrittori arabi come Kamel Daoud, lei e altre mosche bianche. Ma gli altri? “L’Europa non ha più intellettuali. Non hanno alcuna influenza sulla società e i centri di potere. Sono stati sostituiti dai media, dalla comunicazione. Gli intellettuali si sono messi al servizio dei media e dei partiti politici”. Su Libération, lei ha accusato la sinistra che brandisce l’“islamofobia” per chiudere il dibattito sull’islam. “Un intellettuale intimidito non è un intellettuale, ma un chiacchierone chiamato al silenzio. Quello che fanno è criminale, è fascista, e ha lo scopo di evitare il dibattito e terrorizzare la gente. La paura dell’islam è una reazione naturale, nasce dalla atmosfera generale che si osserva in molti paesi musulmani, da Arabia e Iran che decapitano alle donne martirizzate”.
In occidente la guerra è assente da settant’anni, mentre il mondo islamico non ha paura: “Gli strateghi dell’islamismo sanno bene tutto questo e ciò spiega l’offensiva generale che hanno lanciato contro l’occidente”, ci dice Sansal. “La radicalizzazione sarà il modo per far emergere chi governerà l’umanità. La vita chiama alla vigilanza, alla riflessione, all’azione, a mantenere ancora intatto il desiderio di avere successo”.
Questo ci porta, in conclusione, a “2084” che per sottotitolo ha “la fine del mondo”. “Quel romanzo l’ho immaginato davvero come un allarme, ma senza farmi illusioni, perché le persone hanno paura di sentire gli allarmi, preferiscono nascondersi e chiedere al boia di risparmiarli”.