Polizia greca al confine con la Macedonia respinge dei migranti che tentano di attraversare la frontiera (foto LaPresse)

Il primo saldo del patto tra Ue e Turchia sui migranti è negativo

David Carretta
Sono iniziate ieri le espulsioni dalla Grecia, l’accordo mostra le sue fragilità (e pure la dissuasione non funziona).

Bruxelles. Nel primo giorno delle espulsioni previste dal piano concordato dall’Unione europea e da Ankara per porre fine al flusso dei rifugiati sulla rotta dell’Egeo, il saldo numerico è negativo: mentre 202 migranti venivano rispediti dalla Grecia in Turchia, altri 339 migranti ieri mattina sbarcavano sulle isole greche. Non un solo richiedente asilo siriano, iracheno o afghano è stato fatto salire a bordo dei tre traghetti partiti da Lesbos e Chios per raggiungere il porto di Dikili. Gli espulsi erano migranti economici – in gran parte provenienti dal Pakistan e dal Bangladesh – malgrado la promessa di Ue e Turchia di rimpatriare tutti i rifugiati. “I giorni dell’immigrazione irregolare in Europa sono finiti”, aveva detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk il 18 marzo, dopo l’accordo con il premier turco, Ahmed Davutoglu. Ma le complicazioni burocratiche, necessarie per preservare una facciata di legalità per le espulsioni di massa, per ora impediscono di andare oltre rimpatri e numeri simbolici. Ankara non ha ancora approvato la legislazione necessaria a fornire protezione internazionale a siriani, iracheni e afghani. Sulle isole greche tarda ad arrivare l’esercito di funzionari europei che dovrebbe aiutare ad analizzare le richieste di asilo e a procedere ai rimpatri. Lungi dall’avere avuto un effetto dissuasivo sui rifugiati, l’annuncio dei primi traghetti di migranti verso la Turchia ha innescato un’ondata di richieste di asilo: su 2.900 persone presenti nel campo di detenzione di Moria a Lesbos, più di 2.700 hanno dichiarato la loro intenzione di invocare la protezione internazionale, conquistando giorni preziosi per evitare l’espulsione.

 

Secondo Angeliki Dimitriadi, ricercatore all’European Council on Foreign Relations, l’accordo è “zeppo di problemi: dalla sua fragile base legale alla totale mancanza di capacità di attuarlo davvero”. L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite continua a criticare il patto, perché la Turchia fornisce una protezione limitata ai siriani ed esclude le garanzie della Convenzione di Ginevra per tutte le altre nazionalità (con l’eccezione degli europei). Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos ieri era a Ankara per cercare di convincere il governo turco a ratificare rapidamente tutti i protocolli di Ginevra. Ma anche la gestione del piano da parte dell’Ue è in bilico. Sulla base della legislazione adottata dalla Grecia venerdì, tutte le richieste di asilo dovranno essere analizzate, compresi eventuali ricorsi. Frontex e l’Ufficio europeo di assistenza all’asilo (Easo) nel fine settimana hanno dispiegato meno di un decimo del personale che, secondo la Commissione, sarebbe necessario sulle isole: 243 funzionari sui 2.500 che dovrebbero aggiungersi a 1.500 greci. Sui 400 interpreti chiesti da Easo, solo 22 sono stati promessi. Risultato: tra ostacoli legali e burocratici, “una percentuale significativa degli arrivi riceverà protezione internazionale in Grecia, rendendo l’accordo (con la Turchia) irrilevante”, ha spiegato Dimitriadi in un paper sulla politica estera dell’Ue sull’immigrazione.

 


Giovani migranti al confine tra Grecia e Turchia.


 

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, domenica ha preso il telefono per spingere il premier turco Davutoglu a rispettare gli impegni. La Germania ha iniziato a onorare la sua parte di accordo: 32 rifugiati siriani sono stati imbarcati dalla Turchia su due voli diretti a Hannover (altri 11 sono partiti per la Finlandia) nell’ambito del programma di reinsediamento. In attesa di poter espellere anche i rifugiati, lo scambio “un siriano rimpatriato contro un siriano reinsediato” ha lasciato il posto a un’altra formula: “per ogni traghetto (di migranti) che lascia la Grecia per la Turchia, ci sarà un aereo (di rifugiati siriani) che lascia la Turchia per l’Europa”, ha spiegato il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas. L’obiettivo del programma di reinsediamento è di “sostituire flussi migratori disorganizzati, caotici, irregolari e pericolosi con percorsi organizzati, sicuri e legali verso l’Europa per chi ha diritto alla protezione internazionale”, ha detto Schinas. Un altro volo dovrebbe partire oggi per l’Olanda. Ma i numeri sono insufficienti per ottenere un effetto dissuasivo sulla massa che vuole arrivare in Europa: gli europei hanno offerto un massimo di 72 mila posti ai quasi 3 milioni di rifugiati siriani presenti in Turchia.

 

 

Record di sbarchi in Italia

 

I dati sugli arrivi in Grecia indicano comunque un rallentamento dei flussi dopo la firma dell’accordo il 18 marzo. Ma gran parte degli esperti lo attribuisce a un peggioramento delle condizioni del mare. Gli europei sperano in un’azione più incisiva della guardia costiera turca, che ha iniziato a abbordare gommoni e altre imbarcazioni dentro le sue acque territoriali. Tuttavia un blocco navale nell’Egeo, come la chiusura delle frontiere dei Balcani, rischia di gonfiare ulteriormente le rotte che portano all’Italia. Per ora, la Commissione nega che ci siano “deviazioni” con uno spostamento di siriani, iracheni e afghani dalla Grecia verso l’Albania o dalla Turchia verso l’Egitto e la Libia. Secondo L’Organizzazione mondiale per le Migrazioni, “l’aumento degli arrivi in Italia è indipendente dalla chiusura della rotta dei Balcani o dall’accordo Ue-Turchia”: l’instabilità e l’insicurezza in Libia ha accelerato le partenze di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana. Ma i numeri sono allarmanti – 9.694 arrivi in Italia in marzo contro i 2.283 dello scorso anno, secondo l’Unhcr – e gli altri paesi si attrezzano per chiudere le frontiere. Dopo l’Austria al Brennero, la Francia ha pronti 350 funzionari e poliziotti appena oltre Ventimiglia. Non a caso, in un’intervista al Financial Times, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha chiesto aiuto all’Ue per i rimpatri, altrimenti “l’intera agenda di Juncker sull’immigrazione fallirà”. Anziché aver risolto la crisi con la Turchia, l’Ue rischia di trovarsi con due emergenze – Grecia e Italia – e a corto di idee. Nella sua proposta per modificare Dublino, attesa per domani, la Commissione dovrebbe lasciare agli Stati membri la scelta tra cambiare tutto e lasciare tutto com’è.