Mettere le mani sugli archivi dello Stato islamico per trovare i prossimi attentatori

Daniele Raineri
Da qualche parte in Siria il gruppo terroristico conserva i video testamenti degli stragisti, anche di quelli in vita che ancora non conosciamo

Oggi lo Stato islamico ha pubblicato il numero 14 di Dabiq, la sua rivista di propaganda in inglese. Quattro pagine sono dedicate alla glorificazione degli attentatori che hanno colpito il 22 marzo a Bruxelles. Tra le tante foto a colori è interessante notare che lo Stato islamico pubblica anche una immagine inedita e scattata in Siria di Mohamed Belkaid, ucciso il 15 marzo da un cecchino della polizia durante un raid a Bruxelles, e di Najim Laachraoui, considerato il tecnico che preparava le bombe usate dal gruppo (anche durante gli attacchi di Parigi). La foto è stata presa con tutta probabilità da un video filmato molti mesi fa in Siria in un campo militare abbandonato vicino Raqqa e non ancora uscito.

 


 

Due uomini dello Stato islamico a Bruxelles con un passato in Siria e coinvolti nelle stragi del 22 marzo, Najim Laachraoui e Mohamed Belkaid, in una immagine pubblicata oggi sul numero 14 di Dabiq

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli attentatori dello Stato islamico coinvolti negli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015 in una immagine pubblicata a gennaio sul numero 13 di Dabiq

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Lo Stato islamico agisce seguendo questo schema: 1) ha pianificato gli attentati con molto anticipo 2) prima di spedire gli attentatori in Europa li filma uno per uno mentre uccidono un prigioniero e recitano la propaganda del gruppo 3) dopo gli attacchi, quando ormai le identità degli attentatori sono state svelate, pubblica prima le foto e poi i video registrati in Siria molti mesi fa. Così è successo dopo le stragi di Parigi, così sta succedendo adesso. Le immagini dei due stragisti di Bruxelles sono uguali a quelle degli stragisti di Parigi pubblicate su Dabiq numero 13 e in un video messo su Internet il 24 gennaio – a partire dalle uniformi e dai coltelli per finire con la posa. E' davvero probabile che siano state filmate nelle stesse esatte circostanze. C’è anche da considerare che questi video sono la migliore assicurazione per lo Stato islamico che gli uomini mandati in Europa non si consegneranno: non possono, perché hanno lasciato alle loro spalle un filmato in cui uccidono a sangue freddo un prigioniero e dichiarano la propria fedeltà all’organizzazione.

 

Questo vuol dire che da qualche parte negli uffici media dello Stato islamico in Siria o in Iraq sono conservate le ultime volontà degli attentatori che sono stati mandati in Europa. Gli inquirenti sospettano che ci siano altri attentatori in libertà e ancora non conosciuti che lavorano ad altri attacchi in futuro e per questo motivo mettere le mani su quegli archivi elettronici inediti sarebbe un successo per i servizi di sicurezza europei. Con i video e le immagini, potrebbero ricostruire il pezzo mancante di quello che il New York Times ha definito in un editoriale “il fronte europeo dello Stato islamico”.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)