Un libro racconta Macron, il “banchiere che voleva essere re” di Francia. Intervista
Parigi. C’è una domanda che ossessiona oggi il Tout-Paris, più ancora di quale sarà la prossima mossa imprenditoriale di Matthieu Pigasse o la nuova liaison amorosa di Valérie Trierweiler: ma Emmanuel Macron sarà il salvatore della Francia o il becchino del socialismo? Per François-Xavier Bourmaud, giornalista politico del Figaro e autore di “Emmanuel Macron: le banquier qui voulait être roi” (l’Archipel), “ci sono tre scenari possibili: il primo vede Hollande candidato e rieletto all’Eliseo per un secondo mandato, e in questo caso Macron atterrerebbe quasi certamente a Matignon, giocando il ruolo di procacciatore degli elettori centristi per permettere alla gauche di accedere al secondo turno; il secondo, nonché il peggior scenario possibile per l’inquilino di Bercy, è la candidatura e la non rielezione dell’attuale presidente della Repubblica.
Il ministro dell’Economia si ritroverebbe al vertice del suo giovane movimento, ‘En Marche!’, senza esperienza, ma soprattuto soffocato dall’ala radicale del Partito socialista a sinistra e dal partito maggioritario che accederà al potere a destra; l’ultima ipotesi è che Hollande decida di farsi da parte. A questo punto Macron potrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali del 2017 senza passare per le primarie di partito a sinistra, perché ha appena creato un movimento che può servirgli da supporto per la sua candidatura”, spiega al Foglio Bourmaud. Il Primo ministro, Manuel Valls, ha dichiarato ieri a Libération di essere disposto a “innalzare dei ponti” con la destra per riformare il paese. Un clin d’oeil a Macron e alle ambizioni transpartitiche di “En Marche!”? “Valls ha sempre tenuto questa linea, ha sempre difeso l’idea che ci possano essere delle passerelle tra la destra e la sinistra su alcuni temi specifici.
Il primo ministro francese Manuel Valls (foto LaPresse)
Dopo le ultime elezioni regionali, aveva già proposto alla destra neogollista di lavorare con la sinistra sul tema del lavoro a livello regionale”. Uno dei passaggi più sapidi del libro di Bourmaud è dedicato all’avvertimento lanciato dall’ex ministro dell’Economia Montebourg a Valls, quando lasciò Bercy al liberale Macron: “Stai facendo una cazzata Manuel. Ti ucciderà. Ruberà il tuo posizionamento sulla modernità e non ti resterà nulla”. “Valls è indebolito dalla popolarità di Macron in questo momento”, dice al Foglio Bourmaud. “Sono nello stesso territorio e Valls lo sa bene. Il problema, tuttavia, è che da quando è diventato Primo ministro ha perso una parte di libertà. Libertà che è stata presa e utilizzata da Emmanuel Macron”.
Ma “En Marche!” è veramente qualcosa di nuovo? “Senza andare troppo indietro nel tempo, Ségolène Royal, quando era candidata alla presidenziali del 2007, aveva creato un movimento simile, fuori dal Ps, che si chiamava ‘Désirs d’avenir’ e radunava i suoi sostenitori. Ci sono stati altri movimenti transpartitici nella storia della Quinta Repubblica che però hanno avuto un successo effimero, perché l’inerzia del sistema politico francese ha preso sempre il sopravvento. Tuttavia, ciò che oggi rende originale il movimento di Macron, è il fatto di iscriversi in un paesaggio politico caratterizzato da una tripolarizzazione: destra e sinistra tradizionali più il Front national in evoluzione.
Macron si è detto: quale miglior momento per creare un movimento oltre la destra? Perché non provarci?”. Ma Macron rischia anche di essere schiacciato da un sistema istituzionale come quello della Quinta Repubblica che è fondato sul bipolarismo. “E’ l’ipotesi più probabile, a meno che il sistema non esploda. Le istituzioni sono costruite sulla bipolarizzazione della vita politica e a mio avviso la tripolarizzazione del paesaggio elettorale che vediamo oggi sarà passeggera. Rispetto a Matteo Renzi in Italia, per Emmanuel Macron sarà più complicato salire al potere a causa del sistema elettorale istituzionale francese”.