Una svastica radical chic sul Labour
Roma. Ci sono parlamentari, come Michael Levy della Camera dei Lord, che minacciano di lasciare il Labour se Jeremy Corbyn non fermerà la marea antisemita. Ci sono storici donatori della sinistra, come Michael Foster, che non daranno più un penny a un partito ostile agli ebrei. Ci sono ex ministri degli Esteri, come David Miliband, e il candidato sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, che accusano apertamente Corbyn di avallare quest’odio. Il Labour ha un problema gigantesco. L’odio per gli ebrei. Nel 1997, il 70 per cento degli ebrei inglesi ha votato Tony Blair. Oggi Corbyn, inserito dal Centro Wiesenthal nella lista nera dei peggiori antisemiti, non otterrebbe più del 25 per cento del voto ebraico. Corbyn ha già incassato accuse di antisemitismo per aver definito “amici” Hamas e Hezbollah.
Jeremy Bernard Corbyn, leader del partito Laburista
Adesso Michael Foster, che ha finanziato la campagna laburista del 2015 con 570 mila sterline, scrive un articolo sul Daily Mail in cui accusa Corbyn di “disprezzo per la storia degli ebrei in Europa” e di non fare “alcun tentativo per mettere a proprio agio una comunità ebraica che per più di cento anni ha sostenuto il Labour”. La scorsa settimana, Corbyn ha difeso il fratello Piers, dopo che questo aveva detto che “i sionisti non tollerano nessuno che difenda i diritti dei palestinesi”. Frase pronunciata riferendosi alla parlamentare ebrea Louise Ellman.
Nelle stesse ore, l’attivista laburista Bob Campbell diceva che l’Isis è un’organizzazione israeliana, postando immagini di Netanyahu e al Baghdadi assieme, mentre un altro attivista, Gerry Downing, si scatenava contro “i sionisti” e sulla “questione ebraica”. Ormai non si contano più i casi di politici e consiglieri del Labour che danno voce al peggior sentimento antiebraico. Come il parlamentare Vicki Kirby, secondo cui Hitler era “un dio sionista” e gli ebrei “nasoni”. O Aysegul Gurbuz, l’assessore di Luton che ha definito Hitler il “più grande uomo della storia” e secondo cui l’Iran dovrebbe usare l’atomica per “cancellare Israele dalla carta geografica”.
Caso simile quello di Khadim Hussain, ex sindaco di Bradford, che ha scritto: “Nelle scuole si parla solo di Anna Frank e dei sei milioni di sionisti uccisi da Hitler”. E’ stata poi la volta di Beinazir Lasharie, consigliere di Kensington: “Molti sanno chi c’è dietro l’11 settembre e l’Isis. Non ho niente contro gli ebrei…”. Queste e altre dichiarazioni hanno spinto l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, a dire che il disprezzo per gli ebrei persiste negli “angoli bui” dell’Inghilterra, fra i ranghi del Labour come nelle aule universitarie. Lo scorso febbraio, a Oxford, si era dimesso da capo degli studenti laburisti Alex Chalmers, che aveva denunciato che “gran parte” della “sinistra” in facoltà ha “un qualche tipo di problema con gli ebrei”. Un fenomeno pervasivo ormai nella società inglese, tanto da spingere Sajid Javid, ministro inglese delle Attività produttive, a puntare il dito contro “le cene antisemite”, un fenomeno tipico nei quartieri benestanti e di sinistra di Londra, dove “persone rispettabili della classe media che avrebbero un sussulto di orrore se fossero accusate di razzismo sono molto felici di ripetere calunnie sugli ebrei”.
Come ha osservato George Orwell nel 1945: “Il pregiudizio contro gli ebrei è sempre stato diffuso in Inghilterra e Hitler ha semplicemente causato una divisione netta tra le persone di coscienza che si rendono conto che non è il momento di lanciare pietre contro gli ebrei e le persone il cui antisemitismo viene aumentato dalla tensione nervosa della guerra”. Siamo ancora a quella divisione nel salotto buono e giusto di Jeremy Corbyn.
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