L'occidente messo a sedere
Roma. Di questo passo dovranno chiedere scusa al sindaco di Colonia, Henriette Reker, che dopo le aggressioni sessuali della notte di Capodanno era stata criticata per aver consigliato alle donne di “tenere gli stranieri a distanza di un braccio”. Sì, perché il ministro della Giustizia tedesco, il socialdemocratico Heiko Maas, ora ha suggerito una soluzione simile per mantenere la pace multiculturale e disincentivare la lascivia dei migranti dopo Colonia: eliminare le donne nude dai cartelloni pubblicitari. Come spiega lo Spiegel, il ministro Maas, su suggerimento delle femministe di Pink Stinks, ha proposto di bandire la “pubblicità sessista” e di proiettare una immagine “moderna” delle donne non più come “oggetti sessuali” (in Italia lo ha chiesto anche Monica Cirinnà, che vorrebbe “liberare le città da tutte le immagini che usano il corpo delle donne in modo insultante”).
Nel 1969 la Germania fu travolta dal dibattito sull’introduzione nelle scuole del “Sexualkundeatlas”, l’Atlante di scienza sessuale. Adesso il problema è desessualizzare la società. Prima le autorità hanno pubblicato linee guida, pamphlet e vignette, per comunicare agli immigrati mediorientali le norme sessuali che devono seguire. Poi, a Bornheim, vicino Bonn, funzionari tedeschi hanno vietato l’ingresso ai migranti di sesso maschile in una piscina pubblica. La decisione è stata presa a seguito delle denunce di alcune ragazze che avevano lamentato di essere state infastidite sessualmente da un gruppo di migranti provenienti da un vicino centro di accoglienza. Poi una piscina di Norderstedt, nel nord della Germania, ha introdotto fasce orarie in cui l’utilizzo è riservato solo alle donne e interdetto agli uomini. A Ratisbona c’è chi ha suggerito di creare autobus per sole donne, visto che venivano palpeggiate. E in alcune scuole vicine ai centri profughi si “consiglia” di non indossare le minigonne.
In risposta al ministro Maas, il leader del Partito liberale democratico, Christian Lindner, ha dichiarato che “vietare la nudità e la pubblicità sessuale, velare le donne e addomesticare gli uomini, lo fanno i leader religiosi islamici, non il ministro della Giustizia tedesco”.
Secondo la proposta di legge del ministro della Giustizia tedesco, Heiko Maas, manifesti o annunci pubblicitari potrebbero essere irricevibili “se riducono le donne a oggetti sessuali”. In caso di controversia, sarà un tribunale a decidere. Niente più pubblicità della birra Schöfferhofer in cui una ragazza nuda dice che “è bello farsi pizzicare l’ombelico”. Niente più natiche al vento in bicicletta per la pubblicità dell’intimo. I migranti siriani potrebbero agitarsi. Basta curve attraenti o sorrisi seducenti. Presentazioni stimolanti che offuscano la mente. La Gwa, l’associazione tedesca che rappresenta le agenzie di comunicazione, ha descritto la proposta Maas come “completamente assurda”: “Chi deciderà cosa è sessista?”, ha chiesto il presidente della Gwa, Wolf Ingomar. Avverte il giornale Augsburger Allgemeine: “Heiko Maas vuole un divieto della pelle nuda per scopi pubblicitari”. E ancora: “Troppo sesso: il ministro Heiko Maas vuole censurare la pubblicità”. Favorevole la femminista Margarete Stokovski, che sul settimanale Spiegel scrive: “Oggi è il trentesimo anniversario della morte di Simone de Beauvoir. Il suo libro ‘Il secondo sesso’ si conclude con la constatazione che le persone sono libere solo quando possono riconoscersi come soggetti, indipendentemente dal loro sesso”.
Sulla stampa, il commento più duro arriva dal quotidiano Die Welt, che titola contro la “sottomissione culturale”: “Grazie al ministro della Giustizia Heiko Maas sappiamo finalmente il motivo per cui la notte di Capodanno alla stazione centrale di Colonia circa un migliaio di donne sono state vittime di violenza sessuale: a causa della pubblicità sessista. Troppi modelli erotici, troppa pelle nuda sui nostri cartelloni, troppe bocche erotiche, troppe minigonne nelle riviste di moda, troppi culi e seni paffuti negli spot televisivi”. Sarebbe come dire che la colpa per la violenza sessuale a Colonia da parte di migranti provenienti dal mondo islamico non sono gli stessi autori, “né la loro cultura”, ma “la cattiveria del settore pubblicitario tedesco”.
La Welt denuncia questa ondata di “pruderie e puritanesimo”: “La richiesta di meno erotismo in pubblico del ministero della Giustizia tedesco è – come il divieto di satira contro Jan Böhmermann – un altro passo nella direzione di una ‘sottomissione’, come l’ha ritratta con chiaroveggenza Michel Houellebecq”. Anziché i capezzoli e i glutei, conclude la Welt, “dovremmo stimolare l’uso del burqa o far indossare il velo come la signora Erdogan?”.
Intanto, il comico Jan Böhmermann, reo di aver deriso il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulla Zdf, è finito sotto scorta e il suo programma indecente è stato sospeso dalla televisione pubblica tedesca. Il califfo al Baghdadi non poteva chiedere di più: via le donne nude dalle strade e il comico blasfemo dagli schermi. Il passo successivo la Germania potrebbe emularlo dalla Francia: la criminalizzazione della prostituzione. Una lapidazione democratica.