Bruciò vivi due coniugi cristiani in Pakistan, per il tribunale deve tornare in libertà
Yousaf Gujjar, il principale sospettato per l'omicidio di Shahzad Masih e Shama Bibi, i coniugi cristiani gettati vivi in una fornace a Kot Radha Kishan, il 4 novembre 2014, perché accusati di blasfemia, è stato scarcerato su cauzione. La notizia, ripresa dall'agenzia Fides, è stata data dall'ong pakistana "Lead". La decisione è stata presa contro il parere del viceispettore generale della polizia di Kasur, responsabile delle indagini, che ha confermato che "se non fosse per questo individuo, l'incidente non sarebbe mai accaduto". Secondo la ricostruzione più affidabile, Gujjar – che della fornace è anche il proprietario – avrebbe incitato la folla a punire i due giovani coniugi, bruciati vivi dopo due giorni di torture. Già in passato il principale sospettato aveva presentata domanda di rilascio su cauzione, ma la richiesta era stata regolarmente respinta. Ora, a neppure un mese dalla strage di Lahore del giorno di Pasqua, la Corte ha cambiato idea.
"L'odio in Pakistan è così radicato che tanti musulmani pensano che i cristiani contaminino l'acqua potabile, tanto da bere in pozzi separati", diceva lo scorso marzo al Foglio Wilson Chowdhry, presidente della British Pakistani Christian Association (BPCA). E la responsabilità, spesso, è delle istituzioni, ai massimi livelli: "Anche lo Stato è coinvolto, implicato nell'omicidio di innocenti uomini cristiani, impiccati o assassinati in modo brutale dalla polizia. Le chiese sono spesso costrette a firmare contratti con notabili musulmani locali in riunioni in cui i cristiani si trovano in inferiorità numerica (riunioni presidiate dalla polizia). I riti devono essere inoffensivi per i musulmani". La lista delle violazioni dei diritti umani, aggiungeva Chowdhry, "è infinita, ma è del tutto chiaro che tali esempi altro non sono che tentativi di eliminare la comunità cristiana del Pakistan".