Il ministro belga che vede l'Europa islamizzata: “Colpa dei cristiani”
Roma. “Molto presto, in Europa ci saranno più musulmani che cristiani. L’Europa non si rende conto di questo, ma questa è la realtà”. A dirlo è stato, davanti alla commissione per la Giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, Koen Geens, che della Giustizia in Belgio è ministro. E ci saranno più musulmani, ha aggiunto, non perché “ce ne sono troppi, ma perché i cristiani sono sempre meno praticanti”. Dove Geens abbia preso i dati declamati nell’organismo comunitario di Bruxelles, nessuno lo sa. Il suo stesso portavoce si è rifiutato di spiegare su cosa si basino le riflessioni del ministro: “I suoi commenti sono stati molto chiari, non dirò nulla di più”. Eurostat, l’unico ufficio statistico legittimato a fornire stime del genere, fa sapere che non ha prodotto alcuno studio sulle religioni, e quindi non è in grado di sostenere se quella del politico fiammingo sia una profezia o una previsione basata su dati empirici.
Quel che si sa, dicono dal Berlaymont, è che una rilevazione della Commissione europea del 2012 indicava che il 72 per cento della popolazione continentale si dichiarava cristiana, a fronte del 2 per cento di musulmani. In Belgio, i numeri non si discostavano poi di molto: 65 per cento contro 5. Che poi tra i cristiani i praticanti siano una risibile minoranza (Polonia esclusa), è un altro discorso e non rende più plausibile la prospettiva delineata da Geens. Secondo una stima ritenuta attendibile i musulmani in Europa sarebbero circa il 5 per cento del totale. Cifre, insomma, di gran lunga più basse (e meno allarmistiche) rispetto a quelle fornite tempo fa dall’autorevole Pew Research Institute, che intravedeva una crescita del numero di fedeli all’islam tale da quasi pareggiare quello dei cristiani nel 2050. Il ministro si è subito attirato le critiche delle associazioni che combattono l’islamofobia. Una di queste, Tell Mama, ha reso noto all’Independent tutto il suo sdegno: “I commenti del ministro della Giustizia belga sono non solo sbagliati, ma anche irresponsabili, considerata la sua posizione”, ha spiegato Fiyaz Mughal, che di Tell Mama è il direttore. Eppure, il ministro in questione è lo stesso che, poche settimane prima degli attacchi di Bruxelles, si vantava della “nostra filosofia per un islam più integrato”. Spiegava, Geens, che “per combattere la radicalizzazione è importante che i giovani non entrino nelle moschee dove si proclama una fede radicalizzata”.
Il ministro non ha ancora fatto retromarcia, dal suo ufficio si conferma ogni sua singola parola. Quasi a rimarcare la differenza con la performance del collega dell’Interno, Jan Jambon, che solo una decina di giorni fa accusava “una parte considerevole della comunità islamica” di aver “danzato dopo gli attentati” che insanguinarono la capitale belga lo scorso 22 marzo. Jambon, inoltre, aveva osservato come “i residenti musulmani di Molenbeek avessero attaccato gli agenti di polizia” durante le operazioni messe in campo per arrestare Salah Abdeslam: “Tiravano pietre e bottiglie, e questo è il problema principale”, sottolineava. Subissato dalle polemiche, Jambon cambiava opinione, parlando di “fraintendimenti” e chiarendo che “in Belgio abbiamo 600-700 mila musulmani e la grande maggioranza di essi condivide i nostri valori”, compresi quelli di Molenbeek e Schaerbeek. L’errore che non si può commettere, aggiungeva il titolare dell’Interno, è “rendere l’islam un nemico. Questa è la cosa peggiore che noi potremmo fare”.
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