Perché Macron vuole “rifondare l'Europa” assieme alla Germania
Parigi. Die Wiedergründung Europas, la rifondazione dell’Europa. A nulla sono serviti i richiami all’ordine per la troppa disinvoltura con cui Emmanuel Macron ha contraddetto negli ultimi tempi le posizioni ufficiali del governo francese di cui fa parte: ieri il ministro dell’Economia ha ancora una volta deciso di prendere la sua libertà di parola promettendo una “nuova offerta” per la Francia in vista delle presidenziali del 2017 e invocando soprattutto una “rifondazione dell’Europa”. Assieme alla Germania. “C’è una generazione che ha fondato l’Europa, una seconda che l’ha sviluppata. Poi sono arrivati quelli che si sono dovuti confrontare con la crisi finanziaria e con i nuovi rischi internazionali. Si sono mostrati responsabili e hanno fatto il loro meglio”, ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia francese al settimanale Die Zeit.
Il nuovo astro della gauche riformista francese, che ha lanciato di recente il movimento politico En Marche!, afferma di voler “disegnare il futuro” della Francia e di voler lavorare con la Germania per la “rifondazione dell’Europa”. C’è da parte di Macron il desiderio di riattivare il motore franco-tedesco per rifondare l’Europa, di tornare alle origini del progetto europeo, di superare le divergenze sull’austerity, le politiche monetarie, la crisi dei migranti e i grandi temi che hanno provocato attriti tra Parigi e Berlino negli ultimi tempi, ma c’è anche l’esasperazione per la situazione attuale della Francia e il bisogno di dire ai suoi superiori che così non va. “Tenuto conto delle sfide cui l’Europa è di fronte, una nuova èra si sta aprendo. Se l’Europa non reagisce, sparirà”, ha aggiunto Macron, affermando di volere giocare un ruolo da protagonista: “Sono convinto che la mia generazione ha un dovere storico: la rifondazione dell’Europa”.
Emmanuel Macron riduce ulteriormente le ambiguità circa le sue reali intenzioni per il 2017, i rumor sulle sue ambizioni presidenziali aumentano assieme al tasso di nervosismo dei suoi colleghi di governo ogni volta che il ministro manifesta l’esasperazione per la situazione attuale della Francia e il bisogno di dire ai suoi superiori che così non va. Non solo al presidente della Repubblica, François Hollande. Ce n’è infatti per tutti nell’intervista alla Zeit, anche per il primo ministro, Manuel Valls, con il quale i rapporti sono al capolinea. L’inquilino di Matignon, a febbraio, aveva criticato apertamente la gestione della crisi dei migranti da parte di Angela Merkel, e lo aveva fatto a Monaco di Baviera, facendo infuriare i tedeschi che certamente non volevano lezioni di politiche migratorie dai vicini francesi. Macron, invece, ha salutato ieri “il coraggio e la perseveranza” della cancelliera tedesca nelle scelte di accoglienza e di controllo dei flussi migratori, parlando di migranti come portatori di “energia e vitalità”, e facendole capire, ancora una volta, che in questo momento a Parigi la persona su cui la Germania può contare ciecamente è proprio lui.
Dopo Bruxelles, Strasburgo e Londra, dove Macron non solo è andato a raccogliere fondi per il suo movimento transpartitico, En Marche!, ma ha anche incassato dalla Bbc il soprannome di “nuovo Tony Blair”, la stampa francese dice che i suoi spostamenti stanno assumendo sempre più i contorni di una “tournée di campagna elettorale”. E in effetti il Macron che conversa con la Zeit è più candidato all’Eliseo che ministro dell’Economia ambizioso ma fedele a chi lo ha lanciato in orbita e protetto, spesso e volentieri, dalle invidie dei colleghi, il capo di stato Hollande. Per questo Politico Europe parla a ragione di “Macron Moment” e il settimanale tedesco Der Spiegel non esita ora a definire il liberale di Bercy come il “principale rivale” di Hollande. Quest’ultimo, off the records, indispettito dal troppo spazio che il suo enfant prodige sta prendendo, avrebbe lasciato cadere questa frase: “Finirà come Coluche”. E cioè come il celebre comico francese che nel 1980, a un anno dalle presidenziali poi vinte da François Mitterand, disse che tutto andava male nella politica francese, che era pronto a rivoluzionare il paese, prima di desistere: un effimero fenomeno mediatico, una meteora, niente più, insomma. Ma i beninformati a Parigi sono certi che Macron andrà fino in fondo, rispettando il più classico dei canovacci della politica francese: l’assassinio del padre. Sarà, come sussurrano tutti, il “Bruto di Hollande”.