Una mostra controversa mette in scena il martirio: da Giovanna d'Arco ai terroristi del Bataclan
L'allestimento a Copenhagen ha suscitato molte polemiche. Per alcuni è un'indagine sul senso dell'estremo sacrificio in nome di un credo. Per altri è favoreggiamento del terrorismo.
I terroristi di Parigi come Giovanna d’Arco, gli attentatori di Bruxelles come Socrate. Un gruppo di artisti danesi allestirà questo mese a Bruxelles una mostra dedicata al martirio, in cui i terroristi islamici responsabili degli attentati che hanno colpito l’Europa negli ultimi anni avranno la stessa dignità e rappresentazione dei più celebri martiri della storia. Un’intera sala museale è già stata allestita per ricordare gli attentatori di Parigi e di Bruxelles, con tanto di foto e copie dei loro indumenti. L'esposizione contempla anche una guida che narra ai visitatori le gesta di Foued Mohamed Aggad e quelle dei fratelli Ibrahim e Khaled el Bakraoui: il primo si fece saltare in aria al Bataclan, gli altri due hanno detonato la loro cintura esplosiva al check-in dell'aeroporto di Zaventem. In comune tutti hanno il sacrificio estremo, il martirio. E’ questo l’intento della mostra: esplorare le motivazioni che inducono a sacrificare la propria vita in nome di un credo o di un'idea. L’esposizione, che sarà inaugurata a Copenhagen il 26 maggio per concludersi il 10 giugno, è in parte ispirata al Museo dei martiri di Teheran. Per i curatori, l'allestimento serve a indagare le ragioni dell'estremo sacrificio di pensatori, eroi, filosofi e terroristi, per comprendere meglio la natura del loro gesto insano.
L’organizzatore dell’evento è Christian Lollike che, nella sala dedicata agli attentatori dello Stato islamico, ha predisposto anche l'ostensione macabra del guanto che, si presume, abbia usato Ibrahim el Bakraoui per detonare l'esplosivo all'aeroporto di Bruxelles lo scorso 22 marzo, uccidendo decine di persone. Lollike aveva già fatto parlare di sé quando nel 2012 aveva messo in scena uno spettacolo teatrale ispirato al massacro di Utoya. Anche in quel caso, lo scopo era indagare la natura bestiale del gesto compiuto dal neonazista Anders Breivik. La rappresentazione partiva dal manifesto stilato dall'attentatore e intitolato "2083, una dichiarazione di indipendenza europea". “Breivik era folle, con tratti psicotici", commentò allora Anders Falstie-Jensen, uno dei produttori dell'opera, "ma non lo era al momento del crimine. Una cosa piuttosto orribile". La rappresentazione suscitò lo sdegno di tanti in Danimarca, soprattutto quello dei parenti delle vittime che la interpretarono come un'implicita accettazione del gesto sanguinario.
Christian Lollike
L'indagine sul martirio, come la definisce Lollike, non conosce delimitazioni temporali, religiose o ideologiche. Per questo, oltre alla sala dedicata agli attentatori di Parigi e Bruxelles, ce n'è un'altra dedicata a Giovanna d'Arco, un'altra ancora a Socrate. Tutti insieme, perché "ciascuno è l'eroe della propria storia", ha commentato Ida Grarup Nielsen, una delle curatrici dell'esposizione. Ma questa indagine rischia di diventare piuttosto un cortocircuito, soprattutto nel caso degli attentatori islamisti. Il partito al governo, Venstre, ha denunciato l'esposizione alla polizia per favoreggiamento del terrorismo. Il suo rappresentante locale, Diego Gugliotta, ha fatto notare con un post su Facebook che l'evento rischia di "incoraggiare a unirsi ai terroristi" dipingendoli alla stregua di "eroi" da imitare. Perché interrogarsi su gesti folli, ma ancor prima criminali, può talvolta significare rendersi complici.
Anders Breivik