La Westermoskee, la mega moschea di Amsterdam (foto LaPresse)

I minareti di Erdogan che dominano i cieli d'Europa

Giulio Meotti
Il presidente turco è impegnato da tempo nella costruzione di grandi moschee anche nelle capitali europee (l’Economist parla di “diplomazia religiosa”). “Erdogan cerca di creare l’immagine di una civiltà islamica di nuovo in ascesa”, sostiene Yuksel Taskin, politologo della Marmara University.

Recep Tayyip Erdogan ha una vecchia passione per le moschee. Da quando ha assunto il potere in Turchia ne ha fatte costruire 17 mila sulle 85 mila esistenti. La più grande al mondo sorge sulla collina di Camlica, a dominare la sponda asiatica di Istanbul, da dove l’oriente, per dirla con Cocteau, tende all’Europa “la sua vecchia mano ingioiellata”. Il presidente turco è impegnato da tempo nella costruzione di grandi moschee anche nelle capitali europee (l’Economist parla di “diplomazia religiosa”). “Erdogan cerca di creare l’immagine di una civiltà islamica di nuovo in ascesa”, sostiene Yuksel Taskin, politologo della Marmara University. “I turchi saranno l’avanguardia della rinascita”. Come ha rivelato ieri il Times di Londra, “dieci moschee finanziate dai turchi sono già state aperte all’estero, dal Mali a Mosca; cinque solo nell’anno passato. Altre dieci sono in fase di progettazione, compresa una a Cambridge”. Per quest’ultima, la Turchia ha sborsato diciassette milioni di sterline.

 

Erdogan, che lo Spectator mette in copertina come “l’uomo più potente d’Europa”, questa estate sarà ad Amsterdam all’inaugurazione della celebre “Westermoskee”, la mega moschea nella parte occidentale della città olandese, una delle più maestose d’Europa. Duemila persone vi pregheranno ogni venerdì. Per vent’anni i lavori sono andati avanti fra mille polemiche, specie dopo che i Paesi Bassi sono stati scossi dall’omicidio di Theo van Gogh. Il minareto di quaranta metri andrà a dominare il fiume Amstel: “Sarà la più bella moschea d’Europa”, dice con orgoglio Selemi Yuksel, uno dei responsabili. Nella cupola splenderanno luminose finiture blu e la scritta: “Non c’è altro dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. La moschea segue l’architettura ottomana, ma si adatta bene all’ambiente, utilizzando mattoni olandesi. Di recente, Erdogan ha finanziato la più grande moschea dei Balcani a Tirana, per poi volare negli Stati Uniti a inaugurare una mega moschea nel Maryland. A Gaza, Erdogan si è personalmente impegnato a ricostruire le moschee palestinesi danneggiate durante l’ultima guerra fra Israele e Hamas. Come rivela la SonntagsZeitung, il governo turco finanzia in Svizzera trentacinque luoghi di culto, mentre a Bucarest è dietro il progetto della grande moschea.

 

Per costruire questi luoghi di culto, in patria come all’estero, Erdogan ha potenziato il Diyanet, il ministero degli Affari religiosi della Turchia, che ha un budget di due miliardi di euro, pari a dodici ministeri locali messi assieme, e 120 mila dipendenti (erano 72 mila nel 2004). Come rivela questa settimana la Frankfurter Allgemeine, la Turchia controlla 900 moschee in Germania, che rispondono al governo di Ankara assieme a 970 imam turchi inviati a Berlino e dintorni. Come rivela il caso del comico Jan Böhmermann, hanno anche sempre maggiore influenza sulla popolazione.

 

A dicembre, al Jazeera ha girato un film sulla “Moschea di Amsterdam Ovest”. Una coppia di anziani olandesi passa di fronte all’edificio e commenta, ridendo: “E’ bellissima. La nostra chiesa invece sta chiudendo”. E visto che anche Erdogan ha un grande senso dell’ironia, il presidente turco ha deciso di costruire la mega moschea di Amsterdam emulando la famosa cattedrale di Santa Sofia, estrema sentinella dell’occidente, cuore strappato alla cristianità quando Costantinopoli cadde nelle mani turche nel 1453. Per dirla con Erdogan, “i minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri elmetti, le moschee le nostre caserme”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.