Le tre strade dell'Eurogruppo per andare incontro a Tsipras
Bruxelles. Di fronte ad Alexis Tsipras che oscilla tra realismo e populismo, i creditori europei della Grecia sono pronti a sbloccare la prossima tranche di aiuti, ma senza concedere nell’immediato quella ristrutturazione del debito di cui il premier greco ha bisogno per mostrare alla sua opinione pubblica una vittoria nelle trattative con la zona euro. Il pacchetto votato domenica notte dal Parlamento di Atene dovrebbe “aprire la strada” alla conclusione della prima revisione del terzo programma di salvataggio greco e all’esborso di circa 5 miliardi, ha annunciato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Durante il dibattito in Parlamento sulla riforma delle pensioni e il nuovo aumento delle tasse, Tsipras ha usato toni populisti, ma ha anche mostrato un volto realista: “Non abbiamo mentito, eravamo solo pieni di illusioni”, ha detto il premier a proposito del braccio di ferro dello scorso anno. La strana coalizione formata da Syriza e dalla destra dei Greci indipendenti ha retto a uno choc di austerità da 5,4 miliardi: nonostante gli scontri in piazza Sintagma, tutti i 153 deputati della maggioranza Tsipras hanno votato per il pacchetto, compreso il ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, che assente giustificato ha inviato per lettera il suo “sì”. L’accordo per completare la cosiddetta “review” dovrebbe essere raggiunto il 24 maggio, se Tsipras riesce a fare approvare una specie di maxiclausola di salvaguardia, un pacchetto di contingenza che vale il 2 per cento del pil di austerità aggiuntiva – nel caso in cui la Grecia dovesse arrivare al 3,5 per cento di avanzo primario. Ma un alleggerimento sostanziale del debito – con un allungamento delle scadenze e una riduzione dei tassi di interesse – è un premio che diversi partner europei non sono pronti a concedere prima del 2018. E’ “condizionato” all’attuazione delle riforme e al rispetto degli obiettivi di bilancio, ha spiegato Dijsselbloem.
Un taglio del valore nominale del debito è escluso, ma l’Eurogruppo ha incaricato i tecnici di lavorare su tre fronti: misure di breve periodo per ottimizzarne la gestione; misure di medio periodo che dovrebbero entrare in vigore alla fine del 2018; misure di lungo periodo che saranno decise solo dopo la fine del programma di salvataggio. Per il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, è necessario “essere molto aperti a possibili opzioni relative al profilo del debito”. Ma un gruppo di falchi è più prudente.
Il tedesco Wolfang Schäuble ha messo in dubbio la necessità di un alleggerimento del debito. Il finlandese Alexander Stubb ha ricordato che “il costo complessivo del debito (per la Grecia) ora è molto basso”. Lo slovacco Peter Kazimir ha detto che può “facilmente vivere con un Fmi che non contribuisce in contanti, ma che rimane per l’assistenza tecnica”, se l’istituzione di Christine Lagarde continuerà a insistere su concessioni maggiori sul debito. L’obiettivo di Schäuble&Co. è di tenere Tsipras sulle spine per assicurarsi che porti avanti le riforme e i tagli di bilancio. Rinnegare la promessa di un alleggerimento del debito, messa nero su bianco dai capi di stato e di governo, è impensabile perfino per i falchi. Ma sullo sfondo c’è anche lo scontro con il Fmi. In una lettera inviata la scorsa settimana, Lagarde ha sostanzialmente detto che il Fmi non si fida né della capacità di Tsipras di attuare le misure di austerità e le riforme strutturali, né dei conteggi un po’ troppo politici della Commissione sui conti greci. “Il Fmi è meno ottimista”, ha ammesso Dijsselbloem. Ma per l’Eurogruppo la partecipazione al salvataggio dell’istituzione di Washington è “un elemento chiave”. Se, come probabile, ci vorrà più tempo per convincere Lagarde, “possiamo andare avanti con l’esborso, continuando a discutere del debito”, ha detto Dijsselbloem.