Airbus precipitato
Non sono i passeggeri la falla nella sicurezza aerea, dicono a Parigi
Parigi. Mancavano 45 minuti all’atterraggio quando l’Airbus A320 della compagnia Egyptair, decollato a Parigi dall’aeroporto Charles de Gaulle alle 23:09, è scomparso dai radar. Non è mai atterrato al Cairo, il volo MS804 con a bordo 66 persone, tra cui 30 egiziani e 15 francesi. Poco dopo essere entrato nello spazio aereo egiziano, avrebbe fatto una virata di 90 gradi a sinistra, poi una di 360 gradi a destra, e subito dopo sarebbe precipitato in mare, a largo di Creta. Le procure di Parigi e del Cairo hanno entrambe aperto un’inchiesta sull’incidente, fino a giovedì sera nessuna ipotesi era ancora esclusa, ma tra l’errore umano e la pista terroristica, è quest’ultima ad essere attualmente privilegiata dalle autorità. Il ministro egiziano dell’Aviazione civile, Sherif Fathy, ha dichiarato durante una conferenza stampa tenutasi poco dopo l’ora di pranzo, che l’ipotesi di un “attacco terroristico” era “più probabile” di quella di un guasto tecnico per spiegare il disastro aereo. Il capo dell’intelligence russa (Fsb), Alexander Bortnikov, invece, aveva pochi dubbi già giovedì pomeriggio sulla matrice terroristica dei fatti. “Con ogni probabilità è un atto terroristico che ha causato la morte di 66 cittadini di circa 12 paesi”, ha dichiarato Bortnikov. Ipotesi accreditata anche dagli Stati Uniti. Secondo la rete tv Nbc, l’intelligence americana avrebbe a disposizione immagini satellitari che mostrerebbero un’esplosione in volo. La visibilità era ottima durante il tragitto Parigi-Il Cairo, l’aeromobile aveva soltanto 12 anni, e stando a un comunicato dell’Ypa (l’Aviazione civile greca), “il pilota era di buon umore e avrebbe ringraziato in greco” il controllore di volo di Atene, pochi minuti prima che l’aereo precipitasse.
Jean-Paul Troadec, ex presidente dell’Ufficio francese di investigazioni degli incidenti aerei (Bea), ha anch’egli evocato l’ipotesi di una bomba o di un kamikaze all’interno del velivolo, relegando in secondo piano l’errore umano o il guasto tecnico. “Possiamo fare diversi ipotesi – ha detto Europe 1 – e c’è una forte possibilità di un’esplosione a bordo a causa di una bomba o di un attentatore suicida”. In attesa della conferma che si tratti o meno di un attacco terroristico, sono due le principali questioni alle quali le autorità francesi dovranno cercare di rispondere: la prima è il livello di sicurezza degli aeroporti, la seconda, più importante e inquietante, la possibile esistenza di un altro network jihadista in Europa sfuggito ai radar dell’intelligence e pronto ad attaccare in qualsiasi momento. Alcuni esperti hanno affermato al Figaro che una “serie di verifiche” sulla sicurezza degli aeroporti parigini è stata immediatamente lanciata dopo l’incidente aereo del volo Egyptair Parigi-Il Cairo. La possibile presenza di affiliati allo Stato islamico che lavorano all’aeroporto come addetti ai bagagli, alla stregua di quanto scoperto recentemente a Bruxelles allo scalo di Zaventem, è evocata da molti esperti dell’antiterorrismo francese. Dall’inizio del 2015, all’aeroporto di Roissy Charles de Gaulle, sono stati ritirati 70 badge per accedere alle aree riservate dello scalo, pari al numero dei dipendenti sospettati di “radicalizzazione”. “Prendiamo numerose precauzioni all’imbarco, quando invece il pericolo viene soprattutto dall’anello debole della catena di sicurezza. A Sharm el Sheikh, per esempio, nell’ultimo aereo preso come bersaglio, la bomba è stata piazzata nel velivolo direttamente sulla pista da un terrorista che aveva accesso a questa zona. Ci sono spesso delle complicità negli aeroporti. Non dobbiamo nasconderlo”, ha detto in forma anonima al Figaro un poliziotto che lavora in aeroporto. Parole, queste, che fanno temere il peggio. Ossia l’esistenza di una o più reti jihadiste che si fanno beffa dell’intelligence europea, e continuano a pianificare attentati. A questo proposito, Patrick Calvar, capo della Dgsi (i servizi segreti interni francesi), ha dichiarato che la Francia “è chiaramente presa di mira” dallo Stato islamico, che potrebbe condurre una “campagna terroristica caratterizzata dall’utilizzo di cariche esplosive in luoghi dove si riunisce un gran numero di persone, un tipo d’azione che moltiplicata creerebbe un clima di panico”. E che inquieta le autorità a venti giorni dal calcio d’inizio degli Europei di calcio.