Il generale Haftar contro Derna
Due settimane fa il generale libico Khalifa Haftar ha annunciato l’operazione militare al Burkan, in arabo: il Vulcano, per prendere la città di Derna. Se ci riuscisse, Haftar avrebbe eliminato dalla mappa dell’est della Libia anche l’ultimo lembo di territorio a lui ostile e in teoria potrebbe dichiarare il controllo della Cirenaica intera.
Il generale Haftar è un personaggio controverso: l’anno scorso è stato nominato capo dell’esercito dal governo di Tobruk, ma in realtà è lui a prendere le decisioni che contano e a fare i titoli dei media, sopra la testa di politici che in teoria gli stanno davanti nella catena di comando ma che nessuno conosce. E’ sempre lui a negoziare il processo di riconciliazione con l’altra metà della Libia, dove c’è il governo di Fayez al Serraj, sponsorizzato tra gli altri anche dall’Italia, oltre che dall’America e dalle Nazioni Unite. Questo processo di riconciliazione in Libia sta avanzando con lentezza disperante e anzi da cinque giorni è fermo del tutto perché Haftar sta facendo muro: ha dichiarato che non c’è possibilità di accordo con Serraj e ha richiamato i negoziatori da Tripoli. E Derna? Oggi la conquista della città sarebbe un passo verso l’indipendenza e la separazione definitiva della Cirenaica da Tripoli. Questa per ora è soltanto un’ipotesi e però viene fatta circolare con sfacciataggine e gode di credibilità perché ormai da otto settimane l’est della Libia si ostina a non rispondere alla proposta di governo di accordo nazionale che arriva da Tripoli.
Il mese scorso il generale Haftar aveva annunciato una campagna per liberare Sirte, la capitale dello Stato islamico in Libia, e di fatto aveva spostato uomini e mezzi a sud della città in mano agli estremisti, ma poi non se ne era fatto nulla. Come spesso succede nelle vicende libiche, interviene un interlocutore invisibile – ma chi in questo caso? Gli sponsor esterni, Egitto Francia e stati del Golfo che in gruppo appoggiano Haftar? – e consiglia prudenza e chiede una pausa, per non complicare troppo la situazione. Le forze del generale libico si sono attestate in una posizione di vantaggio a sud della città per anticipare le mosse del governo di Tripoli, pure quello impegnato in un attacco imminente contro Sirte, ma poi sono rimaste immobili. Il generale dice che se l’occidente aiutasse lui, invece che aiutare Serraj, e togliesse l’embargo sulle armi, “allora potremmo eliminare Daesh con efficacia e velocità”. Per ora la comunità internazionale punta ancora alla riunificazione e non prende in considerazione la richiesta. Francia, Italia e Stati Uniti hanno mandato contingenti di forze speciali a Bengasi per provare di essere anche dalla sua parte, e non soltanto alleate con Tripoli. Fermo a sud di Sirte, Haftar ha annunciato la guerra contro Derna.
Derna è una bella (ex) città turistica di mare con un’architettura europea e una popolazione che simpatizza con i jihadisti. E’ sotto il controllo di un’insieme di fazioni islamiste che tendono più o meno apertamente verso al Qaida e si fanno chiamare Consiglio dei mujaheddin di Derna. A giugno scorso gli uomini del Consiglio hanno cacciato dal centro lo Stato islamico, che aveva preso il controllo della città, e hanno spinto i rivali fino a una pianura di campagna che si chiama Fattayeh e sta a sud est, oltre le colline rocciose che stanno alle spalle di Derna (davanti c’è il mare: potrebbe essere la Liguria, se rende l’idea). A metà aprile gli uomini del Consiglio hanno cacciato lo Stato islamico anche da Fattayeh, e i superstiti di Baghdadi sono fuggiti verso il deserto a bordo di un convoglio di 35 veicoli, ma la celebrazione della vittoria definitiva è stata interrotta dall’attacco di Haftar.
Nel video più recente dello Stato islamico in Libia c’è anche Benito Mussolini, a ricordare l’occupazione italiana nel paese
I mujaheddin hanno interrotto le relazioni con la stampa da circa un paio di anni e oltre a rifiutare le interviste escludevano anche possibili visite di giornalisti in città, cosa che peraltro i libici in genere sconsigliano: “E’ troppo pericolosa”. In questa nuova fase tuttavia, sotto la pressione dell’operazione Vulcano, i mujaheddin di Derna sono tornati a parlare con i giornalisti. Intervistiamo al telefono Mohammed Idriss Taher, capo dell’ufficio media del Consiglio dei mujaheddin. Nota preliminare: si tratta di un’intervista raccolta in un clima avvelenato dalla guerra, in Libia oggi il nemico, da qualsiasi parte del fronte, è sempre, immancabilmente, colluso con lo Stato islamico.
Il generale Haftar annuncia un’operazione militare per prendere Derna. Cosa succede dentro la città? “Proprio nello stesso giorno in cui la gente è uscita per le strade per celebrare la liberazione e la fine della presenza dello Stato islamico qui, e proprio mentre manifestava la sua gioia e la sua grande felicità, gli aerei di Haftar hanno bombardato la sede del Consiglio e hanno danneggiato il suo quartier generale. Poi il giorno dopo gli aerei di Haftar hanno fatto dodici bombardamenti non mirati contro l’ingresso ovest della città, a ridosso dei quartieri residenziali e del complesso sportivo. Un altro giorno ci sono state quattro incursioni aeree su altri obbiettivi, che hanno ucciso anche l’imam di una moschea e hanno ferito altri, perché buttano le bombe senza fare caso a chi sta sotto, non fanno distinzioni”.
Che cosa vuole il generale Haftar a Derna, perché sta montando questa offensiva? “La città ha messo in imbarazzo il piano falso di Haftar, che in nome della guerra al terrorismo vuole rovesciare le istituzioni dello stato e mettere di nuovo alla Libia le manette del potere militare. Derna ha dimostrato che è possibile sconfiggere gli uomini dello Stato islamico, se lo si fa con l’intenzione onesta di liberarsi di loro, Derna era considerata la prima roccaforte di Daesh e la più forte, si è ribellata e ha vinto. Haftar lo sapeva e ha capito la sincerità degli abitanti di Derna in lotta contro lo Stato islamico”.
Quindi secondo voi Haftar sta punendo Derna perché ha battuto lo Stato islamico? “Due venerdì fa la gente si è raccolta nella piazza della moschea degli Sahaba, che è il luogo in cui per tradizione la popolazione di Derna si riunisce per discutere la sua posizione su qualsiasi argomento o problema. La gente era in piazza per esprimere la rabbia contro i bombardamenti e le uccisioni dei suoi concittadini e per chiedere perché cadono bombe su Derna: è una punizione per avere combattuto Daesh? Quello stesso giorno sono arrivati gli elicotteri di Haftar e hanno bombardato numerosi quartieri con i barili bomba”.
Scene di combattimento nell'ultimo video diffuso dallo Stato islamico
Ma voi lo sapete che un comandante mandato dal capo dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi, che si chiamava Abu Mughirah al Qahtani, abitava fra voi a Derna? “Abu Mughirah al Qahtani è arrivato a Derna da Sirte per comandare lo Stato islamico in Libia e ha preso molte iniziative, per esempio ha sequestrato l’albergo di lusso Pearl, e dopo che è scoppiata la rivolta guidata dal Consiglio Qahtani è sfuggito a diverse imboscate e si è rifugiato a Fatayeh, dove è stato ucciso da un raid aereo americano”. La risposta è corretta, ma glissa sul fatto che Qahtani, primo capo dello Stato islamico in Libia fino alla sua morte, arrivò a Derna dall’Iraq nel settembre 2014 e con lui lo Stato islamico ha passato quasi un anno in città prima di essere sfidato e combattuto. C’è un altro nome importante, Abu Jaber al urduni, era un capo dello Stato islamico con passaporto giordano, stava nell’area di Derna, è stato ucciso proprio dal Consiglio, cosa sapete di lui? “Non abbiamo informazioni per ora”.
Come avete fatto a battere lo Stato islamico? “Dopo i primi tre giorni di combattimenti, il Consiglio di Derna è riuscito a cacciare Daesh a Fatayeh, a est. Qualche giorno dopo, il Consiglio ha lanciato l’operazione al Nahrawan per liberare anche Fatayeh (è una battaglia del 658 d.C. in Iraq in cui il Califfo massacrò i dissidenti eretici kharijiti, un riferimento agli uomini dello stato islamico che sono accusati dagli islamisti ortodossi di essere appunto kharigiti, fuoriusciti dall’islam). Quando erano sul punto di vincere, sono stati fermati perché le forze di Haftar hanno provato a entrare dall’ingresso ovest della città. Nel momento culminante dell’operazione, le forze di Haftar hanno bloccato l’unica arteria vitale che connette Derna alla prima linea di Fatayeh, c’erano difficoltà a fare arrivare i rifornimenti ai combattenti e Daesh ha approfittato dell’occasione prima per lanciare un contrattacco e poi per fuggire nel deserto. Mentre scappavano verso il deserto, quelli di Daesh si sono fermati in un villaggio che si chiama Makhili e hanno ucciso due combattenti delle forze di Haftar, e poi sono scappati per 800 chilometri di deserto senza che un solo aereo li inseguisse e bombardasse il loro convoglio”.
Che cosa volete voi del Consiglio dei mujaheddin? “Non vogliamo conquistare il potere, non abbiamo interessi personali. Vogliamo uno stato che metta la giustizia al primo posto e garantisca la sicurezza ai propri cittadini e la sovranità sul proprio suolo. Noi, i rivoluzionari, siamo usciti in strada fin dal primo giorno della rivoluzione cantando slogan che chiedevano giustizia e uguaglianza per tutti i libici. Non vogliamo tornare a com’era prima, quando c’era soltanto un potente, con una sola voce, e una sola ideologia che non poteva essere contestata e a cui non ci si poteva opporre” (la giustizia al primo posto è un riferimento alla legge coranica, ndr).
Un mostro corazzato autoprodotto dallo Stato islamico
E cosa rispondete a chi dice di evitare Derna, perché è pericolosa anche per i libici? “Diciamo a tutti i giornalisti e ai reporter e anche ai corrispondenti delle tv locali di fare il loro lavoro e di venire a raccontare cosa succede davvero a Derna, a dare la vera immagine della città, perché il loro messaggio può raggiungere il grande pubblico. Una squadra della rete americana Cnn ha provato a raggiungere Derna, ma è stata bloccata all’aeroporto di Labraq” (in generale, fino a una settimana fa, muoversi nell’est della Libia, attorno a Bengasi, era molto difficile per i giornalisti stranieri, ndr). In questo momento vi sentite sotto assedio? “Quando combattevamo contro lo Stato islamico, le forze di Haftar avevano il vizio di sbarrare la strada da dove arrivano i rifornimenti e le nostre provviste. Hanno anche fermato un’ambulanza, e i camion con la farina e il carburante. Ora che Derna è libera e ci sono altre strade, non abbiamo più bisogno di passare per quelle controllate da Haftar”.