Quegli studiosi inglesi che rifiutano premi di 300 mila dollari da Israele ma non dagli sceicchi
L’israeliana Dan David Foundation ogni anno assegna un premio da un milione di dollari a scienziati, scrittori, musicisti, pensatori, politici. La studiosa inglese Catherine Hall, femminista nota per le ricerche sull’impero inglese, quest’anno doveva condividere il prestigioso premio israeliano con altre due studiose, la francese Arlette Farge e l’australiana Inga Clendinnen. Il premio porta il nome del filantropo Dan David, è amministrato dalla Tel Aviv University ed è stato comminato all’ex vicepresidente americano Al Gore, all’ex premier inglese Tony Blair, alla città di Istanbul, alla Biblioteca Warburg di Londra, a talenti teatrali come Tom Stoppard e Peter Brook, a romanzieri come Margaret Atwood e Amitav Ghosh, a musulmani come Goenawan Mohamad. Docente di Storia allo University College London, Catherine Hall invece ha rifiutato il premio, assieme ai 300 mila dollari, perché è denaro israeliano e lei aderisce al movimento di boicottaggio dello stato ebraico. In una dichiarazione rilasciata al “Comitato britannico per le università della Palestina”, Hall ha detto di aver preso la decisione di rifiutare il premio e boicottare la cerimonia “dopo molte discussioni con coloro che sono profondamente coinvolti con la politica di Israele e Palestina”. La fondazione, che aveva selezionato la professoressa inglese “per il lavoro su storia sociale, sesso, razza e schiavitù”, ha fatto sapere che Hall aveva accettato il premio con entusiasmo, salvo poi chiedere di cancellare il proprio nome.
A conferma che dietro la decisione di Hall c’è il movimento per il boicottaggio accademico di Israele è arrivata la dichiarazione di Richard Seaford, professore emerito di Studi classici all’Università di Exeter, il quale ha detto che “le misure repressive del governo israeliano hanno ormai irrimediabilmente offuscato i premi scintillanti di Israele”. E’ lo stesso Seaford che si è rifiutato di scrivere per le riviste accademiche israeliane. “Professor Seaford, sono la direttrice di Scripta Classica Israelica” gli scrisse Daniela Dueck dell’Università israeliana Bar Ilan. “Vorremmo includere nel nostro volume una recensione del libro… Sarebbe interessato?”. Questa la risposta di Seaford: “Non posso accettare perché ho aderito al boicottaggio accademico di Israele”.
Da allora, il boicottaggio d’Israele ha fatto tanta strada, fino a convincere una celebre studiosa d’impero britannico a rifiutare 300 mila dollari. Non è la prima volta che femministe di fama come Catherine Hall boicottano Israele. La National Women’s Studies Association ha votato il boicottaggio delle colleghe israeliane. E’ forse proprio questa ubriacatura intellettuale antisraeliana ad averle rese cieche e mute di fronte alle autentiche violazioni commesse sul corpo delle donne? A cominciare dal mondo islamico. Ma quello ha da tempo investito nelle loro cattedre in Europa ed è bene non innervosire i generosi sceicchi.
In Gran Bretagna, “centri di studi islamici” sono stati istituiti nelle principali università. Un rapporto di Anthony Glees, direttore del Brunel University’s Centre for Intelligence and Security Studies, stima che i soli regnanti sauditi hanno versato 233 milioni di sterline in queste università inglesi. Compreso lo University College London di Catherine Hall, che ha anche un campus in Qatar e ha di recente accettato un finanziamento da Abu Dhabi. Sarà per questo che i baroni inglesi che boicottano gli ebrei israeliani non sollevano mai il velo sui soprusi nella mezzaluna?