Perché l'Italia parteciperà all'esercitazione militare più grande al mondo

Giulia Pompili
Il Rimpac si svolge ogni due anni dal 1971, quest'anno per la prima volta anche la nostra Marina militare farà rotta sul Pacifico. Il numero di nazioni coinvolte salirà così a 27

Rotta sul Pacifico. Per la prima volta nella storia anche l'Italia parteciperà al RimPac (Rim of the Pacific), l'esercitazione marittima internazionale più grande al mondo. Lo ha fatto sapere ieri notte la Marina americana. Oggi, giorno della festa della Repubblica, non è stato possibile per Il Foglio avere una conferma della notizia né dalla Marina militare italiana né dal ministero della Difesa. Per ora si sa che l'esercitazione – che si effettua con cadenza biennale – si svolgerà dal 30 giugno prossimo fino al 4 di agosto. Per la prima volta, oltre all'Italia, parteciperanno anche la Germania, la Danimarca e il Brasile. Il numero di nazioni coinvolte salirà così a 27. Il RimPac è un war game imponente: 45 navi da guerra, cinque sottomarini, duecento aerei e 25 mila uomini. Le operazioni si svolgeranno nel Pacifico, alle Hawaii, e nel sud della California, sotto la guida della flotta del Pacifico degli Stati Uniti. Il comandante del RimPac 2016 sarà per la prima volta una donna, il viceammiraglio Nora Tyson della Marina americana, e avrà due vice: Scott Bishop della Marina britannica e Koji Manabe delle Forze di autodifesa marittime giapponesi.  La prima esercitazione RimPac si svolse nel 1971 tra America, Australia e Canada. Per quella di quest'anno è stato già scelto il logo ufficiale.

 

Cosa ci fa la Marina italiana così lontano dalla sua naturale zona strategica? Il RimPac è una cena di gala, tutti i paesi dell'Alleanza atlantica vogliono partecipare. Secondo la dichiarazione ufficiale, l'esercitazione serve a "favorire il coordinamento, la cooperazione e la comunicazione tra le Forze armate dei paesi partecipanti". E' un titanico gioco su acqua, terra e cielo in cui ogni nazione mostra la sua capacità di "pianificare una guerra", come spiega qui Jon Letman, giornalista delle Hawaii esperto di questioni militari. Una Terza Guerra mondiale simulata: in poco più di un mese 27 nazioni si eserciteranno in combattimenti di terra, operazioni anfibie, utilizzo di robot e droni, sistemi antimissilistici. L’area è quella giusta, il Pacifico è luogo di tensioni crescenti: la minaccia balistica nordcoreana e la crescente politica di difesa della Cina che, la notizia è di qualche giorno fa, manderà in missione i suoi sommergibili nucleari.

 

Le esercitazioni marittime, specialmente il RimPac, sono un classico show of force, il modo migliore per mostrare i muscoli. Da mesi è aperto il dibattito sulla presenza della Cina, che nel 2014 ha inviato per la prima volta quattro navi da guerra per partecipare all'ultimo RimPac. L'assertività di Pechino nel Mar cinese meridionale ha reso le navi militari cinesi una presenza ingombrante, segnalata con crescente attenzione da alcuni membri del Congresso americano. In ogni caso, le navi cinesi parteciperanno, ma non saranno protagoniste. E l’Italia? Fa esperienza. E' difficile pensare che in caso di guerra nella penisola coreana, per esempio, la nostra Marina possa intervenire militarmente in aiuto degli alleati (come pure è accaduto, negli anni Cinquanta, quando l'Italia partecipò con aiuti sanitari). La partecipazione al RimPac per l'Italia è un'occasione di coordinamento militare con altre realtà, e viste le tensioni crescenti sulle coste del medio oriente e in nord Africa, un utile rafforzamento delle alleanze strategiche. Ma è pur sempre il Mediterraneo il nostro campo da gioco. Questa settimana la Marina militare italiana ha partecipato all’esercitazione di cooperazione internazionale Multi Cooperative Excercise 2016 davanti alle coste della Tunisia, "con lo scopo di ottenere il massimo ritorno addestrativo nei tre giorni di mare e di eventi a difficoltà crescente, con temi e scenari molto vicini a quelli attuali del Mediterraneo centrale". Mare Nostrum, così vicino, così insicuro.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.