Il trionfo annunciato di Hillary non placa l'ira di Sanders: "Porteremo la battaglia fino alla convention"
Avvolta in un sacerdotale abito bianco, con le mani che dal cuore si allargano in un abbraccio trionfale, Hillary Clinton ha appuntato la conquista della nomination democratica sulla bacheca della storia: “E’ la prima volta nella storia della nostra nazione che una donna è il candidato di uno dei due maggiori partiti”, ha detto ieri sera dal quartier generale di Brooklyn. Le vittorie in New Jersey, New Mexico e South Dakota hanno arrotondato un trionfo già annunciato: Hillary arriva al traguardo anche senza l’aiuto dei superdelegati che tanto hanno fatto imbestialire i sostenitori di Bernie Sanders, convinti che il sistema sia truccato a suo favore. Il senatore del Vermont ha vinto in Montana, ma nel grande confronto simbolico della California, dove ancora si stanno contando i voti, Hillary ha un divario che appare difficile da colmare. Anche per questo si pensava che quando Bernie ha preso la parola di fronte al suo popolo entusiasta a Santa Monica, fosse per accettare la sconfitta e annunciare il ritiro, come esplicitamente chiesto anche da Barack Obama in settimana. Bernie, invece, ha rilanciato: “Portiamo la battaglia fino alla convention di Philadelphia!” ha gridato al culmine di un discorso che non aveva affatto i toni della resa. E dire che Hillary poco prima lo aveva magnificato per aver portato un “vigoroso dibattito” che è stato “molto buono per il Partito democratico”, e gli ha pure telefonato per stemperare il clima avvelenato.
In un comunicato stampa, la Casa Bianca ha fatto sapere che giovedì, nel giorno delle primarie di Washington che chiudono formalmente la corsa, Sanders incontrerà Obama, che sta lavorando a pieno regime per favorire la riunificazione del partito attorno all’avversario di novembre. Consolidamento mille volte annunciato e mille volte rimandato, con il pugnace popolo di Bernie deciso a prolungare la battaglia fino all’ultimo respiro. Dal suo golf club di Westchester, Donald Trump si è invece affidato all’odiato teleprompter per inaugurare un attacco più strutturato a Hillary. La settimana prossima, probabilmente lunedì, il candidato repubblicano farà un discorso per delineare i temi d’attacco da qui a novembre, cercando come al solito di pescare anche nel bacino della frustrazione dove sguazzano anche i sostenitori di Sanders.
L'editoriale dell'elefantino