La Francia continua nella sua guerra contro Uber
Parigi. A qualche giorno dall’annuncio che ha fatto contenti parigini ed ecologisti di ogni latitudine, il lancio del servizio “Green” che permette ai clienti di chiamare autisti con auto elettriche o ibridi, Uber torna a essere il principale bersaglio dello stato francese. Oggi, il tribunale correzionale di Parigi ha condannato la sede francese della società californiana a 800.000 euro di multa per aver attivato e promosso il suo servizio UberPop, sospeso in Francia dal luglio 2015. Per la giustizia francese, UberPop, l’opzione più economica della celebre app che permette a chiunque, rispettando alcune condizioni, di offrire la propria macchina per dare passaggi in città, rappresenta “un sistema illegale che mette in relazione i clienti con delle persone che svolgono un’attività di trasporto stradale a titolo oneroso”.
Due importanti responsabili, Pierre-Dimitri Gore-Coty, attuale direttore di Uber per l’Europa, e Thibauld Simphal, direttore generale di Uber France, sono stati rispettivamente condannati a 30.000 euro e 20.000 euro di multa, con le accuse di pratica commerciale ingannevole, complicità dell’esercizio illegale della professione di tassista e altri reati legati alla conservazione dei dati personali. Infine, 38 parti civili coinvolte nel processo, tra cui diversi sindacati dei taxi, otterranno risarcimenti di alcuni migliaia di euro per “danni morali” (in totale avevano chiesto 120 milioni di euro).
“Siamo delusi da questa decisione”, ha reagito il portavoce di Uber France, che ha precisato che la società farà “immediatamente” appello (sospendendo così l’esecuzione della sentenza). La società americana punta tutto sull’orientamento suggerito dalla Commissione europea che “ha appena pubblicato delle linee guida che incoraggiano l’innovazione nel settore” dei trasporti, ha aggiunto il portavoce di Uber France. Ma per il momento, UberPop resta in Francia un servizio illegale.
Era una sentenza molto attesa quella del tribunale correzionale di Parigi, una sentenza che i due responsabili di Uber – che nel giugno del 2015 erano stati addirittura messi in stato di fermo nel quadro dell’inchiesta sul servizio UberPop – si aspettavano certamente diversa. Uber, in Francia, si conferma un habitué dei tribunali, nonostante il successo di clienti (1,5 milioni, secondo l’ultima rilevazione a marzo): alcuni paper hanno recentemente dimostrato gli effetti positivi in termini di creazione di posti di lavoro in particolare nelle banlieue.
Il 7 dicembre scorso, Uber France era già stata condannata dalla corte d’appello di Parigi a 150.000 euro di multa con l’accusa di “pratica commerciale ingannevole”, per aver presentato UberPop come un servizio di car–sharing. A marzo di quest’anno, il tribunale correzionale di Lille era giunto alle stesse conclusioni condannando la succursale francese di Uber a 50.000 euro di ammenda. Fra due settimane, il 22 giugno, sarà il turno di Heetch davanti ai tribunali. L’ultimo dei tre servizi vietati dalle autorità francesi, (il terzo è Djump che si è da poco fuso con la società Vtc Chauffeur-Privé), ha cristallizzato, dopo la sospensione di UberPop, tutte le recriminazioni dei tassisti.