Brexit, ci vorrebbe un'Ue più britannica
Oggi si vota nel Regno Unito al referendum sulla permanenza nell’Unione europea. In gioco non c’è soltanto lo status britannico ma il futuro di tutto il continente. Abbiamo chiesto ad alcuni esperti internazionali che cosa pensano di questa consultazione e soprattutto come immaginano, come sognano, un’Europa che funziona. Per alcuni la Brexit è un’opportunità anche per il continente, per altri un disastro, tutti dicono che è necessario, comunque vada, reagire in fretta. Ecco l'intervento di David Carretta. Tutti gli altri interventi sono disponibili nel Foglio di oggi, che potete scaricare qui.
Un’Unione europea da sogno sarebbe un’Europa britannica, capace di organizzarsi attorno a una Magna Carta delle libertà individuali e economiche di fronte al sovrano stato. Il periodo d’oro dell'europeismo era coinciso con la thatcherizzazione condotta con il mercato unico da un socialista francese, Jacques Delors: concorrenza, liberalizzazioni, libera circolazione senza frontiere tariffarie o fisiche. Era l’Europa delle opportunità, che ha visto nascere Ryanair (contro gli oligopoli delle carissime compagnie di bandiera), ha sviluppato la tecnologia Gsm (contro gli standard locali tipo Etacs) e oggi permette Netflix (contro la noia della tv dei confini nazionali). Sfruttando un ascensore sociale orizzontale (la libera circolazione dei lavoratori) milioni di persone hanno aperto pizzerie a Berlino o sono diventati broker a Londra.
Un passo indietro verso l’Ue delle libertà e delle opportunità sarebbe un buon posto da dove ricominciare. Da quando l’Ue si è messa in testa di “proteggere” – dalla globalizzazione, da Lehman Brothers, dai migranti, dai terroristi – sono cominciati i suoi grandi guai. Logico: all’Ue non sono mai stati dati i mezzi politico-istituzionali per proteggere, nemmeno da un’invasione di cavallette. Per non fare la fine del grumo di stati che era il Sacro Romano Impero, l’Ue dovrebbe guardare all’Act of Union del 1707 tra Inghilterra e Scozia, che partorì il Regno Unito. Ma poi servirebbe anche una Margaret Thatcher europea, pronta a salvare le future Malvine, quando i piccoli soldati verdi di Putin compariranno in Lettonia.
David Carretta, corrispondente di Radio Radicale a Bruxelles e collaboratore del Foglio