Nell'ora più seria, il gigante tedesco si fa insofferente
Roma. Matteo Renzi sulle banche si dice pronto a sfidare l’Unione europea, fino al punto di aggirare la Commissione e utilizzare fondi pubblici in barba alle regole comunitarie su bail-in e dintorni. Questo, quasi alla lettera, il contenuto di un articolo pubblicato ieri in prima pagina dal Financial Times e ricco di indiscrezioni da parte di “fonti governative”. Tempo qualche ora e nella mattinata di ieri è arrivata la smentita di Palazzo Chigi: “Contrariamente a quanto riportato oggi sulla stampa internazionale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è pronto a ‘sfidare’ Bruxelles sul futuro dell’Europa poiché non crede possibile ignorare il risultato della Brexit. E’ dunque sulla crescita, gli investimenti, la cittadinanza, l’immigrazione, la lotta alla disoccupazione che si concentra l’attenzione dell’Italia. Quanto alle banche, è noto, come ha avuto modo di sottolineare anche ieri in una intervista tv, che Renzi prediliga le soluzioni di mercato, nel rispetto delle regole vigenti in Europa”.
Indiscrezione montata ad arte o strategia negoziale italiana che sia, Roma ci ha tenuto a correggere il tiro. Inutile attendersi un comportamento simile da Wolgang Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco, che nel fine settimana ha ugualmente cannoneggiato le istituzioni comunitarie, in due interviste alla Welt e al canale televisivo Ard. “Adesso non è sicuramente il momento giusto di lavorare a una maggiore integrazione dell’Eurozona”, ha detto commentando sconsolato la decisione del Regno Unito di abbandonare l’Ue. E poi: “Non è il momento delle visioni. La situazione è così seria che dobbiamo smettere di fare i soliti giochetti europei e di Bruxelles. La Ue è davanti a un banco di prova, forse il più grande della sua storia”. “Rapidità e pragmatismo” consigliano di rivalutare “l’approccio intergovernativo” nel Vecchio continente. “E se la Commissione non collabora, allora ci occuperemo noi della questione, risolvendo i problemi tra i governi”. Più che di aggirare la Commissione Ue, qui si tratta di rottamarla. Senza che da Berlino, ovviamente, sia giunta nessuna smentita. Il messaggio, in Italia, è arrivato piuttosto chiaramente. Vediamo come è stato letto a Palazzo Chigi.
E’ evidente che, “nell’ora più seria”, per citare Schäuble, quello del ministro delle Finanze è un manifesto dell’insofferenza del gigante economico tedesco posto di fronte ad alcuni avvenimenti che sfuggono a un esercizio di egemonia politica quantomeno riluttante. A Palazzo Chigi, però, preferiscono in prima battuta non drammatizzare. E non solo perché una parte del discorso del ministro cristiano-democratico potrebbe essere a uso interno, visto che l’anno prossimo si vota anche in Germania e i socialdemocratici – oggi al governo nella Grosse Koalition con la Cdu – hanno iniziato a smarcarsi pubblicamente proprio su un’idea diversa d’Europa, secondo loro più federalista e un po’ meno rigorista. Marco Piantini, consigliere e sherpa di Renzi per gli Affari europei, dice al Foglio che “l’intervento di Schäuble come sempre è sostanzioso e netto nei toni. C’è l’appello ad affrontare sfide concrete, piuttosto che indugiare in piani grandiosi che poi si rivelano infattibili. Anche se non è chiaro a quali piani si riferisca, visto che dopo Lisbona non ci sono stati ripensamenti in grande. Lo stesso cantiere dell’Unione bancaria e del governo dell’euro resta incompleto. E c’è il riferimento a economie di scala su fronti decisivi come la difesa e la sicurezza. Poi, sull’immigrazione, l’idea di un diritto d’asilo europeo e di accordi con i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo suonano familiari a chi in questi mesi ha seguito l’evolversi della elaborazione del Migration compact”.
Tra i punti di contatto Schäuble-Renzi c’è anche la strada della cooperazione rafforzata tra alcuni paesi volenterosi per superare alcune impasse. Ciò detto, dove sta scritto che Roma sarà coinvolta da Berlino nelle future geometrie variabili ipotizzate da Schäuble? In materia di maggiore integrazione fiscale, per esempio, e alla luce dei numerosi rimbrotti su un’applicazione lasca del Patto di stabilità, il nostro paese potrebbe essere lasciato indietro. Replica Piantini: “Ci muoviamo in un terreno nuovo, specie dopo il referendum sulla Brexit. Ma c’è almeno un dato politico nuovo. Una dinamica complessiva, a partire da formati politici inediti, penso all’incontro a tre di Merkel con Hollande e Renzi, subito dopo il voto inglese del 23 giugno. Penso all’iniziativa dei sei fondatori e a un’altra essenzialmente di segno contrario. E al tentativo di una assertività forte da parte del cosiddetto gruppo di Visegrad. Insomma, è avvertita l’esigenza di cercare proposte, e l’Italia può funzionare da collante tra visioni e assetti diversi. Come nel basket, per così dire, oltre al pivot ci vuole un playmaker e che la palla giri in un gioco di squadra”.
Il ministro delle Finanze della prima economia europea, intanto, attacca frontalmente la Commissione e sminuisce il ruolo del Parlamento europeo: “Se questo è da interpretarsi come il tentativo di indebolire le istituzioni comunitarie – dice Piantini – allora è indubbio che invece l’impostazione italiana è ispirata da una visione sovranazionale, federalista e che coinvolge sempre le istituzioni europee”. Insomma l’opposto del “pragmatismo” spiccio di Schäuble, e su ciò sarà difficile trovare una mediazione con Roma. Sugli aiuti alle banche, tuttavia, non potrebbe forse essere interesse del governo Renzi scavalcare la Commissione, giudicata troppo rigida? “Gli accordi intergovernativi, in economia, a volte fanno danni, vedi Deauville. E sempre e comunque sono di tipo emergenziale”. Quanto a Schäuble, dunque, “va benissimo richiamare l’importanza dei trattati esistenti, ma senza approfondimento del sistema di governo europeo, anche la questione della legittimità democratica resta irrisolta. Lo stesso tema dell’avanzamento di alcuni paesi su certe materie in fondo è una sfida che può essere colta – conclude lo sherpa di Renzi – I trattati offrono gli strumenti, le regole, che comprendono però il ruolo delle istituzioni comuni”.