La Francia ha rischiato altre dieci stragi islamiste
Un nuovo rapporto svela le minacce terroristiche sventate di un soffio dai servizi dall’inizio dell’anno. Tra gli obiettivi principali ci sono rappresentanti dell’autorità pubblica e persone di confessione ebraica.
Parigi. Nell’ultimo anno la Francia ha evitato di poco dieci attentati terroristici per mano di islamisti, in parte attacchi simili per dimensioni a quelli del 13 novembre, in parte omicidi come quello di Magnanville, dove il mese scorso hanno perso la vita due poliziotti.
E’ quanto rivelato oggi dal Figaro, che ha riportato i contenuti dell’udienza tenuta dall’intelligence francese davanti alla Commissione d’inchiesta parlamentare sul terrorismo, incaricata di studiare l’azione dello stato francese durante i tragici avvenimenti di gennaio, a Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher, e di novembre, al Bataclan, allo Stade de France, e nei caffè e ristoranti parigini colpiti dal commando jihadista di Salah Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud.
“Abbiamo affrontato di tutto”, riassume Didier Le Bret, coordinatore nazionale dei servizi segreti francesi. Per la prima volta, il rapporto di Sébastian Pietrasanta, deputato socialista e relatore della Commissione d’inchiesta relativa ai mezzi utilizzati dallo stato per lottare contro il terrorismo, fornisce i dettagli di una decina di attentati che sono stati evitati di un niente grazie al lavoro congiunto dei servizi segreti francesi e dell’antiterrorismo. Tre dei dieci attentati sventati che figurano nella lista del rapporto erano già stati oggetto di articoli sulla stampa parigina: il primo risale al luglio 2015, quando tre jihadisti avevano pianificato di filmare la decapitazione di un alto ufficiale della base militare di Port-Vendres, a pochi chilometri da Perpignan; il secondo riguarda l’interrogatorio, lo scorso ottobre, di un francese di venticinque anni che voleva assassinare alcuni militari a Tolone; il terzo è legato all’arresto, a Tours, di un ceceno di ventisette anni, Issa Khassiev, che aveva giurato fedeltà allo Stato islamico e contava di compiere una strage di poliziotti. Questi, appunto, erano già noti grazie una fuga di notizie sulla stampa francese, e il rapporto della Commissione presieduta da Pietrasanta ha soltanto confermato che non si trattava di falsi allarmi, bensì di serie minacce.
Ma i restanti attentati sventati erano fino a oggi totalmente sconosciuti. Dal documento confidenziale si scopre così che il 16 marzo scorso “quattro ragazze, di cui tre minorenni (…) sono state interrogate a Roubaix, Lione e Brie-Comte-Robert”, perché “avevano in programma di attaccare una sala per concerti, due caffè e un centro commerciale a Parigi”: un attacco multiplo che avrebbe potuto provocare un’altra carneficina come quella del 13 novembre 2015. Questo blitz dell'antiterrorismo, che ha permesso di scongiurare il peggio, ha avuto luogo soltanto otto giorni prima che la Dgsi, l'intelligence interna francese, interrogasse il jihadista Redia Kriket a Boulogne-Billancourt, poco fuori Parigi, e scoprisse a Argenteuil una riserva di armi da guerra ed esplosivi.
La maggior parte degli attentati sventati aveva come obiettivo individui che rappresentano l'autorità pubblica e persone di confessione ebraica. A Fontenay-sous-Bois, stando al rapporto, due fratelli candidati al jihad, Salim e Ahmed M., sono stati arrestati dopo che i servizi segreti hanno scoperto le loro intenzioni: compiere una mattanza di militari, poliziotti ed ebrei. Nell'ottobre scorso, è un profilo fino a quel momento mai preso in considerazione dagli islamisti ad emergere come principale bersaglio: un politico, e più precisamente un deputato parigino, entrato nel mirino di un individuo radicalizzato, fermato in tempo. Il rapporto svelato dal Figaro riporta anche due inquietanti arresti risalenti al 15 e al 16 dicembre: la Dgsi arrestò allora Rodrigue D. e Karim K., due potenziali terroristi che "progettavano di attaccare alcuni militari e poliziotti di Orléans". Karim K., ha riconosciuto alle autorità francesi di "voler assassinare il prefetto del Loiret (dipartimento della regione Centro, ndr) e di colpire una centrale nucleare", grazie all'appoggio di un jihadista francese che si trova in Siria dal 2014.
"L'esplosione delle comunicazioni elettroniche, lo sviluppo del darknet, e l'app di messaggistica Telegram dove i messaggi sono criptati, rendono i terroristi più furtivi agli occhi dei servizi segreti", spiega il relatore del documento Pietrasanta. Sullo sfondo si stagliano i moniti pubblicati questa settimana della Commissione Fenech sugli attentati terroristici del 2015, che evidenziano la necessità di una profonda riforma dell'intelligence francese, a partire dalla creazione di un'agenzia nazionale di lotta antiterroristica.