Perché dopo l'attentato di Nizza si è tornati a parlare di "lupi solitari"
"Colpiteli con tutte le armi: pistola, coltello, esplosivo, persino veleno e pietre". Invadono la rete, moltiplicandosi. Anche un bambino con un minimo di conoscenze informatiche le può trovare, come scriveva Daniele Raineri sul Foglio. Hanno una fotografia da videogame e infografiche da rivista patinata: sono le immagini della propaganda dell’Isis, che da tempo si è intensificata e mira a raggiungere i potenziali jihadisti in occidente. Non cellule organizzate ma semplici simpatizzanti, persone apparentemente normali a cui il sedicente Stato islamico consiglia di “non farsi crescere la barba”, di “mimetizzarsi fra gli infedeli”. Sempre Raineri spiegava sul Foglio come in cima alla lista dei rischi per la sicurezza ci sia "l’incitement, ovvero l’istigazione, l’opera di indottrinamento e convincimento permanente che spinge gli individui verso il terrorismo". Il 24 novembre è stato pubblicato online un video intitolato semplicemente “The lone wolf” (il lupo solitario). Una chiamata dell’Isis ai suoi “fratelli” all’estero: un’introduzione da documentario naturalistico in cui fieri lupi ululano nella neve. E poi il montaggio sincopato di azioni brutali compiute da islamisti isolati.
Una scena del video propagandistico dell'Isis. La scritta in arabo recita "Lupo solitario".
In questa infografica di Radio Free Europe, realizzata a partire da dati raccolti dal Centro internazionale di studi sulla radicalizzazione e la violenza politica di New York, si può notare come nel 2015, la maggior parte dei dei lupi solitari si trovasse in Belgio, Danimarca, Svezia e Francia. I foreign fighters provenienti da paesi musulmani sono prevalentemente giordani e tunisini. Lo stesso attentatore della strage di Nizza, identificato come Mohamed Lahouaiej Bouhlel, proveniva dalla Tunisia.
Gli appelli dell’Isis circolano soprattutto su Telegram, un'app per telefonini divenuta canale privilegiato del califfo. Il suo portavoce, Mohammed al Adnani, in un messaggio del 21 maggio, faceva appello proprio ai “lupi solitari”. “O lupo solitario in tutto il mondo - uccidi la croce ovunque - uccidili con forza, colpiscili duramente, vendetta per i musulmani”. In un messaggio del 2014 contro gli “sporchi francesi” si diceva: “Schiacciategli la testa con un masso, uccideteli con un coltello, o investiteli con la vostra macchina”.
ISIS on "filthy French" in 2014: "Smash his head with a rock, slaughter him with a knife,run him over with your car" https://t.co/mdXoNpxl0p
— Loveday Morris (@LovedayM) 14 luglio 2016
Dopo la strage di Nizza, in cui un solo uomo a bordo di un camion affittato due giorni prima è riuscito a sterminare più di ottanta persone, il codice è chiaro: l’intifada delle auto è arrivata in Europa. Su Twitter, i sostenitori del Califfato hanno già fatto propria la carneficina. Non una rivendicazione ufficiale, ma in ogni caso un'immagine significativa.
Immagine di propaganda pubblicata sui social media venerdì 15 luglio 2016
A inizio luglio il giornalista Toni Capuozzo, già vicedirettore del Tg5 e conduttore di Terra!, nel suo blog su Youtube "Cronache randagie" raccontava di aver scoperto un inquietante gruppo che si chiama Islamic Cyber Army
In una vignetta di propaganda si incoraggia a investire gli israeliani con le automobili
Il gruppo Stato islamico pubblica addirittura dei report annuali in cui dettaglia la propria attività terroristica. Un’infografica di Infographicworld.com (di cui mostriamo un estratto) presenta il macabro conto di fine anno 2012. Le automobili erano utilizzate sinora per trasportare ordigni esplosivi (in 330 attacchi suicidi e 22 telecomandati).
Ora la tecnica, ancora più grezza ma altrettanto distruttiva, è cambiata. L’automobile diventa strumento di morte. Il 20 dicembre 2014, un uomo a bordo di una Renault aveva investito tredici persone a Digione, in Francia, al grido di “Allahu akbar”. L’episodio fu derubricato come il gesto di uno squilibrato. Ma si era ripetuto anche a Nantes, due giorni dopo: unidici feriti.
“Car Jihad” è anche il titolo di un video divenuto virale tra quelli del Califfato, postato online il 19 dicembre 2015. In Israele e nei territori palestinesi, si contano decine gli investimenti di israeliani con automobili. Una guerra “grezza”, portata avanti con armi improprie, con tutto quello che si ha a portata di mano. Forse nuova, ma solo per gli europei.