L'imam che critica l'islamismo e il gesuita che parla di Corano radice dell'odio
Roma. “Spero che gli imam di Francia la smettano con le loro riserve negative e che, soprattutto, non parlino nelle prediche del venerdì di argomenti che nulla hanno a che fare con l’attentato di Nizza. Il loro compito prioritario è di combattere l’odio e l’integralismo religioso”. Scriveva così, ieri mattina di buon’ora in una nota, appena la dimensione del massacro si palesava in tutta la sua enormità, Hocine Drouiche, vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia, imam di Nimes e candidato alla carica di rettore della Grande moschea di Parigi. In procinto di recarsi nella città della Costa azzurra, annunciava le dimissioni da ogni incarico in seno alla comunità musulmana locale, in polemica con “queste istituzioni incompetenti che non fanno nulla per la pace sociale e che non cessano di ripetere che l’estremismo non esiste perché sono i media che lo creano”. E’ vero, dice subito dopo in tono ironico: “Sono stati Bfm tv, Tf1 e iTele a fare quella barbara carneficina a Nizza”.
L’islam, aggiunge Drouiche, “è innocente, ma necessita di uomini coraggiosi per provare ciò. Perché oggi è molto difficile distinguere l’islam inteso come religione dall’islamismo considerato alla stregua d’una ideologia”. Solo qualche giorno fa, dopo la strage di occidentali nel quartiere diplomatico di Dacca, in Bangladesh, Drouiche aveva ribadito quanto grave fosse la crisi interna al mondo musulmano: “Avevamo sempre pensato che il terrorismo fosse nato in Iraq e in Afghanistan a causa dell’orgoglio dell’Amministrazione Bush. La primavera araba ha mostrato con chiarezza che il problema dell’islamismo è legato alla crisi teologica e giuridica dell’islam”.
All’indomani del massacro del Bataclan, lo scorso novembre, sottolineava in un’intervista al Foglio che “non si potranno mai fare passi avanti se i musulmani europei non si mettono in testa che l’estremismo è diventato un fenomeno evidente all’interno della loro stessa comunità. Dobbiamo dire la verità”, aggiungeva: “Dai musulmani non è arrivato un vero impegno a trovare una soluzione al grande problema della radicalizzazione e dell’odio. Io auspico che gli eventi di Parigi possano svegliare i musulmani in Francia, in Italia e in tutta Europa per salvare la nostra convivenza e il futuro delle nostre società”. L’odio, riconosceva Drouiche, “è divenuto l’elemento caratterizzante del discorso islamico, specialmente in Europa, così da poter mobilitare i giovani musulmani contro l’occidente”.
L’obiettivo, osservava, “è quello di manipolare i fedeli nel mondo. Da una parte si tende a ‘passare per vittime’: il messaggio dell’islam politico si basa sulla pericolosa idea che tutta la Terra è contro l’islam e i musulmani. E’ la strategia della paura, che mira a far sì che più gente possibile si aggreghi a quel progetto. Per questa tipologia di islam, l’attuale sottosviluppo dei musulmani deriva dall’imperialismo occidentale e dai complotti orditi dai sionisti”. Intanto, il Consiglio francese del culto musulmano e la Grande moschea di Parigi hanno condannato “fermamente” l’attentato, giudicato, un “odioso e orribile atto criminale di massa”, mentre il Gran Mufti d’Egitto ha bollato l’attentatore come “un estremista che segue le orme del diavolo”.
Padre Laurent Basanese, gesuita e direttore del Centro Studi interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana di Roma, non vede nell’attentato di Nizza alcuna evoluzione rispetto a episodi più o meno analoghi, dalla fusillade nella redazione di Charlie Hebdo al Bataclan, fino alla strage di Bruxelles. Quanto accaduto lungo la Promenade des Anglais “si situa nella logica degli attentati precedenti. E ce ne saranno altri, siccome niente è stato fatto per rivedere le fonti che alimentano quest’odio: il Corano e gli hadith (le cosiddette tradizioni orali di Maometto). Niente è cambiato. Anzi, sentiremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni le stesse condanne di coloro che si appoggiano sulle medesime fonti”. Qualche esempio padre Basanese lo fa: “Già l’Università di al Azhar del Cairo in un comunicato ha dichiarato che questi attacchi ‘contraddicono gli insegnamenti fondamentali dell’islam’”. Ma “affermano senza dimostrare. Aspettiamo ora le condanne dei Fratelli musulmani e di altri salafiti, della Francia, dell’Arabia Saudita, del Qatar o di altre parti. Saranno soltanto parole vuote e ipocrite, perché il lavoro di fondo non è stato finora intrapreso”.
Niente di nuovo, insomma, a giudizio dell’esperto gesuita: “C’è semmai la conferma di un odio nei confronti della civiltà occidentale e del cristianesimo (che ne è la radice lontana), la conferma di un doppio linguaggio da parte di molti esponenti musulmani, la conferma che un lavoro di verità sull’islam e la sua tradizione deve essere compiuto adesso, non domani. Se aspettiamo, ci saranno altri morti”.
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