Perché il relativismo culturale dell'occidente presta il fianco all'assolutismo islamista
Roma. Per anni, la vulgata nei dipartimenti di Storia e Antropologia ha attribuito i successi europei alle favorevoli condizioni ambientali presenti nel Vecchio continente. Un determinismo respinto da un libro, “The Victory of Reason: How Christianity Led to Freedom, Capitalism, and Western Success”, pubblicato qualche anno fa da Random House. L’autore è Rodney Stark, uno dei più noti sociologi delle religioni, docente di Scienze sociali alla Baylor University e fondatore dell’Interdisciplinary Journal of Research on Religion. Stark ricordò come tutte le civiltà abbiano prosperato e siano decadute sotto ogni tipo di clima o latitudine. Si deve abbandonare il relativismo imperante nelle scienze sociali e analizzare i presupposti religiosi che stanno alla base delle diverse culture. Il successo dell’occidente si deve allora interamente alle sue fondamenta culturali, scosse non soltanto dagli attacchi islamisti, ma anche da una strisciante guerra silenziosa combattuta nelle aule e nei libri. “Sono più ottimista di quanto non fossi qualche anno fa”, dice al Foglio Rodney Stark. “Soprattutto perché i recenti attacchi terroristici forse riusciranno a risvegliare una popolazione viziata e autoindulgente sul fatto che la civiltà non è scontata, deve essere difesa e richiede un sacrificio”.
Rodney Stark
L’Europa sembra aver archiviato la propria identità cristiana. E’ possibile un Vecchio continente sotto un’altra religione? “Ci potrà essere una Europa senza cristianesimo, ma non potrà essere una civiltà occidentale senza di esso”, ci dice Stark. “E’ difficile però immaginare un occidente senza una Europa forte. C’è un declino demografico, ma non tutti gli occidentali europei hanno smesso di riprodursi. Gli europei religiosi hanno ancora tassi di fertilità sopra il livello di sostituzione”. Ma secondo Stark, peggio degli attacchi alla cultura occidentale fanno i sentimenti nutriti di senso di colpa. “Il peggiore è la tesi falsa che i crociati cercavano terre e bottino, anziché tentare di articolare una risposta a secoli di tentativi islamici di colonizzare l’occidente. Questa, assieme alla tesi di una opposizione della chiesa cattolica alla scienza – metà dei grandi scienziati che hanno fatto la rivoluzione scientifica nel XVI e XVII secolo erano cristiani – è la bugia peggiore”.
Per i crociati sembra che oggi non valga nemmeno il detto “de mortuis nihil nisi bonum”. Una letteratura ostile a tutta l’epopea crociata si è radicata nell’immaginazione occidentale. Una condanna basata sulla premessa che era una guerra barbara, di sterminio e di conquista, scagliata contro una civiltà superiore e incomparabilmente più tollerante, la vile goffaggine europea contro l’eleganza araba. Questa deprecazione delle crociate, che unisce l’Isis ai progressisti di casa nostra, secondo Stark è un messaggio in codice. Di resa. “Le conferenze accademiche dedicano molte sessioni alla ‘islamofobia’ ma nessuna al terrorismo, tranne la spiegazione che è provocato dalle molte cose malvagie che l’occidente ha fatto all’islam, oggi e in passato”, spiega Rodney Stark.
Rodney Stark, da storico delle religioni, ha appena pubblicato il libro “Bearing False Witness: Debunking Centuries of Anti-Catholic History”. E insiste che il relativismo esercitato sulle crociate ha effetti che vanno oltre i libri e le aule universitarie. “Invece di essere un tentativo da parte degli occidentali di colonizzare la Terra Santa, le crociate furono una risposta a quattro secoli di sforzi dell’islam per colonizzare l’Europa. Il canto ripetuto nelle aule di scienze sociali di oggi è che tutte le culture sono valide allo stesso modo, e la conseguenza è che tutta la morale è arbitraria”. Un relativismo, conclude Stark, che in occidente presta il fianco all’assolutismo islamista. Entrambi mettono a rischio una delle grandi fondamenta dell’occidente. “Cioè la libertà di pensiero. Non soltanto i nemici dell’occidente vogliono punirci per aver detto cose che loro ritengono ‘blasfeme’, ma anche troppi dei nostri funzionari usano leggi contro il ‘discorso dell’odio’ per mettere a tacere l’opposizione alle loro idee”. Il senso di colpa è ancora un ottimo combustibile.