Altro che Je suis Paris. Il terrorismo sta spegnendo la capitale francese
Parigi. Il Parc de la Villette non ospiterà più la deliziosa rassegna cinematografica che allietava i parigini durante il mese di agosto; il torneo di basket Quai 54 che da 13 anni riunisce la gioventù europa appassionata di pallacanestro nella capitale francese non avrà luogo nel fine settimana; la pedonalizzazione degli Champs-Elysées il prossimo 7 agosto resterà soltanto un sogno per gli abitanti di Parigi; Paris-Plages, la spiaggia lungo la Senna, è stata posta sotto “massima sorveglianza” e sarà protetta da blocchi in cemento e cordoni di auto della polizia per impedire l’accesso a qualsiasi intruso. Il prefetto di Parigi, Michel Cadot, ha annunciato mercoledì l’annullamento di numerosi eventi che da anni elettrizzano la capitale francese durante la stagione estiva, perché “non presentano garanzie soddisfacenti di sicurezza”.
Dal cinema all’aperto alla Villette fino al torneo di basket Quai 54, Parigi si spegne per la minaccia del terrorismo. “E’ il tempo della sicurezza, non della festa, purtroppo”, scrive laconico il sindacato di polizia Unsa, chiedendo ai francesi di adattarsi alla minaccia terroristica quotidiana: “Questo stato di emergenza sarà efficace solo se la Francia e i francesi prenderanno coscienza del pericolo che il paese affronta e agiranno con la prudenza e la misura necessarie. Questi ultimi mesi sono stati caratterizzati da una cacofonia di attori diversi che hanno agito come se tutto andasse bene. Non è così”.
E’ la Francia ai tempi del terrorismo quotidiano, della joie de vivre che appassisce, dove ogni spazio pubblico sensibile e ogni evento mondano è ipersecurizzato. Mercoledì sera, per il Festival Fnac Live all’Hôtel de Ville, bisognava passare tre controlli di sicurezza prima di avvicinarsi al palco. E lo stesso si verificherà a Paris-Plages, dove sono attesi i soldati dell’Opération Sentinelle per sorvegliare i bagnanti. Ciò che inquieta maggiormente sono le dichiarazioni di alcuni esponenti politici come Natahlie Kosciuscko-Morizet, deputata dei Républicains, che ha giudicato “normale” la decisione della prefettura di Parigi.
C’è un pericoloso fatalismo che si sta diffondendo in tutta la Francia, una genuflessione soft che parte dalle élite e dalla classe politica, tocca le forze dell’ordine e influenza la vita quotidiana di ogni cittadino. E questo, mentre persone che dovrebbero dare segnali forti per contrastare la minaccia terroristica continuano a rispondere con le vignette e le candele, i Je suis Nice e i Je suis en terrasse, i fiori e gli alberelli. Anne Hidalgo, sindaco socialista di Parigi, ha appena fatto piantare “28 alberi contro il terrorismo”, come i 28 stati membri dell’Unione europea, salutandolo come un “gesto forte” che mostra una “Francia serena e rappacificata” dopo gli attacchi terroristici, una Francia che vuole “difendere i valori fondamentali di libertà, umanitarismo, tolleranza, mixité, democrazia e solidarietà europea”. Chissà quanto saranno impauriti i jihadisti dinanzi a questa resistenza verde.